martedì 7 aprile 2009

STERILI SORRISI ESPERTI

Credo che prima o poi riuscirà ad affondarla. I suoi capelli galleggeranno sull’acqua salata di questo mare interiore. Questo mare è in ognuno di noi. Cresciamo e ci roviniamo solo perché non abbiamo forza di lavorare. Parleremo delle nostre giornate anche oggi. Parleremo di noi. E poi tutto va a puttane, sotto i condomini vicino alle piante, ci siamo resi conto e abbiamo concordato le nostre vite davanti una porta, la porta della tua vita e la mia. Ed è finito tutto. E forse è meglio cosi. Non vorremo questo e non lo voglio. È stato bello e aspro. Tornado a casa sento mia sorella che passa nelle onde dell’adsl e arriva fino al mio computer a Roma. Mi dice varie cose sul conto della mia famiglia. E la mia famiglia si è disastrata ancora di più. E i coglioni sulla faccia della terra sono più fusi che mai. Combatteremo anche oggi, combatteremo ancora. Ti rifarai i denti e i capelli. Ti rifarai da cucinare da solo, non meriti nulla. Posso parlare ore e ore in fermata con quella che era un stereotipa ex musa. Ho fatto arricchire troppe volte il tuo cellulare, ora il telefono di mia madre suona, e sicuramente sarà il suo ex compagno. Siamo andati in ferie per le vacanze pasquali, ci invidieremo e ci consoleremo ancora. E vedere queste notti, vedere le luci degli appartamenti dai bus ti fa pensare solo che la città sembra un grande aeroporto. E pensare ai bus come balene. Pensare che murerò me stesso. COPERTE-DI-BARE-DI-CEMENTO. Poi eravamo cosi arrabbiati che abbiamo formato due coalizioni, due associazioni, i nostri consorzi decomponibili che andranno a farsi bere negli hotel dove le celebrità si sconvolgono e muoiono di overdose, dove un giorno ci sarò anche io. E la mattina a colli albani cerchiamo di dare ancora tempo al sole di riscaldare le nostre felpe, si deve ancora un po’ alzare in cielo, dato che i palazzi zozzi di cagate di piccioni sono troppo alti. Camminare e sentire i telefoni fissi squillare nelle case vicino ai marciapiedi, sui quali marciamo innumerevoli come eserciti a colli albani. Non sei più e non sarai mai. Ci siamo abbandonati troppo. E non dovevamo. Ora mia madre piange ancora un po’. Ora ci faremo ancora mele. “il problema ripetevi che sono stai asfaltati i prati e non i preti. guardando i muratori che camminano sui tetti fare ancora i nostri imbarazzanti progetti, per i pianeti che ci precipitano in cucina e ci disfano i letti, i letti matrimoniali nei quali dormiamo da soli come cani investiti, come i bambini mangiati dai democristiani.” Nelle nostre case arriverà l’iran.