martedì 29 dicembre 2009

fatelo.

Io non sarò mai un soldato
io non sarò mai un politico
io non sarò mai un compagno
o un anarchico
o un fascista
io non sarò mai un imitatore
io non sarò mai un fallito
io non sarò mai un ministro o cazzi vari
io non sarò mai un cantante
o uno "scrittore"
io non sarò mai qualunquista
o immortale
io non sarò mai un ingannevole
io non sarò mai uno scoppiato
io non sarò mai quello che volete
non sarò mai un fiore di rosa
non sarò sempre vivo
perché un giorno sarò morto
io non sarò sempre lucido
io non sarò sempre creduto
io non sarò mai come voi
io non sarò mai il figlio bello e amato dalla propria mammina
io non sarò mai un credente.

io sarò me stesso perché cazzo serve.
io sarò me stesso perché cazzo mi serve.
per me e per voi.
per incominciare a respirare.
non somigliate a nessuno
accettate di essere voi stessi
e tutti (forse) vi vorranno bene.

"E cercherò di far sì che anche tu, amico mio, dica le stesse cose che dico io."

martedì 22 dicembre 2009

HO UN PREMIO.

HO UN PREMIO DA PERDERE. O TE O ME.
HO UN PREMIO DA VINCERE O PERDERE.
HO UN PREMIO
CHE NON SA DOVE ANDARE.
HO UN PREMIO CHE E' INUTILE TENERE SUL DAVANZALE.
HO UN PREMIO DA BUTTARE.
HO UN PREMIO.
HO UN PREMIO DA PERDERE.
NEL MENTRE MI VADO A FUMARE UNA SIGARETTA
E SO CHE NON C'E' MAI STATO UN PREMIO
QUINDI NEMMENO CI PENSERO'QUANDO L'ACCENDERO'.
IMPIEGHERO' LA TESTA PER ALTRO DA PERDERE.

giovedì 17 dicembre 2009

la mia bella e amata morte.

e seppur la morte mi vuole
io ho sempre avuto
le mani conserte.
non mi interessa partecipare
alla sua libertà.
quando sarà libera
lei si,
lei festeggerà
e i pochi che non l'hanno conosciuta
sprecheranno una lacrima..
mentre lei
eh si,
lei si ubriacherà del mio
sangue ebbro.
o della mia anima sbronza.
FELICITAZIONI.
Saremo gli ultimi
a morire
cosi potremo
parlare
ancora male di tutti..

nel mentre scrivo

Io con te Posso fare discorsi, posso criticarti, posso schiaffeggiarti come darti una carezza, posso morsicarti come baciarti, posso ascoltarti e aiutarti, io so che quello che sono non è da tutti. Non per dire che sono chissà che uomo, ragazzo o bambino. So solo che posso dare qualcosa di diverso, io posso fare qualcosa che nessuno potrebbe fare. Di inspirare la vostra aria giuro che non ne ho intenzione, preferisco starmene in cameretta a finire quella poca aria puzzolente di chiuso. Sono un aguzzino che ti vorrebbe controllare nella mia galera. Ho visto troppe persone entrare e uscire dalle mie gabbie e non voglio che tu ne esca. e spero di non diventare mai un giudice per giustiziarti. quanti mattini dovrò spiegarti? “Vagli a spiegare che è primavera.” Sai concedermi qualche tuo spazio vitale? Faremo ancora esercizio fisico per non morire da coglioni. caos caos caos caos caos caos caos caos caos caos caos caos caos caos caos caos caos caos. Dovremo andare a rubare un po’ di cose a qualche emozione almeno anche io un giorno avrò un secondino da amare, odiare e stuprare.

domenica 13 dicembre 2009

inconsciamente vorresti avere e all'inizio forse hai la convinzione,dato che incontri una persona romantica [nel senso poetico del termine...già sai ] di essere una persona troppo speciale...stai bene,ti senti importante...tipo dea...e vuoi restare così per sempre,dato per scontato che già solo il tuo essere tu ti proietta ad essere super importante però poi...è ovvio che essendo umani,anche un altro vuole essere così,e quindi...devi sbatterti anche un pò tu.
e finche non ti si mette davanti alla situazione che sei una persona poi normale e non hai poi così tante cose speciali,o comunque le hai però devi far vedere anche all'altro che siete in due. finche non giunge quel momento non capisci. almeno a me proprio questi ultimi giorni è successa la stessa cosa.

SIGARETTA?

Alle 12’04 pensiamo a come scassarci e sbattezzarci da tutti i pensieri. Allora attacchiamo lo stereo e mettiamo a cannone GOLDEN BROWN dei THE STRANGLERS. Non mi importa portami da qualche parte. Tanto io me ne andrò. E vedremo i nostri film sulla tv. Intanto il naso cola. Quando accarezzi hai paura di fare troppo forte. Quando incomincerai a aggiustarmi il papillon al collo? Iniziativa zero? Ma lo sai che ti dico che non lo so. Semplicemente confuso come questa canzone. Io non sono nulla. Nel senso mmh.. come dire. FANCULO!!! Incomincerò a farmi bei cazzi miei. Ma quando mi vedo alla specchio sono solo. Quando scrivo sto solo. Quando sta con te è come se stessi solo. Quando mangio sto solo. Quando dormo sono solo. Quando scrivo sul muro sto solo. Quando fotografo un pezzo di cemento sto solo. Io scavo e tu non metti cemento? Come possiamo costruire un edificio da soli? FALLO PER DIO. AMEN.

domenica 29 novembre 2009

Il vento che passa attraverso i condomini

Il vento che passa attraverso i condomini mi fa pensare al rumore del vento che c’è sulle spiagge di notte. Il vento che passa attraverso i condomini che fa suonare i campanelli vicino le porte. Il vento che passa attraverso i condomini che fa volare le buste di plastica. Il vento che passa attraverso i condomini mi aiuta a fumare questa sigaretta che ho tra le dita. Il vento che passa attraverso i condomini mi mette astio per quello che devo ancora fare. Tutto questo è Utopia. Illusione. Questo vento che passa in mezzo ai condomini fa spostare anche la luna che mi acceca gli occhi. Questo vento che passa tra i condomini mi offusca la vista, il pensiero, l’ immaginazione. Ma tutto questo non è altro che finzione. È una simulazione. È una bugia che va sfrattata, ripudiata e allontanata. Mi creo cose che forse non sbocciano e vengono al mondo perché le bramerei. classifico tutto questo come immateriale, non fisico, irreale. Specialmente e al disopra di tutto sconclusionato e esile.

domenica 15 novembre 2009

non capisco perchè tutti usano frasi di morrison.. abbiamo tutto qui e anzi molto meglio.. ma purtroppo de andrè non si sparava la cocaina.. e non era nato in america.. almeno aveva visioni più realistiche della vita..

giovedì 12 novembre 2009

Elctrossigeno

Non tutti nascono per essere amati. stai fermo di profilo che ti dipingo. Tu mi ricordi? Siamo sicuri che ci puliamo il culo solo per abitudine? E mi fai venire il torcicollo. Mi ricordo come giocavamo a parlare male, mi ricordi le svariate martellate arrivate dietro la nuca. Quanto tempo morto posso avere. Sono propenso ad un tumore. Vita sedentaria. Ci vogliamo muovere un po’. Le occhiaie nere per il poco sonno e per la mattina che arriva troppo presto, le occhiaia dei pendolari. Le occhiaia dei dislessici. Perché non siamo capaci a parlare. Il problema è che non mi ricordi e non mi ricordo. Non tutti nasciamo sul serio. Io sono qui. Ed è come se non ci fossi. Riesco solo a toccarmi e a guardarmi nemmeno tanto allo specchio. Io chi cazzo sono e che cazzo faccio. Non ho belli occhi, ho i capelli messi alla cazzo, ho una vita rovesciata alla cazzo, ho una cazzo di leggere compassione per tutti. Ho poca autostima. Ma ora basta parlare di me. Che dopo cado sul monotono. Ripeto: con satana non puoi vincere. Anche sei hai il punteggio più altro delle carte lui vince sempre. proeco canzoni di merda.

sabato 7 novembre 2009

se dovessi morire fatelo. GRAZIE XD

Per andarsene al creatore ci vogliono 2 secondi.. quello che posso fare è morire con john frusciante sotto le mie coperte.. voglio dire che potrei morire. Voglio solo dire che ho odiato e odio tutt’ora alcune persone.. amo molti di voi ma non siete tanti.. e vi lascio con il dubbio.. io so chi lo sa. È che questa febbre me la stanno facendo pesare. È che ora mi sto facendo male alle testa. È che adesso non mi va di andarmene.. cazzo devo fare ancora troppe cose.. sarei voluto andarmene a 27 anni no a 19 cazzo.. vorrei che se succedesse il mio funerale leggiate qualcosa di mio. Vorrei pochi pianti e le parole di tutti verso di me.. ognuno di voi dovrà parlare.. fatelo leggere.. non dimenticatevi la vie en rose.. per favore. un Pre-favore.
Me la sto facendo prendere a male, perché dentro casa me la stanno facendo prendere a male.. io chiedo solo di starmi vicino.. credete a quello che vi ho detto e ho sempre detto. Non vi fate contagiare come forse a me da questo virus.. vi amo. Paolo. ((( se dovessi morire leggete qualcosa della mia merda )))

non posso rasarmi..

Davanti i tuoi genitori nascondevi la sigaretta ma sputavi dalla bocca il fumo. Tentativo inutile di non farsi beccare. Ho vicino a me una chitarra a 3 corde che non mi suggerisce nulla. Tornare indietro sarebbe troppo difficile o facile? Ogni persona è disperata, ci dichiaravamo modesti conoscitori di quello che era l’amicizia per noi. È come il mal di gola che ti manda a fuoco la cervice. Serviranno più canzoni di quello che immaginate. Serviranno più parole nostre e meno aforismi e frasi fatte. Serviranno più fatti che pensieri fatti. Serviranno più sigarette per diminuire di qualche minuto la nostra realtà. Paura. Ho fatto mente locale su cosa per me è veramente la paura, sono arrivato a pensare che: io non ho paura ho solo preoccupazioni che mi portano a tremare. Già pensare alla paura mi preoccupa, ma non ho paura di preoccuparmi. Ogni persona è preoccupata, persino io e il mio gatto. Che poi cerchiamo di fare musica divertente ma non ci riusciamo, vero Paolo? Perché è peggio di un ingenuo che ride mentre dovrebbe piangere. Lo schifo delle mani vostre che si toccano. Lo schifo di pensare, di concepire un idea, di confidare, di eiaculare dalla vostra bocca parole sante, cazzo lo avete?. Immaginate solo che ho immaginato di essere parso alla madonna. Ho immaginato di credervi. Si è tutto capovolto. Ero io nel centro. Ora sono solo la spalla destra di un dio incompetente che è pronto a toccare le persone per la loro eliminazione. Un dio che Gioca con noi come se fossimo Polly Pocket. O come si scrive. Cosi ho avuto 3 riflessioni. Io te e te. Abbiamo attraversato questi muri, vero Paolo? Il mormorio della saturazione, dell’oppressione del nostro soffocamento, come il disinnescare il sesso e morire ma non con la mia testa. La battaglia del tempo con amore, ma poi trovo sempre la volontà di farmi buttare giù. Siamo fuori dal tempo, anzi ci strappiamo il tempo. Lo sai che siamo lenti e andiamo sempre più in basso, vero paolo? Cadiamo nei quadri di natura morta. Cadiamo sempre. Incominceremo di nuovo a tagliare noi stessi? Ti prego no. Ci troveremo fuori luogo a guidare, avrà uno scopo diverso. Partendo con te. TU VELA ALL’APERTO. quello sei. come l'immagini sfocate che hanno stile e non a tutti piacciono..

domenica 1 novembre 2009

bella merda

E ci romperanno troppo il cazzo, e si cazzo se ce lo romperanno. Io non farò l’interessato.. poca roba. Veramente poca roba. Vomitare sul pavimento con i famigliari davanti non è bellissimo ma è sopportabile. Cercare di togliere le mani di altri dalle proprie mani non è bellissimo e non è sopportabile lo odio. Dicevano che i cani quando muoiano cercano i padroni. Ma qualcuno dice che ogni essere vivente sulla faccia della terra quando muore è solo. Cercare di aprire gli occhi.. aspettando la macchina era assurdo.. uccidere gli altri con i miei balli ebbri mi è dispiaciuto.. io non sono cosi. E nemmeno mi vorrei cosi.. BELLA MERDA. BELLA MERDA. E non so perché mi è presa cosi tanto a male. So solo che oggi mi spettano delle prove e un concerto e non ce la posso fare. Nemmeno posso prendere la nafta chiamata Alcool. Oggi mi astengo.Ci sparavamo addosso sulle nostre anime chiuse. e nonostante il mio colore di pelle non cerco di nascondermi nel buio.Perchè io ci provo.Vomitare non ha lo stesso effetto di fare i gargarismi con l'acqua.Tutto su di me ha uno strano effetto.Io cercherò di fare del mio caso una scelta. Mi farò una tac.Lo faccio perchè sono io.

non troverò mai un amico come lui. Sono tutti addormentati, sani e educati. c'è bisogno di un vero "figlio di puttana" come lui.SEMPRE.

giovedì 29 ottobre 2009

Perché dopo aver scopato la sigaretta serve come l’acqua. rendiamo nulli i spazi e realizziamo che questa sigaretta ce la siamo fumata nello stesso tempo. Insieme. Penso che Dio debba massacrare in misura notevole e in quantità precisa molte persone. solo perché mi fanno ridere. perché cazzo c'è sempre qualcosa da fare oltre che riempirvi di affettuosità... eh io invece sono indifferente, freddo, distaccato, insensibile, non curante, apatico e impassibile. ma partecipo con passione alle vostre esibizioni d'amore. Vedrò volentieri i vostri spettacoli, e altri ancora, e ancora altri sul parcheggio dove usciamo, compariranno altri capitoli su capitoli, altri eroi, altri peccati dolorosi sulle corna messe. E non vedrò l’ora della fine. Perché tutto quello che fate mi mette angoscia alla passione . e odio i preti. I marciapiedi sono distrutti sull’Anagnina. Un buco di due metri profondo abbastanza per rimanere con la testa di fuori, mi fa capire che ne servirebbero abbastanza un po’ per tutti. Odio i cattolici perché sanno sempre cosa farne dei soldi. Odio te perché son sai mai cosa farne di me.

domenica 25 ottobre 2009

Ora è meglio.

Ci siamo ancora. E ci facciamo problemi per cose inutilizzabili. Ho imparato a modificare il mio passo e ora vado sempre più veloce. Ma non è poi cosi tanto meglio. Dalle case per buttare la mondezza si vedono le bandiere Inglesi. E credo che l’unica cosa legale rimasta sul pianeta è l’ora legale. Abbiamo capito di fare altrettanto con gli altri. Abbiamo capito che tanto perso per perso fa perso al quadrato. Abbiamo capito che noi abbiamo dimenticato la mattina della domenica. Stronzo mi dici. E non capisco il motivo. Ora che incentivo c’è di prendersela con le persone? Che motivo c’è di scartavetrare ancora un muro che è franato. che motivo c’è affibbiare le cose nella testa degli altri per poi cazzo non fargli assimilare zero. E non ho mai messo in dubbio perché cazzo alcuni di voi nemmeno lo meritano di essere messi in dubbio. epidermici di merda. E stringersi alle serrande e metterle in tensione con le mani incazzate e far dislocare pure la terra. scorgere che tanto ogni cosa nel giorno non cambia. percepire che tanto quando credi di essere buono e giusto, le persone approdano solo nel momento della necessità. E chissà se ti recupereranno. Le rivendicazioni inutili alla cortesia. Come se tutto servisse per uno scopo irrecuperabile e superfluo all’immaginazione. E abbiamo ancora tempo da perdere devote merde. Ora va tutto cosi. Un po’ a puttane. E ci sbattezziamo per cosa. Per avere i tendini a mille. Per effondere incazzature. Per mandare a fare in culo tutto. Quello di cui siamo padroni ce lo prendiamo e teniamo stretto tra le braccia. il resto può anche spostarsi.

sabato 17 ottobre 2009

.....stereo......

ABBRACCERO' LE TUE COSTOLE ROTTE E URLERAI DI GIOIA.

senza word dobbiamo cercare di non fare errori

e dobbiamo cercare di non fare errori. sai io ti porterei come un mosca morta in mano. fischieremo ancora a questo bus che non si ferma mai? fischieremo ancora come i pecorari alla luna? e ieri mi hai detto cosa volessi di più dalla luna. io risposi le stelle. e tu scusandoti dicevi che non era la luna ma la vita. e avrei dovuto rispondere "lucano". sbattere le dita nelle tasche dei nostri giubbotti di pelle freddi. riscaldalci le mani sotto le ascelle tu con le mie e io con le tue. e ti facevo da letto sul divano. mi hai messo il cuscino sulla pancia con la tua testa sopra. le mie mani hanno due temperature diverse. i nostri corpi hanno temperature diverse. e se c'è qualcosa di vero come la mia esistenza allora dovranno far cadere altri salici nel mio giardino. non so perchè io ti voglio cosi forte. non so perchè vorrei credere in quello che penso. sai ci scartavetreremo ancora il cuore. e il catrame come ricordi me lo toglievi tu dagl'occhi. siamo due opposti che non si attraggono. sai la mia sfiducia sta nelle cose giornaliere. non credo nel freddo perciò nemmeno sento caldo. i seni messi in faccia e io che ti dico che non è una bella cosa. o sarebbe meglio se non scopiamo ma se scopiamo è meglio. sarebbe meglio se scappiamo e se scappiamo fidati è meglio. sarebbe megli tutto persino me. se faremo la raggine ci butteranno. io sento che qualcosa può far sparire tutto. ed è il motivo per cui io sono qui. come le vite ricuicite alla cazzo. gli alberi condannati a morte, decapitati e bruciati nei camini per sentire le nostre spalle calde sotto i piomoni. e mentre mi stendo per terra mi dite che arriva un cane.. da lontano. non è tempo nemmeno di pulsazioni. viggeremo da soli nei nostri giubilei. e quente volte cabio casa? io voglio qualcosa che a prescindere da me cambi. "che non so se verra ma non credo che venga." le lettere baganate dentro la casella della posta nel portone. e il ti amo si era cancellato. e pure il mio. cosa mi ero perso? la via di casa. io ho perso tempo e non ho più tempo da perdere. avevmo la morte viva nel cuore. nullatenenti. certo che adesso sarà più complicato scordarsi il suo nome e anche il mio nome. che poi questa città nemmeno mi piace qui mangiano pesto che pare una pappetta per neonati. tanto la gente non si ricorderà. non buttare la benzina sul fuoco anzi, allontanati da fuoco.

martedì 13 ottobre 2009

ELISA E IL PUNTO G

vogliamo scopare più del dovuto. e ci rifugiamo nelle case abbandonate, facendo gli eroi con le vestaglie di seta e i vestiti del mercato, ci travestiamo e poi vomitiamo 21 volte nel bagno e una in giardino, tu mi tieni su i capelli e io ti tengo su la vita, chi si addormenta per primo è perso. perchè deve sempre arrivare la mattina? che poi scappare e scopare è la stessa cosa. Sempre quando piove si parcheggiano sotto il tetto del benzinaio, che tanto a Roma benzina, e acqua piovana sono la stessa cosa. adocchiare dal finestrino del bus appannato i sparti traffico e i ponti, che sono tutto cemento armato e ferro. Intanto i tizi riparano le cabine telefoniche. E le signore passano con i secchi e i stracci in pigiama per la strada con le ciabatte come se l’asfalto fosse un bagno asciuga. E almeno la mattina a colli albani si ride un po’, c’è molta comicità. Il pazzo la mattina urla e tutti ridono. Applausi per lui e le sue facce e i suoi denti gialli, e sui detti sempre molto educati “mignotteeeee!!! Puttaneeee!!! Damme sto giornale del cazzo!! Figlio de ‘na mignotta! Li mortacci tua!” sempre molto delicato. E alla fermata del 551 i vecchi sulle sedie a rotelle e un altro pazzo con un bastone in mano tipo eremita di dio a parlare da solo, forse a dire qualche parabola del cazzo. I magrebini vendono i giornali ai semafori.
È che oggi non ho dormito.

domenica 11 ottobre 2009

pijata ammale xD

lei rimase inorridita quando un paio di anni fa comperai una chitarra e dissi che mi sarei messo a cantare, accompagnandomi da solo,dalle canzoni composte e musicate da me. disse che sarebbe stato sotto il mio "livello" e io risposi che sotto al livello del marciapiede c'è sempre la fogna. ma lei non capi cosa intendevo e io detesto spiegare una metafora. o mi si capisce oppure no. non sono mica un esegeta. non penso quasi a nulla eppure a tutto. perchè c'è qualcosa di vero come l'innocenza. la sua. e tutto gira intorno alla "bugiarda morale sessuale della società borghese". e non so come toccargli le mani. e non so ancora di cosa farmene delle sue mani..

lunedì 5 ottobre 2009

chiamata pedonale.

E cammineremo lentamente su una corda per non cadere. E sui bus vediamo bellissime scene, del tipo i manifesti di destra mandati a fuoco. E i cani che ci si avvicinano e noi corriamo. Siamo quasi arrivati ci diceva papà. Mentre invece distavamo troppo dal mare. Sai me lo ricordo ancora. Poi dirti che le stelle sono tante. Troppe. Anzi infinite. E tu che nemmeno piangevi. Giunta da sempre, tu che te ne andrai ovunque. Ma siccome questo scetticismo non potrà mai essere attuato, e poiché d’altra parte, sono dedito a un turbamento nuovo, io aspetto di diventare un pazzo molto cattivo. Eccolo il tempo degli assassini cazzo!ti ricordi delle cappe sotto gli ombrelli, e le scarpe sporche lavate con la pioggia? Sai che mi diverto a far inciampare le persone in metro? Poi leggere su dei giornali che c’è gente che si butta dai balconi perché disabili e affetti da tumori. Ho mandato a fare in culo una madonnina di maiolica e mi sono sentito nemmeno tanto in colpa. poi attraverso i pali pubblicitari perfettamente paralleli per non sentirmi solo. Incastrato con le spalle.

giovedì 24 settembre 2009

il sole in faccia e noi due che ridiamo. Forse per te spegnerò anche il televisore. Io ho fatto quello che potevo. Se dovrà succedere qualcosa spero accada. spero che questo piccolo sogno si avveri. mi sentirei soddisfatto. e ti amerei ancora di più. perchè tutte queste tragedie psichiche e mentali mi hanno permesso di ferirmi a tal punto di farmi credere.

martedì 15 settembre 2009

sporcare le mani

Sporcare le mani per nessuno motivo. Sporco le mani con il muco nasale che non si sa perché ti esce sempre quando piangi. E non lo saprai mai. Senti il sale che ti si attacca sulle guance. Che ti si attacca sulle dita. Che ti si attacca in mezzo agli occhi. E ti si formano le caccole. E smoccolarsi sulle mani e pulirsi sui pantaloni perché ce ne siamo sempre sbattuti dei panni puliti. NOI. Ce ne siamo sempre sbattuti dei vestiti stirati messi per bene nell’armadio. Li buttiamo li dentro alla cazzo e indossarli non stirati. E sarebbe quasi ora che mi dia una lavata non sopporto il secco sul corpo. intanto ascoltiamo i Sigur che fanno sempre bene.

lunedì 14 settembre 2009

la testa bomba.

Mi pendola solo una mano che è pronta a cadere. Poi nemmeno è la fine. Non lo è, e non lo sarà ancora. E non interagisco e non mi influenzo a tal punto di commuovermi. Sarà che mi odio cosi. Sarò allergico a me stesso. sarò un collo da scrocchiare fra le tue dita. Sarò probabilmente un vaso da buttare dal ventisettesimo piano di un grattacielo che cade sulla mia stessa testa. Sono io che non peso quasi niente, e sono io che però impedantisco tutto. Mando a random un'unica traccia sul cd. Mando a lacerare le tue schiene. Mando a far bruciare le foto. È che ci piace cosi. Sorridenti ai scatti di un flash. E magari nemmeno ci serve sorridere. E nemmeno ci serve quello che ci facciamo. Io sento la differenza. E io sento che è inutile tutto. Come il tipo della bandiere rinchiuso nella stiva e fatto morire dentro. Io son contento di vedere meno gente possibile. Avere il minimo tutto contato. E averlo con chi voglio. E che spesso non do. Il fatto è che vi voglio troppo. È troppo che è troppo. Sono sempre del parere che tutto prima o poi stagna. Ma io non voglio farlo. Innesco elettroni schiaccio bottoni esplodo emozioni mando ai manicomi.

giovedì 3 settembre 2009

questo perchè è arrivato settembre

Emotivamente di-strutto, fatto a pezzi. saremo degli avanzi per i lombrichi. Le corde della chitarra che per accordarle saltano fino a far bucare il sole. E ti rimpiangevi le mani. E i fogli sul PC non li posso accartocciare. e facevamo sogni tranquilli mentre ci addormentavamo vedendo Omen. seminare lacrime per far crescere il mare? E mi hai promesso che mi avresti fatto da ombrello e da lampione d’inverno. E intanto ritorneremo a diventare oscillatori. Andremo a dormire in una bustina, una di quelle bustine dove si congela la carne. tu vorresti ma non puoi, e non rimane che tirare lo sciacquone dell'acqua. E le grate disarcionate?. Quelle che saltavamo come le preparazioni dei centometristi con gli ostacoli. Cosa ingarbugliamo? pianificazioni di schizzi su delle manovre apparenti. E il paffuto cuore ci fa da cronometro attenuato. Ci hanno foderato come i cuscini, come ci hanno foderato le costole con della pelle. E stavamo ammattendo che era vero. scortami fingendo di avere una rivoltella dietro il culo. pallido soffitto colorato a cielo stellato. Dove con dei pennarelli indelebili bianchi avremmo scritto le nostre frasi. Dove cosi avremmo potuto dire veramente che saremmo stati scritti nelle stelle. Suona troppo bene per questo non mi ha mai convinto quel motivo. riferiremo tutto alle ronde e ci faremo spedire in una casa di detenzione. Ovvero ci porteranno nelle nostre case. E ricominceremo ad andare a puttana. E le congratulazioni per le tue condoglianze. E le cicche le tiravamo dalla finestra facendo attenzione a non colpire qualcuno di sotto. E il catarro lo sputavamo dalla finestra sulle spalle dei spazzini, sui tiratardi che corrono con i motorini, sui cruscotti delle Lamborghini, sui spacciatori coglioni, sui carabinieri, sulle linee dei parcheggi, sui balconi dei vicini del piano sottostante, sui negri che vendono i calzini che sono sempre buoni, nelle tazzine con il cappuccino nemmeno zuccherato. Questo per dire cosa? Che sputiamo su tutto. Sputiamo anche nel piatto in cui mangiamo. Questo perché è arrivato settembre. E nemmeno lo abbiamo sentito. Si infila come il freddo invernale senza vita, (perché l’inverno è senza vita) nelle ossa. giocheremo a scacchi via cavo telefonico, del tipo ti chiamerò e dirò: alfiere in H 9. Se esiste.

martedì 1 settembre 2009

dormono belli e paciosi

Dormo o no su quel divano dormono. Mi gratto il naso perché mi prude, mando lo sguardo su di loro e dormono. Dovevamo vederci un bel film ma sono andati a vederli meglio dentro la loro testa. Manca solo che sbavino sui cuscini, Edoardo strafuso di sostanze chimiche allungato su un pezzo di divano, Valentina sotto effetto di birra vino e canne con la testa sul culo del suo diletto, e il suo diletto Tommaso sdraiato a sua volta con il cuscino da culo. E rido. Ho mangiato del buon cocomero. E ora iniziano a russare. Diventerete tutti più orridi quando vi sveglierete, vi toglierete le caccole dagli occhi. E vi strofinerete le palle. O che. Il sonno mi assale ma preferisco farvi dormire. E forse è meglio cosi. Tanto che mi resta da fare domani? Quello che mi resta da fare tutti i giorni. Non ho. Ed ho un non. E mi sorride il cuore a pensare che scrivo queste cose. Io ho una fottuta pagina internet tipo diario con il lucchetto. E cazzo se rido.. ma come tutti i diari le cose si ripetono, cioè teoricamente no.. il diario racconta giorno per giorno la nostra vita.. sembra che la mia non cambi, e perennemente dissociata da quella che vivo. Ok. Cosa faccio nel giorno cosa scrivo del giorno, della notte, di quello che mi succede di quello che faccio quando mi tolgo la maglietta prima di andare a dormire. Quando i gatti grattano alla finestra perché hanno fame. Cosa racconto. Nulla. Racconto i miei deliri scoppiati che vivono alla cazzo nel mio cervello, vivo alla cazzo. Se dio ci ha creati per vivere tutti alla cazzo. Allora vuol dire che fa bene bestemmiare. Non prego un dio padre ogni potente perché sarebbe inutile. Non mi spinge nulla pensare che li su ci sia qualcuno che mi faccia stare paradossalmente bene. Sinceramente mi sono rotto le palle di fare le cose, di vedere le persone come non voglio. Non riesco a dire di no. Anche se la cosa più bella che può esistere sulla faccia della terra è dire no. Sempre i giri di parole che poi si tramandano i giorni e fai il finto tonto sparando massime su come far pensare meglio il tuo no. E intanto sudo e mi vado a togliere la magliette con John Lennon disegnato sopra che dopo puzza e domani non potrò mettermela. E mentre loro dormono mi fumo una sigaretta e taglio le rose da mettere sul divano. Bramo, sbaglio, etichetto ogni cosa e ogni persona, ogni cosa, sputo pensieri che non voglio, compero dagl’altri quello che non ho. è quello che mi riesce meglio come scrivere, suonare, cazzeggiare, fumare ed urlare cercando di azzeccare qualche nota senza stonare quello che sembrano gli accordi accordati di una chitarra o basso. Sono io che peso quasi niente. Sono io che impedantisco tutto. Impatto duro, gelido, sintomo di una generazione decadente. La NOSTRA. SEMBRIAMO UN PO' TUTTI TIPO ABORTI. O SIAMO TUTTI DEGLI ABORTI. OK. SIAMO DEGLI ABORTI.

mercoledì 26 agosto 2009

cenere

Ora mi sparerei una bella dose di buona eroina se solo volessi. Mi snifferei la polvere d’angelo se solo potessi. Comprerei del buon THC, della buona Ketamina, anfetamina, codeina, alcol, crack, lsd, morfina, ecstasy, metadone, mdma, simpamina, cocaina, mescalina, psilocibina, popper, fentanyl, oppio, Salvinorin A, ritalin, pcp,napalm, gas, pseudoefedrina, lsa, dmt, i trip li facci prendere ai coglioni. e tutto ciò che potrebbè fare male al mio corpo. mi lavavo le mani con il gel per i capelli pensando fosse sapone. mi pulivo il culo con le mani, mi grattavo gli occhi la mattina con le dita tinte nel tabasco. mi baciavo allo specchio con la lingua pregna di maionese. mi toglievo le caccole dagli occhi per nulla. e dalla mia bocca sputavo collirio per imbiancarmi gli occhi. Dicevo sarei diventato un imbianchino per gli occhi. Intanto la faccia sporca la specchiavo o nella tazza del cesso o nei specchi andati in frantumi. E vedevo la immondizia di faccia. Non potevo nemmeno comprarmi le palle, perché comprarle se poi non le tiro fuori?. E le mattonelle venivano staccate a suon di bestemmie per i miei poveri mignoli di piede che inciampavano tra loro. Tutti rotti. Tutti sanguinanti e ti chiedono poi perché non hai più le unghie. E Calvino mi masturba a fattore di immaginazione lui e le sue città invisibili. le mie vene negli occhi formano tangenziali innevate. E tutto questo sono, è che odio sorprendermi. E so che non sarà mai cosi. Le cose mutano, si evolvono, intanto vedo quella mia porcheria sugli specchi. Perchè quando sto in piedi da solo il più delle volte mi sento un po' coglione. PRONTI AL PEGGIO.Ora comprerei da te solo ogni sorta di magia.comprerei me. comprerei preghiere. comprerei sigarette. comprerei donne e uomini. mi devo intossicare l'anima sempre per qualche pezzo di merda. me.

venerdì 21 agosto 2009

miodio

te ne vai per un po', cambi aria, ma chi rimane è pronto a pugnalarti. e quando torni è peggio di prima cazzo. è successo che siamo circondati da persone inaffidabili e vogliono solo il tuo sangue che io nn darò. nulla di speciale è solo la veri...tà che incessantemente ritorna, forse è questo il lato comico della vita che io nn so apprezzare. e mi dite che non è comico. è comico perchè è la parodia dei sentimenti. è l'astrazione del tangibile e che fottutamente sto sempre nella merda! non lo trovate comico? no? strano c'è chi direbbe di si.o chi già lo fa.

mercoledì 19 agosto 2009

le promesse ch sono sempre le stesse. le promesse che abbiamo fatto. che non mantieni

potrà essere idiota.. o che.. potrà essere stupido o che.. potrà essere sbagliato, preso in giro, storpiato, morso, toccato, sbavato di saliva, accarezzato da una mano che non è la mia, potrà essere giusto e creduto, potrà essere infallibile, potrà essere pubblicizzato su tutti i muri, potrà essere non detto o non sentito, potrà essere nascosto, potrò essere il più daltonico del mondo potrò essere un stupido nel fare certe cose. potrei essere un ubriaco che va in giro per cazzi sui urlando. stonando le canzoni con la voce e con le chitarre scordate senza una corda. io lo urlo a voce spenta, a voce da muto, a voce a basse frequenze il bene che ti voglio. e un po' ho paura. e un po' te lo dico. non so dirti quello che vorrei. sembra poco. ed è poco. e non so nemmeno che cosa mi prende ma fortunatamente esisti. prendiamola bene. un po di sarcasmo. della buona vena umoristica alla paolo che c'è sempre. è soltanto che questa casa da solo mi mette un po’ paura. e la testa gira. ma non per questo non ti dico questo. le buonenotti sono sempre ben accette.
come le mie poesie che non si capiscono, come i danni che creo psicologicamente. come le promesse che sono sempre le stesse.
Ti voglio bene. e non sono voci di circostanza. e forse ho pianto vedendo quelle foto.
e l'ho fatto.
-paolo-

mercoledì 12 agosto 2009

allarme meteoriti

Pagavo con pezzi da 50€ la mia vita che avevi in mano. Avevamo poco da spartire io e te mentre avevamo le mani che ci formicolavano. Si, erano addormentate. I nostri occhi fanno troppo uso di colpi secchi. Abbiamo cuori nuovi congelati nei surgelatori da usare dopo le nostre operazioni giornaliere. Abbiamo dato le nostre gabbie toraciche per farci vivere delle cavie peruviane. Fumo sigarette perché ho carenze di affetto e questo forse è un difetto che mi porta all'eccesso, all'esagerazione del mio copione scritto con il catrame. Ho dato calci a troppi sassi per passare il tempo, il tempo che non è mai passato, che non è mai trascorso ma che ho usato. Teniamo i nervi saldi e tesi per non far fuggire dalle nostre mani le stelle. prendevi le stelle cadenti che ti arrivavano sulle mani e le lanciavi in cielo per farle diventare stelle SALENTI. Mi ritrovo sempre sul divano come un morto a dormire, dove li perdo i sensi con le immaginazioni svenute nella mia scatola cranica. Poi ritorno al letto e prego come un vivo morto, che non è mai vivo perchè è morto, però è vivo perchè non sempre i vivi son vivi e i morti son morti. E ti tagliavamo i momenti interminabili. la Notte fonda per scopare in questo cazzo di quartiere. Sotto le stelle? Sotto la nostra sana ansia? Abbiamo scopato questa agitazione. E ci hanno attaccato a questo suolo con dei chiodi ma camminiamo. Tutto il sudore che abbiamo dato ci ha lavato anche i capelli. Ho spaccato e ho fatto a pezzi le mie dita per metterle a mollo in un bicchiere con la tua saliva salata e sporca di liquido forse seminale. e intanto "ci cadevano in testa le stelle inchiodate male"e intanto la luna rubava la luce alle stelle. E Cedo il coraggio a chi come me lotta da solo.. troppo facile essere in tanti. Noi dobbiamo proprio sanguinare per farci capire.

lunedì 10 agosto 2009

Poesia per san Lorenzo

allora faremo finta che tutto vada bene. Lo faremo. E siamo convinti che le nostre case si trovino in Francia. E abbiamo superato anche i limiti di velocità. Ed è tutto in disordine. Intanto continuo a dipingere la mia cicatrice su questa tela. Capisco benissimo che loro vogliano andarsene. Capisco benissimo che debba salire su questi chiodi per salire questa fonte inesauribile di roccia. Chissà che cosa ci verserà la nostra alba. Magari lo stesso giorno ci dipingerà con la sua pioggia. E dovete fare pace con la vostra verità. Portati dei malati di cancro sul collo che tanto li cureremo come i lebbrosi di Gesù, perché abbiamo curato spesso tutti con le nostre parole e con le nostre mani. E le stelle cadono. Ci inventiamo la ruggine da togliere sui suoi chiodi. Dicevi che ti saresti persa tra le scritte e mi scrivevi. E queste stelle succhiano luce a questa notte. “vedi mai una stella cadere e non ricordi cosa desiderare.?”

domenica 9 agosto 2009

Domenica

prendo a calci le porte. e riderò perchè sono pazzo e solo, guarda che puoi alzarti se stai bene. referti delle tac. c'è un ferormone in questa testa che crea tutto. eravamo disperati. niente e nessuno sembrano avere un senso. se tu dovessi morire prima che qualcuno riesca a comprendermi per dirti quanto ti voglia bene io ci rimarrei troppo male. la prossima volta bussa prima di entrare. vorrei impararti solo questo nella vita. come ai vecchi tempi con la famiglia la domenica si metteva la musica a stecca e io e mia madre ballavamo e a volte mio padre mi faceva fare le capriole in cucina. e oggi sono passati 19 anni e di domenica mi trovo a casa da solo con la musica a stecca. c'è uno strano non so che cosa oggi. ma ballero da solo. magari fino a che non mi stanco. e poi apparte il cancro, tutto bene.

venerdì 7 agosto 2009

è ora

Lo è. È l’ora. Facciamo qualcosa per cui pentirci. E sotto i nostri tetti, che poi non sono cupole di chiesa preghiamo spesso degli dei inesistenti. E ci metteremo in tasca le ruote di una macchina per poi toglierle per camminare su quei pensieri asfaltati e cementati con poca cura. E sai di dovere darmi dei perché non molto semplici. E intanto sono il genere di figlio su cui gettano vergogna e infedeltà, il genere di figlio che nessuno vorrebbe. Ti avverto è nel tuo interesse farmi sparire. È nel tuo interesse. e non mi spiego cosa ti è successo, non lo farai, tutto intorno a te dice il contrario. Eppure non so cosa fare. Cosa vuoi fare? O cosa puoi fare? Voglio solo che tu mi guardi dentro questi occhi.. che sono rossi. Che sono rossi…

mercoledì 5 agosto 2009

scoppiamo

Cedo il coraggio a chi come me lotta da solo.. troppo facile essere in tanti. Noi dobbiamo proprio sanguinare per farci capire.

5 punti.

C’erano vecchi e bambini. C’erano i succhiotti lasciati stampati sul collo solo per lasciare un segno di te per il nostro sposalizio inutile. Io potrei. Come i punti che tirano la mia pancia. Doveva esistere tutto tranne quello che è successo ieri. Doveva esistere tutto tranne quel foglio. Doveva esistere tutto tranne che io e te. doveva esistere tutto tranne che le mie e tue ragioni. Doveva esistere tutto. Perdoneremo il sangue. Per-donare il sangue. Tanto questo non porta. Tanto ci lasciamo andare come Vittorio. e le gambe amputate. E le bombole dell’ossigeno hanno più stile di quelle del gas. E i vecchi dicevano che non riuscivano a morire. E quando il motore di ogni cosa è rotto ogni combustibile non viene sprecato anche se viene inserito. Ma tanto loro non lo sanno. So annusare meglio di te. vedere meglio di te. so toccare meglio di te. so assaporare meglio di te. so ascoltare meglio di te. ma se la conoscenza avesse vie d'accesso più ampie? Se gli uomini avessero oltre la vista un altro modo di vedere? Io vedo oltre come Valentina. Anzi anche troppo oltre. Non lo sappiamo. Spiegheremo il contatto del tatto. Spiegheremo le braccia bucate con gli aghi per precipitare più veloci. Ci dilegueremo a con dei bla blla bla sinceri. Prenditi quello che vuoi perché per essere come me ce ne vuole.

mercoledì 29 luglio 2009

random e a getto per inculare lo STOP DELL'ARTISTA

Random: Donerò il sangue ai muri. Mi credo sterile, mi convinco di esserlo perchè le strade sono bianche. a buffo. Devo resistere ai terremoti, al male avuto.. devo cercare di superare e inventare una retromarcia con la mia non macchina. Abbracceremo le sigarette. Abbracceremo le tue costole rotte. Abbracceremo il fuoco. Guideremo spesso le nuvole. Guideremo lo stop. E ci fermeremo ai triangoli. E mangiamo salme tagliato con il coltello seghettato che taglia anche le dita. Ho letto cose insulse e finte sul mio cellulare. Ho visto cadere le luci della mia camera- e se lo sai lo fai. E se lo fai lo sai. E se non potessimo cagare sulla tazza del cesso andremo in un bagno turco. E saremo più puliti perché la candeggina smacchia. Oltre il cesso anche le mani e il cuore e i polmoni e i pensieri. Da eliminare in tre cose varie cose. E le cerchia intorno alle dita. E le cerchia intorno a me. cristo sta prendendo il sole sdraiato nei mie occhi. In queste giornate solari e calde. se solo facessi della buona credenza e della buona impressione a quelli che mi conoscono starei molto meglio. E se sto e sto e sto e sto. Abbiamo lanciato le carte e sto. Ho lanciato un po’ di spiriti. Abbiamo disegnato un letto sulle mattonelle e ci siamo messi a dormire. poi in un attimo ti penso sposa messa in bianco come questa sera. chissa se un giorno partiremo in due sul treno.. Dato che ora sto pensando a quello che devo scrivere chiudo cosi inculo lo stop dell’artista.

lunedì 27 luglio 2009

riscaldamento

Infondo io non perdo nulla. Chissà che cazzo hai dentro quella testa. Che cazzo sono io un cervello? Io sono un cervello. La mia spina dorsale costruita con dei lampioni. Chiede di essere piegata ancora. In tutti quei cazzi di momenti io chi cazzo ero? Forse hai troppa aria intorno. Forte dose. Forti dosi. Anche oggi. Arriveremo alla sera tranquillamente. Non lavorerò, per pochi soldi. Precari di tutto. Momentanee rotture di occhi, di orecchie, di cuore, di polmoni, di ossa. Paradossalmente penso con molta tranquillità a quello che posso fare. E non. Come sempre me ne sbatto. E me ne son sbattuto. Non resta che dormire e svegliarsi mangiare una bella fetta di pane e marmellata e vegetare davanti la chitarra. Sono stato affittato. Sono stato a noleggio. La locazione qual’ era? L’idea qual’era? E intanto mi sconvolgo. E mi piace. Cazzo se la peggio gioventù sei tu!! Cazzo se lo sei. Scappa pure. Riscaldamento. Cosa hai prodotto? Con una certa modestia mi parli come se niente fosse. Vedrai perdere tutte le tue guerre. fatti alzare. Svegliati. Abbiamo sputato troppe cazzate dal principio. Credo di fare cose giuste. Ma che cristo c’è piantato qui? “e il fegato non dimentica” gli accostamenti ecc.. porco dio. Erano i tuoi. Tutto sommato vi parlerò di tutto. Domani andrete agli aereoporti. Andrete e vi taglierete. Adesso io vomito un po’ di situazioni. E me ne do al letto. La mia stanza ha il mal di pancia. La mia stanza ha il mal d’aria. Cose inutili e futili al mio cervello. E cosa vuol dire. Anzi che stavo legittimo. Anzi che lo ero. Tu e i tuoi falsi deturpamenti. Ti dicevo buone notti perché non ci saremo mai più visiti. E dimmi che idea hai di questa festa. E dimmi che idea hai di questa insignificante festa. E tu che idea hai dei quadri di Monè. E logori che pervadono le mie sere. Questo è tutto ciò che resta della mia festa.

domenica 26 luglio 2009

parlomalemapensopeggio

“La notte è il peggiore momento per stare distanti, distinti e introvabili. Sarai andata a ballare un bel tango con il caschè.” O come si scrive. E se rileggo mi stai sul cazzo. I sorsi di rum e pera che servivano per ammazzare il tempo. E le canne che servivano ad appesantire quella che era la situazione deprimente e scottante. Quelle che erano le mie inferiorità si sono rivelate esatte. E intanto parlo. E intanto penso. Porco dio. Lo posso scrivere a caratteri cubitali. Che poi scrivo in quei momenti. Andremo all’ospedale con i monopattini. E a pranzo le lacrime di mia sorella che gli scendevano dal viso e andavano a finire nel piatto condivano quel piatto sciapo che si trovava davanti. E la sera che cosa faremo? Andremo a cercare i piromani. A te il tuo posto a tavola piace? Poi terremo in braccio le nostre bambole. Stile ciccio bello. Stile che ci faremo del male. E continuo a parlare. Farei. Cosa sono? Io credo troppe cose inutili. Porcoddio. Cosa indosseremo questa volta. Di cosa parleremo. Io sto cosi bene. Quando sto da solo. Io sto tanto bene. Quando sto cosi. E le urinate. Davanti a tutti. E le birre scolate. E sarò infedele. E sarò carismatico. E domani andrete a prendere la febbre suina. Andrete a prendere tante di quelle picconate sui piedi. Andremo a farci la nostra solita tac? Andremo sempre a farci preservare le nostre medicine.

boh

Lo sai a che cazzo penso? Penso a quel cazzo di giorno che potevi farti pure i cazzi tuoi, penso che non mi sono mai sentito cosi ebete e indicibilmente un coglione. Passo le ore a calcolarti in millesime parti come i numeri. Passo il tempo a cercare di fare qualcosa che non va. E già so. Ti manderei a fare in culo perché fondamentalmente te lo meriti. Sai di non avere niente a che spartire. Almeno dimmelo. Almeno parlami. Dimmi qualcosa. Il pensiero vago di sputarmi,dire di non di accarezzare note sbagliate fallo. Le mie orecchie funzionano. I mie occhi anche troppo OSSERVO. RUM. RUM. RUM. RUM. RUM. RUM. BIRRA. VODKA. BIRRA. CANNE. CANNE. CANNE. mi sbaglio. Tu non lo so . non so che dire.

venerdì 24 luglio 2009

chitarre

Ho pensato alle chitarre distorte, al vento che con una soffiata mi porta via per il mio peso inesistente, ho pensato ai muri sporchi, e ai muri bianchi, ai muri di casa tua e a quelli della mia. Ho pensato a come sarebbe stato bello percepire il catrame dei tuoi occhi nei miei polmoni. Non ho pensato a come sarebbe stato brutto a battere nei tuoi occhi, non ho pensato che le città sono cosi enormi da perdercisi, non ho mai pensato a come l’asfalto fumo alle 15 del pomeriggio per il sole che sbatte a 38° circa. E oggi sarò un’altra giornata spesa male. Oggi sarà un'altra giornata da acqua fredda. Oggi sarebbe andare a impiccarsi. Oggi sarebbe da sfamarsi un po’. Oggi sarebbe da rifare tutto. Oggi sarebbe credibile. Dio e le sue ennesime crisi, dio e le sue rose in culo, dio e i suoi profumi . le parti microscopiche di me e di te sono distrutte. Dio è microscopico. Dio non è nei dettagli. Io sono nei dettagli. E le cantine sono chiuse per lutto. E noi ci vestiamo di nero per le nostre anime morte. E l’abbandono. “Corde buone solo per impiccarsi a un trave marcio.” Andremo in villa con a fumare e a bucare i plaid. Non ho portato via troppe cose. Non ho fatto in tempo a salutarti, a parlarti a rovinarti tutti i pensieri su di me. giuro lo avrei voluto fare. Solo che non ho fatto in tempo. È solo una parte che non riesco a pisciare. Perché ci odiamo e stabiliamo come le livelle. Che dire. Che fare. Che pensare. Quali persone hanno affrontato in modo reale le loro disfatte, le loro lune storte, le loro paure. IO. E mi viene in mente quando ho bevuto l’acqua con i cristalli di solfato di rame per ammazzarmi non ricordo bene il motivo. Ma era per colpa di mia madre e questioni troppo pesanti di famiglia. Che poi ti fanno pesare come le sacche che i manovali portano per costruire le case. Ascoltami.

martedì 21 luglio 2009

E intanto oggi sbarcavano navi da petrolio sulla luna.E le ore indecifrabili stando sveglio con il mal di pancia causato da una forte dose di pasticche contro la bronchite. E siamo arrivato ad ascoltare i video senza voce. Idratavamo le lumache senza guscio solo per il fatto che fuori sull’asfalto facevano 38 gradi. Usiamo male la diteggiatura. Usiamo male gli occhi. Criminali nel passata e assassini nel presente e nel futuro. Sempre.

giovedì 16 luglio 2009

studiami attentamente. ricorda l'osservazione.

Sei innamorato. Fino al mese d'agosto è affittato.Sei innamorato. I tuoi sonetti la fanno ridere.Tutti gli amici sono già andati, sei di cattivo gusto.- Poi l'adorata, una sera, si degnò di scriverti!...- Quella sera... - Ritorni ai lucenti caffèe ordini ancora birre e limonata...a 19 anni non si può esser seri,se ci son verdi tigli lungo la passeggiata

ma cazzo mi fa pisciare dalle lacrime per il ridere.. cazzo, cazzo.. siamo resistenti facciamo di noi una griglia. i dischi in feltro usali per pulirmi gli occhi e anche i polmoni, il cuore questa volta è pulito. Mi facevi addirittura venire il sorriso.. il tiglio non so nemmeno che odore abbia. Non farti sentire. O se lo fai, fallo con stile. Cioè credo che io debba meritare di meglio. Devo pensare al mio cervello come qualcosa di superiore degli altri. Tagliare la testa al toro? E per quale motivo. Non ho tempo ne voglia. Non faccio credere, non faccio illusioni. È solo che avvolta non capisco. Non capisco la gente. Mi parla e non mi parla mi saluta se gli fa, preferisce stare sdraiata sulla spiaggia con un bel cazzo moscio piantato in culo che gli fa un bel massaggio. Lo so. Lo vorrei essere maledetto. Vorrei esserlo vorrei essere dichiarato maledetto, sarei l’uomo più contento del mondo. Ma perché mi sento cosi solo quando scrivo. Perché dico tutto e me ne fotto della gente. Perché odio le persone al tal punto di credere in dio? Perché amo le persone a tal punto da credere nel diavolo. Ah! Il veleno scorre nelle vene! E sicuro! Quello che vedo sono le vostre strade non le mie! Quello che vedo siete voi bellissima aurora tempestata di bracciali e orecchini ultraviolette formati con della buona ketamina, del buon THC. Ed è solo che ci siamo tirati quella merda per vedere il nostro cervello come reagiva. È stato bello, rischioso, folle, un orgasmo bellissimo, le mani e il sentirmi dire che mi amavi, che sarebbe stato bello avere un figlio con me. il problema è che anche se non volessi io l’amore dalla finestra l’ho lanciato. E non mi hanno incriminato per questo. Sono solo più leggero. Ucciderei anche te, ucciderei quella puttana e il suo amico, ucciderei mio padre, ucciderei le teste di cazzo. Ucciderei la televisione, ucciderei le persone inutili e forse ucciderei anche me, ci allenavamo a fare questi pensieri, ma non lo farò mai. Non ti darò mai una soddisfazione, sappilo, spero che tu venga. E probabilmente non verrà. Perché io! Perché non lei! Ah! Ok ci risiamo! Tagliamo la testa al toro! Tagliamolo! Penseremo cazzo! Parleremo cazzo! Mi parlerai cazzo! Mi toccherai vaffanculo! Mi sterilizzerai e ti farai mettere in cinta non da me, cazzo! È la pelle che mi segna. Non il sesso la pelle. Sono le mani che mi segnano, è la pelle i capelli(che sono i fili scoperti), le occhiaia, le unghie. Comprami a 1€ al lidle come ho comprato la chitarra a mia sorella- classica ovviamente la suono io.-

mercoledì 15 luglio 2009

il rumore di tutti

Il rumore dell’Angnina è uguale al rumore di tutti giorni, si aggiunge a scatti il rombare delle marmitte cinesi delle moto da corsa. E andava tutto bene. Te la passo la bottiglia per farti un buon tiro con il secchio. Te la passo. Ma presentati serio, vivo, sincero, schietto senza alcuna paura di dirmi qualcosa. I tuo aforismi sbagliati e malati. Solo per il fatto che tu.. beh tu sei maturo! Tu sei il figlio di tutti! Tu sei un povero ebete! E ti tirerei tanti di quei pomodori in faccia che non te lo immagini nemmeno. Io spero solo che te ne accorgi. E nemmeno meriti tutta questa importanza. È soltanto che ora mi gira il cazzo. Cazzo!. Tu come vai? Gli assassini siamo noi. Uccidiamo noi stessi ogni giorno per rinascere con più ferite e più tagli e emarginiamo il nostro cuore verso gli altri. Aggiungo spine e spine sulla mia corazza di diamante che non dovrebbe rompersi ma sento dolore. Quello che vorremo vedere è un castello, quello è un altro mistero. Io sono un mistero. Non mi sporgo e sto bene. Il rumore di te viene coperto da quello di tutti. Faccio quello che credo sia più opportuno per il mio corpo. Mi stenderò davanti al sole. E mi affiderò a lui. Ho sputato sulla asfalto questa mattina dalla macchina al semaforo rosso, mi giro un attimo per parlare con mio padre di cazzate muovo il capo dal finestrino e il catarro per terra si era asciugato. Temperatura media 38° C e il nostro corpo? Trasuderemo anche noi stessi questi giorni.

farci con il secchio.

Ok. Abbiamo dedicato tutta la giornata all’ozio e al farsi con il secchio. Lunghi tiri che andavano pure contro dio. Ho fatto del mio corpo catarro e del catrame. Avevamo un posto fisso per cui farci e succhiare, addirittura in villa. Che poi ti ho visto anche oggi seppur poco, si ti ho visto e ci siamo anche salutati con discrezione e compassione. Eri con una vecchietta alla fermata del bus che mi voleva cedere il posto accanto a te. ma con il mio pensare in quel momento ho preferito andare a casa. L’ho preferito. E perché non sei indicibile anzi ma preferivo andare a pregare per qualcuno che non c’era sudando sul letto con una penna imbocca a sottolineare il libro di Renbaud. Lui è un maledetto, peggio di me.. io non ho lessico. Ma credo di esserlo peggio di lui. Siamo come le chitarre nella striscia di morfina e metadone che ti lasciano i pink floyd nei sogni e nel momento dello sfascio in villa con il secchio. Con l’impastatura secca della calce. Devi amarmi come l’acqua. Devi odiarmi come l’acqua distillata. E i bisturi per tagliarci la bocca ai lati. Tornare a vomitare sui giardini dell’eden dove spesso dio ci caga addosso. E il diavolo ci scriveva le malefatte per corromperci. Ci firmava le cambiali per la nostra vita in sfacelo. Io spero che tu nota il mio atteggiamento, non sarò più uguale il lavoro permette una causa effetto. Più che alla droga leggera da senso di presenza in te stesso. grande cazzata. Fuoriesco dalla terra con i vermi in mano. I vermi che mi escono dai muscoli, e il cuore marcio come un kakì marcito al solo con i vermi e fuoriescono. Il problema sono io. Fermami le mani cervello capisci bene e riposati. Che poi non sono cosi. Non sono cosi. Non sono cosi. Mi odio? Possiedo un’avversione dentro di me assurda che allucina anche il sole.

martedì 14 luglio 2009

leggo il muro la prima cosa che leggo è:" Pà 2 a zero" non è una cosa esplicità sia chiaro..

E vederti, poi rivedermi allo specchio. Stato normale e post sbronzo e fatto. Che schifo che fai paolo. Ok. Ci siamo comportati in modo scorretto. Abbiamo finito 25 grammi di buon nero con due volte che ci siamo visti. Mi faccio schifo sinceramente. E poi nella macchina urlavamo e cantavamo le canzoni. Delle frasi lacrimogene.. nelle macchine rosse. Erano tutti in rosso. Nella macchina con panda, Michele e Valentina. Lo ripeto urlavamo. E le orecchie si attuavano. E le parole dette con il cuore in gola. E le parole dette con il cuore un mano. Le urlavamo in eco con la voce che fuoriusciva dalle casse. E mi emoziono quando 4 persone provano la mia stessa sensazione. Ovviamente in modo diverso ma la provano. E le bottiglie di vino consumate in macchina con l’accortezza di non rovinare la tappezzeria. Gli occhi caccolosi del mattina. E svegliarsi e indovina a chi pensare? Alle 13’13 ho il cotral che mi passa. Mia madre non sa che sto andando a Roma e non sa nemmeno che venerdì vado ai placebo. Glielo dirò giovedì stesso. E dormivano per risparmiarci le sigarette. E vedevano i filmini porno per risparmiare le loro scopate. E fumavano THC per ammazzare il tempo. E andremo a fare una gita turistica al SERT di Colleferro. E ci prenderanno per malati. “ci saremo sparati la vitamina C se l’avessero dichiarata illegale, in attesa del giorno in cui tutto vada a farsi fottere.”

lunedì 13 luglio 2009

il ti amo insulso

La musica la puoi capire solo da perso. E nella mia stanza vedo cose muoversi che non si muovono tipo panni appeso che sembrano persone impiccate. E non ti rendi conto dei momenti interminabili. E mi sembra di stare sulla sabbia al mare mentre sono sdraiato sul mio letto. L’ordine mentale è segreto. Per autoconvinzioni c’è gente chi si amo in modo differente insulsamente cosi per farsi male, facciamo un ricco stop e poi ripartiamo, le cose vanno fatte piano e decise nel momento della massima tensione di due corpi più che corpi cervelli. Mentre dormo allungo le mani e sento le corde della chitarra rotte. Che poi non senti nemmeno la musica se hai dei pensieri che ti pervadano il cervello. Non la senti è inutile non la senti. Tutto sembra più grave. Tutto sembra diverso. E ci ripetiamo. E ci guardiamo. E ora basta. Ho scelto di seguire me fino a casa e non te. e i ladri dovranno scappare della mia e tua testa . ci ripetiamo. E ci penso. Perché è semplice non ci sei. Ma non lo capirai mai. e mi duole. Tu stai bene vero? Quanto si nota quello che faccio? L’ho sento anche io. Perché io e dico io mi sbattezzo e fido troppo. E sono stupido, ma non con me. usiamo ancora smalti umorali. Comunque sia la smetto e il mio cervello si placherà. Quello che vuoi sempre e per “sempre dalla stessa parte mi troverai”.e scartavetrami pure il catrame dagli occhi per vedere una netta e cruda vestita verità. Ti bacerei se potessi. A ripeto le solo le cose per tre volte. Stammi a 236 chilometri di distanza e corrimi addosso. E ti dirò quello che spero vorrai sentire. Poveri baci e assuefatti dal THC. Questi sono i mie tic per te alle 3 di notte con le cuffie nelle orecchie e strafatto in modo indicibile con i 50€ di nero che abbiamo comprato in colletta. Diciamo che sono più desideri che tic o manie. E ora ad occhi chiuso vedo me, in un corridoio bianco seduto, non sto bene si vede da come tengo le gambe, cosi storte cosi non in me, accanto a me non c’è nessuno. Appare e sviene un ombra. Poi dai corridoi non so perché ci troviamo nel cuore io nel tuo e tu nel mio e ci troviamo e ci cerchiamo bussandoci al petto. E mentre ritorno nel viale vedo i dei fiori che prima non c’erano, mentre camminano sfioriscono uno per uno. E te li regalo mosci. Come il mio cazzo ora. Che poi come alberi piccoli e grandi rimaniamo impassibili alla pioggia, alla grandine, alle botte non reggiamo e la pioggia ci cade dalle frangette storte e tagliate male quelle corte perché inutili. E fumi. E mi vedo e mi sento essere tagliato a metà con una motosega. E ieri notte me lo sono dovuto scrivere sul braccio il titolo della nota. E pensieri di ieri mi dispiace non li ricordo cazzo.. e questa mattina mi sono alzato e non ricordavo nemmeno quello che avevo salvato sul cellulare. Ora non guardarmi. Feriscimi perché sono davanti a te. stuprami. Ho chiuso. Punto punto

sabato 11 luglio 2009

Scomponiamoci

Un polinomio si dice scomponibile in fattori quando può essere scritto come un prodotto di 2 o più polinomi di grado inferiore. Che poi siamo in due e io sono di grado inferiore verso quelli che sono di più. sono scomponibile, e mi scompongo per gli altri e per te, arrivo fino a dare il culo. E mi vergogno un po’ nel dirlo , e se questo non comporta delle cose giuste è perché voi non sapete accettare. E sniffiamo ancora un po’ di buon napalm. E le ossa dicevamo che non si sarebbero mai rotte, invece eccomi qui tutto da riparare e non so come e perché mi dico cosi. È come la mia voce. Se prendo bene aria dai polmoni riesco a concepire note molte alte. Se ne prendo poca e tira poco non arrivo nemmeno a fare la nota più bassa. E poi siamo plastica. E che cosa facciamo mangiamo plastica?? È qui che sbagliamo. 365 chilometri per corrermi addosso sono pochi. Eppure non ti vedo. Non mi vedi. Non ci vediamo. E sprecherò tempo nello scrivere da solo. E a lavarmi i capelli. Che ci faremo una lavanda gastrica per questa sera, per la prossima e per le serate a venire. E ci faremo accompagnare in chiesa fatti. E che buon esempio è bestemmiare, bere e strafarsi davanti S. Croce? Che esempio è urlare PORCO DIO! Davanti la chiesa che esempio è? Abbiamo perso anche il sole. Abbiamo perso anche il culo. Abbiamo perso la faccia. Le orecchie. La lingua. La bocca la lingua che sapeva di aglio e di salme. Abbiamo perso le dita e i polsi. Ed è questa l’età che serve per formarsi? E sinceramente anche da piccoli cresciamo. E anche da piccoli moriamo. Paradosso. E lamentatevi. Perché sapete parlare e incolpare solo al plurale. E ormai ci perdo le speranze. E attraverseremo le linee. E i suoni cardiaci. E le mani fredde. E le mani non curate. E faremo freestyle sui nostri corpi. Inutili e sciapi. Perché non trovo piacere e caratteristiche per definirci. E impedisci di farmi crescere. E le farfalle morte. Come i cani morti. E i messaggi inutili. Che si mandano da ubriaco. E ancora le mani. Sono le mani che creano situazioni e ambiguità e piacere. Sono le mani per scomporci. Per parlare. Per accarezzare. Per masturbare. Per guidare. Per farti seguire. Per stringere. Per tenere. Per fare qualsiasi cosa. E il sudore al sapore di birra la lecchiamo. E le mani al sapore si crema le lecchiamo. E gli occhi ultravioletti che ci fanno diventa tare orbi. E le lacrime sparse. Solo per uno strano senso di mancanza. Ma dai.. che in fin dei conti vi amate. Voi con le vostre parlate indecifrabile. E ricordiamo i sismografi. E ricordiamo le corse clandestine sui nostri cuori. E i pensieri stirati sui pantaloni. E le ore a farci bruciare gli occhi sul computer solo perché ci parlavamo e gli estintori che non erano vicini.. e l’acqua santa che abbiamo bevuto. E poi lo farei solo se fosse una cosa conveniente ovvero non lo è. Io non sono malato ho seri problemi. è il mio cliché.

lunedì 6 luglio 2009

Adoro l’odore del napalm al mattino.. poi scoprire che le nostre conversazioni durano quanto gli intervalli pubblicitari in Tv. Interessatevi degli altri, incuriositivi pure. Dilettatevi nei giochi e nel far sentire i vostri rodimenti di culo. Sinceramente non ho bisogno di avere perché io forse sono stato il primo a non ricevere. Ma c’è chi dice che siamo più alti, tutti possono, tutti odorano. Tutti lo fanno. E ora non mi resta che cosa? Sinceramente vorrei una tela. Forse mi riesce meglio esprimere qualcosa come l’odio meglio che con una canzone o con uno scritto buttato cosi mode merda di cane nei territori protetti dal wwf. Il mio assassino, il mio libro, il mio “amore”, paradossalmente tiriamo su edifici alti più di noi. Che poi con una soffiata cade. Instabili. Traballanti. Zoppicanti. Barcollanti. Titubanti edifici come noi. Incerti. Dubbiosi. Perplessi ed esitanti come le spade sulle nostre lingue. Intanto spingo il tempo con le spalle e spero vada avanti il più presto possibile. E credo che siano questi stravolgimenti settimanali del venerdì e il sabato che non permettono un giusto funzionamento del mio parlare e del mio pensare e estraniarmi da tutti e con tutti. La nuda essenza della persona come direbbero i psicanalisti. Poi scoprire che il messaggero muore mentre il messaggio spero che vi arrivi, continua.

come piscio

E svegliarsi la mattina con i residui bellici del vino rosso incrostato sulle mani. Essere blasfemi innanzi al signore e la sua casa mentre sorseggiavamo del buon vino e inspiravamo del buon fumo. Bestemmiare e non farci problemi. Come se gli angeli ci cadessero addosso. E Nick Cave a quest’ora fa sempre bene. Perché se ti ricordi non sarebbe male morire con la sua musica alle 3 della notte. E le foto. Le cassette. I cd. Gli inconvenienti. Non c’è più tempo. E non c’è più aria. E non mi aggrego ai vostri sterili applausi perbenisti e inascoltati. Che poi rido perché il mio ordine supera anche me stesso e il mio essere maestro. Spero di non essere come te. la cordialità la responsabilità di avere degli atteggiamenti maniacali e inaspettati verso le persone ti riduce ai minimi termini come se non volessi. E canto per te idiota. Come il piscio. Come le sbrattate inaspettate. Come le case abbandonate. Come le porte arrugginite. Come il catrame sui polmoni. Come la nicotina sulle dita. Come gli interruttori per accendere un bomba. Come l’accendino che squaglia la plastica. Come il tuo collo unto. Come i miei inaspettati e imprevedibili tic mentali. Tic mentali. Piangere per cosa? Cadere per cosa? Usare per cosa? E direi una cosa che non dico. Solo per il puro gusto. Di tenermela e maturarla e censurarla e per condannare me stesso senza qualcuno che lo faccia. E c’è poco da ignorare. E da capire. Come se il piscio invada il fegato. E il fegato. E le giornate al solo. Le giornate a stare sulla tazza con la voglia di cagare. E essere stitici. Piantare le sigarette nei muri. Piantare una traccia che poi è stata cancellata con un clic di un mouse. E continua a parlare. Continua a non capire. E osservare perché ci tatueremo sul braccia la scritta OSSERVAZIONE perché è quello che ogni giorno faccio. E tu non fai. E toccare le mani per non scivolare. E toccare le mani per farcele sfiorire. Sinceramente in questo momento ucciderei. In questo momento vorrei uscire come sto ora in mutande e fumarmi una sigaretta in giardino e sperare di vedere qualche stella patetica che invece di atterrare plani verso il cielo. E sarebbe il mio regalo stile fuco di artificio. È bello quando duriamo poco.

sabato 4 luglio 2009

SIAMO DEI SFASCIATI.

E ieri abbiamo avuto brutti incontri. Abbiamo visto molta gente abbiamo giocato e siamo finiti sul banale. Vi parlerò di ieri. Abbiamo parlato di varchi spaziotemporali, per la scossa che ci siamo presi stile ritorno al futuro. Abbiamo bevuto e fumato. Come sempre a scrocco. La lucida va persa subito. Il sangue dalla gambe usciva come il succo dall’uva. Mi sentivo una scimmia ubriaca. Vedere donne che mi pisciavano davanti e riderci insieme su vedendola per terra e pensare come fosse stata più coreografica se fosse stata colorata di rosso per il ciclo e riderci sul panorama che si affacciava. Vedere i suoi peli pubici solo perché diceva che era pelosa. Parlare dei pochi orgasmi. Che poi siamo arrivati alla conclusione che sono stati veramente pochi. Vedere altra gente chiedermi il numero di telefono vicino al suo ragazzo. Paralare di foto. Urlare frocio davanti al frocio. Sentire le sterili che mi dicevano che tra due giorni partono. Rifarmi offrire da bere. E farmi sentire dire andicappato solo perché sdraiato per terra mordevo la fodera del basso. Sentire complimenti falsi verso la serata che per me sarebbe stato meglio. Vedere i bambini poveri che non vediamo mai intorno. Prestare le chitarre. sentirsi i stanco. Sentirsi male. Sentirsi mancare l’aria. Sentirsi cosi privi di qualcosa che ti spinge a pensare che nel bene o nel male parleranno di te. parleranno di noi. Poi sentirsi dire che c’è la droga, le complicazioni e non il sesso. Sentirsi eccitati. Sentirsi strani quando sentiamo le urla per noi. E avrei quasi voluto uno stop o una ripetizioni di quel momento. E mentre andavo a pisciare con Michele ho scritto con il piscio sul muro sottostante la tua iniziale. PERCHE’ SIAMO DEGLI SFASCIATI moralmente, psicologicamente, ormonalmente, eticamente, onestamente e emozionalmente corretti verso di noi. Grazie per le urla. Le figure di merda. Per gli applausi. Per i deliri e i fomenti. Per il vino per la droga, per gli abbracci, per le foto, per te, per noi, per avere sempre una spalla dove poggiarmi in questi situazione moralmente scorrette verso il mio corpo. Le tue scelte sono scommesse come quelle di chiunque altro. carissima, ma i cani di notte non dormono mai? Perchè abbaiano da soli? come noi in fin dei conti.

giovedì 2 luglio 2009

mentre fumo

e far volare le sigarette che lasciano la scia come gli arei militari.

VIOLE

Ci siamo. Il giorno delle lacrime e del dolore è tornato. Poi rimarremo incantati a vedere le nuvole con sottofondo i violini che ci suonano nell’orecchie. Come sei. Come sei. Mi farei rifare la spina dorsale. Si la spina dorsale. Ci vuole spina dorsale per farti, come lo sono io. Lei cammina sui fiumi. Sull’erba. Sui fiori. Sulle corde di ferro. Sulle nuvole di merda dello smog. E i nostri principi e le tue barbie che erano ignoranti come alcuni. Il collirio non copre tutto. Come lei non copre tutto. Le piccole sensazioni e le piccole emarginazioni del tuo cuore. La tua testa socio culturale e perbenista di merda che ti dice di aspettare. O come la mia. Odio quando non mi capsico e non so prendere decisioni. Ma alla fine è finito tutto. Come la musica. E le navi partivano. E io partivo. E il tuo telefono riceverà per molto le mie chiamate inaspettate. Ma ci sarà il giorno che si fermerà. Il problema è che già si è fermato. Ora come stai? Le stelle ti scendevano fino ai piedi. La voce le tue complicazioni interne che non riesco a capire come stanno? La mia testa sta per scoppiare e la voce c’è. E questa pioggia ci opprime, perlomeno a me. e sai che oggi suonava Einaudi e non ci sono andato. E le viole sono sfiorite. Peccato che non si trovano. Te le avrei portate. Ma va benissimo anche se non rispondo. E non è per te. Immobili e incapaci di sbranarci e divorarci a vicenda. e la pioggia di luglio dici che sinceramente ti da a nervi e mi dici che ma se piove c'è sempre un motivo nel quale se lo sapevi me lo avresti detto.. e ascolti le mie canzoni.

scarichi

E le batterie che credevo mi avessero permesso un vita tranquilla si sono sciupate. Come le tue. E le puttane camminano sui divani che poi erano rossi. La quale di certo non mi importa. E le stazioni col silenzio dei magrebini quieti e raccolti mi fan tremare dal caldo. E vedere evaporare l’asfalto per il troppo sole. E non reggo più lo squillare del telefono di mio fratello. E non sopporto più lo squillare del tuo nome nella mia testa. Faccio troppo e anche poco. E ci sentiamo espirati invece che inspirati. E le guerre erano di piombo. E le madri erano di carne. E noi come eravamo? Noi eravamo di plastica. E offrimi ancora la plastica. Che poi è anche cancerogena. E ci piace scherzarci su, e ci piace e ci scazza il solo pensiero. E i scarichi delle tubature del gas hanno permesso l’esplosione di me. e le bestemmie scritte sulla macchina. E gli elefanti disegnati sulla macchina. E le giornate ad aspettarti mentre ci sgoliamo la nostra birra. E le giornate a trovare i gatti. E le giornate di scarico. E le giornate piovose che poi ci piacciono. E le giornate suonate e accordate. E le giornate stufate per la noia del non fare un cazzo. E la noia che mi invade nel mio letto che non mi permette un respiro regolare come se avessi un foratino sul petto. E costruiremo le nostre fondamenta con foratini e cemento. foratini e cemento. si, foratini e cemento. che poi noi cosa eravamo?

martedì 30 giugno 2009

vari modi percome morire

Beh, correre a 120 km/h con Tommy sull’altra corsia assuefatto da THC mi fa pensare che non sarebbe male morire in quel modo, per poi essere ritrovati sdraiati sull’asfalto al sole il giorno dopo. E star sdraiati sull’asfalto al sole mi fa capire come sbocciano le viole. E poi non è brutto pensare di andare indietro nel tempo e vedere dalla macchina in frantumi il ritrovarsi a ristare in macchina con i flash del passato. O come morire schiacciato da una strana voglia di volare e poi precipitare. O dove aver bevuto. Dopo aver suonato. Ritrovarci e non esserci. Più gli amici che piangono e le madri che piangono. Non sarebbe brutto. Non sarebbe brutto anche piangere la morte. Non sarebbe brutto fregarsene e tirare le palle per dire la verità. Non sarebbe brutto spargere di nuovo liquido seminale sulle tue coperte. non sarebbe brutto. Ma dato che abbiamo detto che ci saremo dimenticati il passato staremo ancora sdraiati sull’asfalto. E seguire dall’alto le volanti dei carabinieri e delle ambulanze portarci in un ospedale. Li seguiremo fino li. Poi le autopsie sui cuori infranti sporchi di catrame con una lamiera conficcata dentro mi da senso di fotografia stile Dreamer. E i miei e i tuoi punti di vista sono sfocati. Sono sfocati. La messa a fuco non viene. I NON nostri zoom a raggi x ci fanno capire più di quello che vorremmo vedere. E pensare a come le farfalle si posano sulle viole. E come pensare stare sulla ricotta. E sentirmi dare atteggiamenti falsi. E sentirmi dire che i miei atteggiamenti sono incantevoli nel compiere alcuni gesti mi fan mettere a pari il mio stato umorale. E ci seguivamo e non ci siamo mai più trovati. “linee parallele che non si incontrano” e non ci incontreremo questa volta. Perché le strade pur percorse al contrario in contromano fanno pensare. ovviamente la vie en rose

lunedì 29 giugno 2009

Rinneghiamo tutto. Rinneghiamo. Facciamolo.. Le serenate dislessiche e stonate che ti potrei fare al portone. Le serate che sarei potuto essere sotto casa tua. Che poi tu non saresti mai scesa. E le foto che non abbiamo fatto. Come le foto che mai ci consoleranno. Mi fanno male gli occhi. Mi fai male te. Mi piaceva l'idea che questo messaggio fosse quasi un documento, la fototessera precisa di un momento. Geograficamente e sentimentalmente sincero. In poche parole reale. Buone notti. Cercando di non andare a dormire alle 6’00. Pensando alle persone idiote e i loro film da trip mentali. E mi dico. Come possono certe persone infangare cosi inutilmente il loro cervello. Si insultano e si ribellano di loro stessi senza pensarci. le cose non cambiano si mutano, si evolvono, si trasformano gradualmente. Ma aimè non cambiano. Non cambiano. E il filo di rame per aggiustare gli occhiali. Non spalmarti sulla sabbia. Esplicitamente vi dico che vi ammiro. La vostra capienza mentale è più avanti della mia. Talmente avanti e cosi priva e piena di spensieratezza che vi ammiro. Il problema? Io non lo so. Sembra che le cose vengono, ti ridono in faccia, ti deridono, ti illudono, ti beffano, ti inducano a pensare cose che alla fine non sono. E ci caschiamo poi pensandoci arrivi alla conclusione che stiamo cosi correttamente fermi che nemmeno un terremoto potrà spostarci. E un giorno oltre a solcare i mari. Andremo a farci le foto nelle cabine per la fototessera. Per scappare con passaporti falsi. Per scappare. Più che altro io. Ma non scappare dalla vita reale che mi circonda ma scantonare molte cose ingiuste. Adesso ti direi. Io non credo. E non credo. Come tu non credi. E come tutti noi non crediamo. E in macchina con la testa ad occhi chiusi e le braccia fuori dal finestrino mi sentivo vivo, i 150 km/h di Emiliano erano quasi un piacere per le lacrime che mi uscivano dagl’occhi per il troppo vento ma mai come la pelle d’oca e il pianto dentro di me nella macchina di Tommy con canzoni effetto fumogeni lacrimogeni. Sempre ad occhi chiusi perché ad occhi chiusi puoi sognare. E vomitare. E scopare. E vedere il buio anche sotto il sole. O dormivamo ad occhi chiusi sull’asfalto con le mani da cuscino. Che poi personalmente toccare le mani di un’altra persona, sentirne la pelle sentirne il calore è qualcosa di perfetto, per questo non le tocco.

storie

E il nostro cuore vieni calcolato in kilobite. O come si scrive. E ora per te eccomi inciso sull’asfalto mentre sbratto e ti vomito addosso. Poi mi piace farti incazzare. Mi piace essere dio. Mi piace mettermi non sempre le camice. E forse sei un emozione. E forse ti metterei la testa nella sabbia per farti strozzare con la sabbia. Intanto sorseggiamo della buona birra offerta come sempre. E domani ci spelleremo a vicenda. E ci scoppieremo i punti neri sulle spalle. E gli occhi si faranno più chiari. E sembreremo più belli. E fumeremo le nostre sigarette sciape. E gli occhi che guarderanno i fianchi degl’altri mentre i mie guarderanno le merde dei gabbiani sui scogli. E i negri che ci vendono il loro sudore. E mangiare il cocco che non è mai bello venderlo. Avere i capelli stoppacciosi. E cercare di baciarti. E di baciarmi. Ma tanto che male fa. Basta baciare il mio riflesso. Sull’acqua di Anzio o Nettuno che al solo guardare mi vengono i funghi su tutto il corpo. Intanto i miei amici non parlano. E se parlano ogni loro cosa non mi convince. Ed è per te quello che faccio. Intanto i calci li abbiamo sempre presi e sempre li prenderemo. Intanto i bottoni si rompono. E le dita non riescono a mettere il filo nell’ago. E quindi finisce tutto. Poi chiameremo te per rattopparci. E quando siamo ubriachi tutto il mondo ci è simpatico e vedendoti tu non lo sei. E mi dici che ce l’hai con me. E io non ti capisco. Cosa è che ti ferma o mi ferma. Sei hai il rosso io non mi fermerò. Se hai il verde nemmeno. Sai che male c’è non abbiamo abbastanza palle per urlarcelo in faccia. Intanto in paradiso faranno tanti concerti. E dio se la spassa a mignotte come Berlusconi. E io? Io non ero dio? Io chi sono. Non ho te . e non ho me. I Diaframma dicono che IO HO TE. Ma non è mai cosi. Oddio! La ripetitività delle cose inutili e futili per la mia mente. Fa bene cazzeggiare e masturbarsi al sol pensiero. Qualcuno ha i sogni nella testa, e lo sai che mi fa pensare, a una scimmia sperduta in un intero oriente in mezzo ai giapponesi. E questa è una bella scimmiata. E sono storie. Lunghe storie. e se la gente non vuole che beviamo sarebbe meglio con non ci colino l’alcool. Noi siamo ancora capaci di reggerci litri e liti e ridi di vino.

E' per te

Che poi ci sono dei problemi nell’intreccio dei fili che non permettono la fuori uscita della mia voce dalle casse.. quindi spazientitevi pure ad aggiustarle. Non mi sentirete mai. I tuoi capelli incerti come me. Sono incerto come i tuoi capelli. E gli occhi rossi per le ore che parliamo sul computer. Le ore e i giorni che non dormo solo perché credono di avere ragione. Mettiamo pausa e mandiamo indietro il nastro. Che poi lo abbiamo anche smagnetizzato. Come è smagnetizzato il nostro passato. Intanto modello il pane per fare un anello di mollica. Ma la cosa è impossibile. Si secca e non si modella. Non arriverò mai. E non arriverai mai. Ho premuto troppe volte quello che sembrava essere il tuo occhio. Ma perché non ti sei mai fatta male? Perché non ti sei più girata? Tu ora come stai? Poi ci diranno di ricoverarci nella stessa clinica, cosi dicevano, che poi noi staremo nei ripostigli appesi come camice. Come camice mai stirate. Come quella che avevo ieri pomeriggio. E come quella che indosserò oggi. E come quella che indosserò domani. Domani è già ieri. E ieri è già domani. Il presente è già passato. E il futuro non esiste.

martedì 23 giugno 2009

è lo stato confusionale

prima di dire cose che non voglio te le scrivo qui. Su fogli del cazzo digitali per bestemmiare porco dio. Che poi non capisci. Perché non mi capisci? Io non mi spiego. Cos’è questo male che mi divora dentro. Lo stomaco. Le budella. La merda. Che poi darebbe meglio cacarla, sarebbe meglio dirle tutto in faccia. Poi amore, amore, amore e amore ancora. Che cosa devi dire, che cosa devi fare per amore? Dare la fregna dare il pisello. Dare il sentimento. Dare qualcosa. Io te lo metterei a pezzettini il mio cuore su un piatto d’argento ma io so che non lo accetterai. E ogni giorno il mio cure cresce sempre di più. e per non farlo esplodere te lo ripresento. Ci pregavamo sulle gambe, ti piangevo sui capelli cazzo! Sui capelli! È possibile che non lo vuoi capire. Ma non è per te. Camuffo sempre tutto. E intanto ascolto la poesia che Valentina mi ha letto. E piango per te. Cazzo io piango. E rifletto sulle lacrime che sono bagnate. Voglio del buon vino e non pensarci. Voglio te per non pensarci. E non passeremo questa mano nemmeno con una coppa d’assi. Dovremmo avere casse toraciche più grandi. Dovremmo avere fame. I nostri giubbotti anti proiettili contro questi alieni non funzionano. Siete dagli alieni. E paradossalmente non so cosa cazzo sta pensando la mia mente. E quindi vorrei dire una parola scontatissima che non vorrei dire: vaffanculo. È lo stato confusionale che ci fa sbattere la testa sulle piante spinose e grasse. È lo stato confusionale che mi dice quello che dovrei fare.

sabato 20 giugno 2009

suona un po'

Alzavo le ciglia per i tuoi sguardi strani. Come siamo strani. Le mani io non te le stringo più. Tanto che male fa? Che male fa abbracciarmi? Che male fa illudermi? Che male fa sentirmi osservato? Che male fa il tuo parlarmi a forza.. intanto. Intanto io scrivo, suono, registro, cammino, penso, mi spello, combatto, dormo, bevo, fumo, mi chiedo cosa ancora devo fare. Se tutto questo è qualcosa ditemelo. Se dici che la parola amore è qualcosa di immenso io non ti credo. Se mi dici che odiare è qualcosa di immenso ti credo. E come. E i tuoi pantaloni. I tuoi denti. I tuoi odori mal andati e il tuo collo unto. Cresceremo con le nostre energie. Cresceremo anche senza l’uno con l’altro. Non mi sento. Non ti sento. E sai che cosa c’è. Non mi rimane che fottermi relativamente. E le antenne che erano le tue mollette per i capelli. Ti devono andare a fuco. I tuoi bicchieri devono allontanarsi da me. Oddio i pensieri sono cosi tanti e confusi che mo fottono. Non so cosa vorrei dire con questo so solo che mi libero. Il problema non si colloca si crea. Tutti. Mi auguro che presto ti arrivino i miei soldi per ricostruirti il cervello. I mie appelli sono vari e disconnessi. E non diventeremo qualcosa. Credimi cerca di credere. Io più di quello che faccio non posso. Intanto i fiori nella vasca stanno crescendo.

venerdì 19 giugno 2009

le occhiaie di chibiusa (non hha senso il titolo non sono im ne ma suonava bene.

La nostra musica era nell’ascoltar dell’abbaiare dei cani, e usavamo lo yogurt scaduto per il troppo tempo tenuto in frigo per dipingere le pareti. E poi ci scrivevamo le nostre frasi migliori con le mani impregnate di catrame, le scriveremo sui muri o sul pavimento in cui costeggia il tuo letto. E dai il meglio di te nei tuoi momenti ebbri , sbronzi e fumati da me. Davamo del meglio. Si lo davamo. Poi subentrano scende diverse che impediscono il crollo di noi. Però crolliamo sempre. Gli argini e le fondamenta erano carta straccia per le nostre ossa ambizionate al non cedere. Se si dice ambizionate. Il mio italiano è maccheronico come noi. E poi le nostri frasi bioadesive attaccate ai nostri occhi ci impedivano di vedere ciò che veramente siamo. Sai chi siamo? Io lo spero. Tu lo speri. E tutto loro non lo sperano. E nemmeno io. Le farfalle nel tuo stomaco rappresentano voglia di masturbare la mente agli altri. E poi colorati anche le dita con lo smalto. Che poi deve essere tumorale. E ci andremo a fare un tac insieme. E saremo più contenti. Come non lo eravamo mai stati. E per ammazzare il tempo ammazziamo il tempo.

martedì 16 giugno 2009

solo perchè

ti ho detto che ti avrei sterilizzato a suon di pillole. e non è per te. come tutto ciò che sto scrivendo. non è per te. Dopo 75 ore di scontro ci ha sbilanciato e sterilizzato sul lato del ring. Le scosse dentro di noi ci hanno frantumato le ossa come le macerie all’aquila. Dovremo lavarci. ti ringrazio per essere stati con noi. Poi le storie da 1000 e una internet che ci impegna in conversazioni stupide e serie. Solo per dirti che oggi mi sentivo respirare ad occhi aperti. Che poi era aria condizionata. Poi notare che oggi è la prima volta che mi vedo fumare solo perché ero davanti lo specchio. Con un dito ti mandavo a fare in culo. Con un dito puoi fare qualcosa. Con più dita potresti uccidere una persona. Che poi è ancora lontana Berlino. Non si vede. E questo mal di gola mi fa male. Solo perché la mia cena è composta da cereali. Sai mi sento un po’ scosso. Amorfo. Peggiore più di quanto tu possa pensare cara merda. Cara merda stronza. Cara stronza. Merda. Perché insultare la persona è una delle cose che mi riesce meglio senza dirglielo in faccia. Però ti devi fare male. Gli abbracci kilometrici non ti arrivavano. I baci dalla periferia non ti arrivavano. Le mie prime luci del mattino non ti arrivavano. Le mie stelle salenti non ti arrivavano. I colpi lanciati dalle armi da fuco dal Pakistan non ti arrivavano. Io non ti arrivavo anche se ti ero in faccia.E vedere bianco perché le nostre teste si trova dentro una maglietta. bianca.

giovedì 11 giugno 2009

Non possiamo vivere di yogurt

Perché non possiamo. E saltare e ballare. E poi mi sento deformato di sentimenti e di spina dorsale. Lo sai. Io l’ho sempre saputo che i miei polmoni e i miei reni non sopportano più nulla. Ma non l’ho mai detto. Il mio mal di gola si spinge sempre più. Il mio mal di gola mi chiede asilo politico per non urlare più. Il mio cuore non è più un muscolo involontario e batte quando decido io. Vedere te che mangi, vedere te nei film, nei libri, nei pianoforti mi da l’ansia. Quando uno cerca di dimenticare ecco che torna. Sapevamo che quelle bambine continuavano a ballare a palazzo barberini. Sapevamo che sarebbe finita male. E le lacrimi di troppo che spesso e volentieri ci fanno straripare anche il vomito. Perché è un rigetto. Preferirei vomitare. Ed è come il mare. Ed è come la mia ansia. È come il prato. È come i miei meriti mai presi. Sono come i miei abbracci anche se non sembrano veri. Cercherò me. Non ci saremo mai più visti. Simbolicamente è cosi, ma perché ti vedo in ogni cazzo di cosa. Non mi piace. E sei il migliore. Sei la bramosia che è in tutto. E poi vediamo gli ippopotami solitari. Che bevono acqua per non morire. Le mie labbra secche e rotte dai mie denti. I cd regalati che non saranno mai ascoltati. Gli yogurt che ci nutriranno ogni giorno al pranzo. Gli yogurt che ci inacidiscono. Gli yogurt. Desidero fare qualcosa che non mi sfasci e non mi crepi dentro e fuori. Le occhiaie post dormita da autobus sono sempre evidenti. Mia sorella torna da scuola e mi dice:- cosa hai mangiato? io rispondo: yogurt.

lunedì 8 giugno 2009

la luce è spenta

E come il sale su una ferita ti sale in corpo. Non posso vederti, mi dai l’urto. Non sopporto i tuoi falsi sorrisi. Non sopporto quello che non dici e se dici qualcosa è di una certezza che credi sia una tua certezza ma non è cosi. E non avremo nemmeno posto per scopare da qualche parte. Non avrai posto per scopare da qualche parte. Più visibile di cosi non si può. Poi mi vedi in percentuali. E vedi che sono al 30% di me stesso. No non ho voglia nemmeno di abbracciarti e di salutarti. Ormai quello che ho capito è che fai con tutti cosi. E io che ci credevo veramente. Avevamo occhi duri e neri. Che poi domani mi incontro con Alice a fare foto (che non è la cugina di Marta). E poi andremo a vedere Arianna che suona il pianoforte divinamente a palazzo Barberini. Poi sentirmi dire insulti e cazzate sul mio conto. Se vuoi urlate io non vi sento. Se voi parlate di me io non vi sento. Ci eravamo imbucati cosi tanto nelle fratte al parco degli acquedotti che non ti vedevo più. I nostri vestiti erano seppi di piante. I nostri vestiti più che altro i miei. E sai cosa mi da più ai nervi la messa a fuco delle reflex. Nemmeno riesco a mettermi a fuco. Davanti lo specchio mi guardo gli occhi che si avvicinano alla luce e vedo la pupilla dilatarsi o stringersi al cambio della mia posizione. E oggi non ho nemmeno mangiato. Vedremo ora la tv. E andremo a fotografare gli aerei. E vedere il cielo dalla cemento del parco, sdraiati sul cemento mi ha fatto male alla testa. La cupola tremenda di questo mondo, avere paura di una cagata di pettirosso, avere paura perché dopo essermi alzato dopo la sigaretta vedevo tutti puntini gialli. E non ti preoccupare. Vai con il tuo tremendo amico. E ricorda che io non dimentico. Non sono un tipo normale. Mi rimane tutto impresso. È un dettaglio irrilevante. E intanto berremo ancora del martini con un oliva marcia che galleggia. E sai ci faremo e voglio farmi questa volta. Vai a fare in culo a te e le tue percentuali. E intanto corri che ti fa bene. La periferia offre molto e niente. Avremo male allo stomaco ricorda. E la lucciola ormai è di casa, la vedo sempre dentro l’erba alle 3 di notte è sempre li. E il mio gatto piange perché i cuccioli di gatto non so nemmeno io dove sono stati buttati.

sabato 6 giugno 2009

mi bombarda

Metterci sul letto devastati/o. e metterci sullo sterno la testa di un peluche di dimensioni allucinanti mi fa pensare che sulle mie costole ci sei tu: visetto di pezza, mani di porcellana e occhi fissi al muro. Poi la mia mano si posa su quello che sembra essere il suo seno, la mia mano lo sfiora e vedo crescere rose.

giovedì 4 giugno 2009

il famoso valzer

Eri veleno. Ma puoi scendere dal piedistallo perché non sto parlando di te. Eravamo tutti da bere, tutte da bere. Sparavamo alle nostre bocche centrando bene la gola cosi almeno si arrossava e potevamo dire che le placche ci divoravano la gola. Sapevamo essere innamorati ma quello che ci riusciva meglio era odiare. A questo cielo dico che può continuare ad illuminarci per tutto il tempo che vuole. Magari però fottesse le mie cervella con un po’ di luce.­­­­ I barboni a piazza dei consoli dormivano meglio noi. Poi ho scoperto che non vorrei essere mai come te, ma cazzo ti rendi conto? Eravamo siamesi. Mi fa un effetto strano. L’ascella protesta per il troppo calore, tu protesti perché non hai mai giocato con le bambole ma solo con PERSONE. È un bel gioco vorrei impararlo. Però gli fai male ma come fai? Tu sputi parole come i terroristi sparano ai plotoni Americani. Poi mi dici che con un piercing non ci starei male. Mi dici che mi dovrei tagliare i capelli. Intanto i netturbini ti passano a prendere e questo mi da una felicitazione di quelle allucinanti. Avremo gli occhi stile fari del mare. Avremo gli occhi bionici addirittura. Avremo gli occhi rossi. Avremo gli occhi lacrimanti. Avremo gli occhi aggiustati con garze, cerotti e collirio. Avremo gli occhi. Almeno li avremo. Qualsiasi cosa faremo lo faremo con gli occhi malandati. Arrivavo con il bus. Arrivavo con il treno. Arrivavo con la macchina. Insomma arrivavo. E tu? E tu? Non ho mai ballato un valzer con te e mai ti degnerò di ballarlo.

rispondo a te

potrei scrivere e potrei non scrivere. sai, ascoltare i silenzi il più delle volte fa bene, ma a me ascoltarli fa venire il male allo stomaco, sento i vermi del mio stomaco vuomersi. le nostre anime sono inacessibili persino dagl'occhi. c'è chi sa mentire e chi ancora mente, uno sguardo mi fa capire la mediocrità e la instabilità del propio essere in se stesso. sappiamo affrontare bene quello che ci circondo fino al punto che c'è qualcuno che ci brama la pazienza e intelligenza. per questo a volte ho opinioni diverse. dalle tue. dalle mie. credo ci siano persone che anche se hanno occhi armoniosi come anime non sappino cosa significhi la parola verità. che poi sta nell'atto del dare e del ricevere, non che si debba sempre ricevere ma nello stare bene con se stessi. e con gli altri. come si vivrebbe senza uccidersi un po'?

martedì 2 giugno 2009

SAPESSI

Ma lo sai che non farebbe male se bevessimo il nostro sangue infetto dal virus dell’HIV. Poi dente passa sul mio computer e rende tutta questa giornata una giornata fondamentalmente di merda. Non voglio sapere cosa farò di me tra qualche minuto. Tanto alla fine amarmi non vuoi e io di amarti ci penso ma non voglio. Amare fa male. L’amore non è bello. Sentire certe cose da fastidio. Sentire certe cose mi da l’odio in corpo. Mentre tu ridevi con quel coglione io mi proteggevo dalle tue parole ebbre con uno scudo di plexiglas e mi sposavo con te immaginariamente pensando di sostituire al suono delle campane quello dei clacson della macchina di Tommaso. ti dicevo buone notti perché non ci saremo mai più visti. E sopra il mio cielo ci sono solo pannelli solari che non so da quale sole prendono energia. Sono stato acquistato imprevedibilmente da te, poi come i giocattoli dei bambini sono stato messo in uno scaffale o buttato in un secchio o su una mensola. Vediamo se riuscirò a capirlo.

lunedì 1 giugno 2009

the stars

Le stelle dei miei occhi scorrevano in quel fiume. Nei tuoi occhi non ci sono più i nostri giorni. Noi siamo cosi aggressivi ma per quale strano motivo non saremo nemmeno dovuto esserlo. Beviamo il nostro collirio che ci disinfetta questo alito profumato alla cipolla. Ancora continueremo a scavare per trovare il nucleo del tuo cuore. Poteva esserlo. Poteva esserlo. Quello che non pensiamo il più delle volte è. Le banche chiudono cosi anche io. La musica finisce e cosi anche io. I pensieri finisco e cosi io NO. I pensieri infiniti per l’orologio che ci manda avanti.. vogliamo solo un giorno normale. Non perfetto. Ascoltando i cream ti dico seppur a te non piace questo tipo di musica : SUNSHINE OF YOUR LOVE.

sabato 30 maggio 2009

ecco

pensa che virgilio voleva dare fuoco all'eneide. si ma parecchi rifiutavano la loro opera se prima non l'avevano rivisitata infatti lui è morto prima di poterla rivedere e aveva lasciato detto a un suo amico di bruciarla ma non lo ha fatto..

giovedì 28 maggio 2009

COMEDEIRITI

come dei riti. post 9 ore dalle morte di mia zia sono le 1'15 e sento i miei cugini e mio zio incominciare una cantilena che incomincia a dire "AVE MARIA!" mi mette paura, sembra una cosa cosi strana, le loro voci cosi basse e sentire che tutti insieme stanno pregando mi fa un effetto strano. ora c'è il padre nostro. non riesco a dormire. non riesco a non ascoltarli. oggi per loro è stato un brutto giorno. oggi per me probabilmente un giorno come gli altri. sarei piu stabile se credessi in un dio. e probabilmente non avrei paura di quello che stanno facendo ora.

mercoledì 27 maggio 2009

è la prima volta che vedo un morto.

Un motivo per non vedere le persone quando sono morte? semplice.. per non ricordarle con il loro viso morto. meglio ricordarle vive. ho fatto una cazzata.

27

Intanto muore mia zia. Di tumore. Sentire i pianti dal piano terra non è poi cosi bello. Sono le 14:59 e lei è morta. Oggi è 27. Questa è la settimana dei funerali. Questa è una merda. Vedere la mia faccia perplessa e sudare per le pasticche che prendo. mi dicono che non ho interesse per nessuno. Dio mio che cazzo faccio. Spreco energie inutilmente. Non mi resta che denunciare le mie mani. E aspettare che il funerale abbia inizio. Non sono mai andato li su. E sinceramente non ci vorrei andare più. Sentire i passi. Sentire la morte, da un effetto strano. Credere ci rende un po’ più vivi. Sapevamo dovesse morire. Sapevo che questo giorno sarebbe arrivato, sapevo che le loro lacrime sarebbero state tante come lo sono ora. Addio.

martedì 26 maggio 2009

CREDEVAMO

Prendevamo le nostre macchine per andarci a sposare sotto le nostre torri Eifel che erano le antenne per condurre l’elettricità nelle case. E al semaforo rosso ci fermavamo, e appena il verde scattava cominciavamo a camminare. Cominciavamo a camminare. Come due sposi nel corridoio della chiesa noi camminavo sulla strada aspettando qualcuno che ci investisse per passare in quel corridoio dentro una bara.

domenica 24 maggio 2009

NON

perdonami per tutto paolo. perdonami per il tuo animo insensibile che ora sta diventando troppo inaffidabile ovvero troppo sensibile. non mi devo perdonare niente non devo. poi sentire il mio cuore pulsare per la madri morte di tumori. e i tamburi domani suoneranno. le campane domani suoneranno con punti di suono con intervalli regolari. con crisi interiori di tutti noi. con gli abracci sterili e vendicativi di chi ci odiava o di chi credeva in noi stessi. farei la mia parte, farei bene la mia parte reciterei bene me stesso se solo io fossi al suo posto. potrei scoppiare a piangere potrei scoppiare come un petardo sui gradini delle case delle vecchie, solo per il gusto di mettergli paura. e poi mi sento stupido. vorrei svagare il mio essere cosi superficiale, vorrei svagare il modo maledetto in cui sono fatto.

sabato 23 maggio 2009

E POI

che poi siamo andati in corto circuito. che poi mi dovrai vedere anche oggi sbraitare contro di loro. che siamo andati avanti, ma sicuramente sull'autostrda andavamo a 50 km/h come quando c'è traffico o come quando non si è capaci a guidare. quindi tagliami i capelli. tagliami i capelli. poi ti dedicherò via internet dato che non potrò vederti e tu non potrai vedemi una canzone di Rose Melberg. come piaceva a noi due solo chitarra acustica, che nel mio caso è classica. e tu come sempre nei mie casi sei classica e prevedibile.

martedì 19 maggio 2009

ATAXIA. IL PC SI SCARICA E SMETTO DI SCRIVERE

Intanto nel fra tempo stiamo sull’altalena a dondolare e a vedere il sole riscaldare la mia testa, vedere l’erba e con un bastone in mano scavare l’erba e poi arrivare alla terra. No. No. No. I miei amici sono in macchina a dormire, altri sono una casa 2x2 a dormire su un divano che puzza di urina portata dai due cani trovatelle. Avevamo deciso di vedere un film. Ma dopo svariati minuti ci siamo abbandonati tutti su quell’urina. Poi i posti cosi scomodi per il dolce dormire si sono trasformati in vecchi ricordi. Intatto la mente è pazza. E abbiamo le pile quasi scariche. E in questo lasso di tempo che spero che qualcuno si svegli, ascolto maggot brain e gli ataxia a stecca dal pc. E ci sottolineeranno come gli errori evidenziati in penna rossa. Solo errori. Hanno inventato sistemi per correggere le frasi, non possono inventare qualcosa per correggere queste sterili giornate, questi pensieri che continuamente mi assalgono?? Del tipo come le persone che cambiavano posto in vecchi ricordi. Sinceramente dopo 1 ora di sonno non capisco un cazzo. La leggera polvere di acqua sulle piante e su gli alberi mi fanno addormentare le ginocchia che sanno erba appena tagliata. E vediamo il piedi per farlo svegliare. E intanto mi lanciavano bottiglie di birra addosso la quale cosa fa molto incazzare paolo. Abbiamo 10 minuti di autonomia. Per disperarci ancora su questo foglio mentre sentiamo suonare il clacson alle macchine, anche i cani dormono. E io no. Mo sto leggermente fracassando le palle mentre mi gratto la testa e cade un po’ di forfora sulla tast

venerdì 15 maggio 2009

ROSE PLEBEE

Siamo come fiori in fiore. Beviamo del buon tè. E ci sfaccettiamo le rughe ovvero pieghe che abbiamo sulla fronte. Ci grattiamo la testa sentendo bene i discorsi delle persone nei luoghi chiusi. Ci crediamo e ci ascoltiamo. Poi vedere che tutto cambi forma davanti a te, vedere che anche il muro cambia forma. Vedere le scritte sul muro bianco e pensare ad un modo per impiegare meno tempo nel cancellarle. Il giardino è formato da rose di troppi colori. Ti portavo addirittura le rose. Sai ho una rosa ancora nella casacca. Da due anni. Ma non è pere te. Sai che mi gusterò cosi bene questo bel finale in bianco e nero in diretta sulla mia vita? Lo sai che imparo ogni giorno a sminuirti?. Poi mi dici -dio non chiamarmi più anche se non ce la faccio!-. poi mi vengono a fare gli assalti varie persone nel mio cuore che sa di deodorante ammuffito, deteriorato, stantio, andato a male come tutte le cose che continuo a formarmi nella testa. Poi sentire canzoni al sapore di rose. Siamo ancora giovani per i pentimenti. Siamo troppo contrari a quello che vorremo. Siamo schietti per affrontarci, sai le sfide se vengono gettate in faccia vanno colte al volo, io la sfida anche se all’apparenza sembra persa, l’ho vinta. Sei una povera in cerca di sesso. E lo sappiamo un po’ in tanti. Quindi cercati un bell’organo. Suona un bell’organo. Magari quello delle chiese. O un bel pianoforte. Che però sia maledetto. Ti maledirei con tutto il cuore dalla mattina alla sera e non è per gioco. Ti farei del male e non è per gioco. Desiderò il peggio per te e non è per gioco. Facevamo giochi troppi grandi per noi E NON E’ PER GIOCO. Ci siamo cosi incazzati che dal muro di quella casa per poco non cadeva l’intonaco. Poi pregare la mattina per una santo che è morto e non risorto. Ti dico grazie ma non ti do importanza. Ti dico ciao. Perché non hai importanza. La lontananza è qualcosa di sublime che ricuce i pezzi degl’organi vitali. Lavoravamo come schiavi nelle notti dalle stelle che ci correvano sui piedi.

domenica 10 maggio 2009

CE LA SIAMO INGOIATA

Poi sono contento per non essere diventato padre a 19 anni. Appena mi connetto mi dice con tono rassicurante che gli è tornato il ciclo. Poi mi arrivano le palpitazioni al cuore per i miei amici nelle condizioni che io ho provato fin ora. Poi ce la siamo ingoiata senza pensarci su. Ce la siamo ingoiata questo bellissima giornata. Gli occhiali ci sono serviti per coprire le occhiaie e per non fare vedere il nostro umore agli altri. Poi la street ce la siamo fatta noi ad Artena, ci siamo rimboccati le maniche e aspettare che qualcuno arrivasse per andare a trovare i nostri cani, poi ballare sul piscio stile i coglioni che vanno in disco. Poi ritroviamo le nostre anime inaccessibile ritrovarsi in un palmo di due mani. Sentire il tatto delle mani. Poi non ci resta che bestemmiare. Mangiare un panino e bere un cocktail scroccato da una mia amica. Poi arrivare alla sera che abbiamo le palle calate fino ai piedi. Pensare alle braccia e le mani come alberi in terra. Poi scoprire che noi per gli amici ci faremo dare in culo, noi per noi ci facciamo anche mettere i piedi in testa. Poi cercare di immaginare che dai lampioni della mia città ci dovrebbero essere troppe persone con un filo al collo e piedi che mancano 40 centimetri per toccare l’asfalto. Poi incazzarmi e sperare di farmi sentire per qualcuno che mandava giù mezzi trip. Deve morire. Poi nel cesso prima di pulirci il culo, con la carta igienica ci togliamo le lacrime dagli occhi e poi ci puliamo il culo. Poi non abbiamo abbastanza ispirazione per farci e parlare con i cofani delle macchine. Il filo che girava budino del pachistano si rompeva sempre a metà, e non ci rimaneva che ridere a pensare alle aquefrigide e alla loro canzone mentre glia altri giocavano a pallacanestro. Ci siamo superati i limiti concessi, e ci siamo rotti. Prego prego.. gialle erano, ci siamo depressi, e seguitavamo a dire DEPRE. Ci siamo finiti troppi ventoni di sigarette, e ci eravamo abituati alle canzoni deprimenti che mandava il cd. in una sola parola? Ci siamo inoltrati tutti e 5 negli stessi stati d’animo che avevamo.

giovedì 7 maggio 2009

STELLE SALENTI

Che poi ascoltare Amelie in metrò era il massimo, vediamo le macchine attraversare con il rosso, le persone che attraversano con il rosso. E alcune macchine che si fermano con il rosso, a formare tipo il tetris. È nella natura umana rubare per formarsi, rubiamo emozioni, atteggiamenti e frammenti di persone per creare noi stessi, siamo dei ladri in cerca di qualcosa che non c’è in noi. Poi lei ha sempre la meglio su di me. Poi penso che io so che il tabacco mi fa male come mi fai male tu, soltanto che il tabacco non lo sa e nemmeno tu. Poi mentre ci fumiamo noto che i denti mi tremano simulando il suono dello girare delle eliche di un elicottero, mentre il fumo mi esce dalla bocca. Che poi ricordi quando lanciavamo i sassi in aria? Ricordi che li volevo lanciarle cosi in alto da farle diventare stelle salenti invece che cadenti solo per te? Ho sempre voluto fare il contrario. E ancora lo faccio. Soltanto che i nostri sassi non arrivavano alti 40 km e arrivare nello spazio e poi bruciare, quindi non ci rimaneva che esprime desideri nelle notti di San Lorenzo e vedere le stelle cadenti entrare nelle nostre pupille, poi esserci accorti che il più delle volte erano satelliti militari. Con una certa modestia mi dicevi che mi avresti voluto vedere ancora, ma io non so fino a che punto spingermi. Ma ma ma sei li? Ok.

lunedì 4 maggio 2009

CI SIMAO DIPINTI DI BLU

Ci dipingevamo di blu
Che poi sarebbe stata l’ora più silenziosa. E mi dici che potresti essere gravida. Mi dici che non senti lo stimolo del ciclo, poi mi dici che ti senti il seno duro e dici che potrebbe essere un buon segno. Mi dici che le perdite, anche se non mi farebbe molto piacere saperlo ci sono state, quindi sarebbe un buon segno. Poi mi dici che sarebbe stato bello avere un figlio con me. E ho paura per questo. Poi scopro che sarebbe più facile morire per la persona che vorrei amare che morire di vecchiaia per quella che amavi e sta con te. Intanto c’è gente che ci dipinge come i pavimenti delle metro. Vedere le persone tutte uguali. Oddio che mancanza di stile quando le persone si innamorano. È come un albero decapitato, o un ramo tagliato. Come posso dire in fin dei conti l’innamoramento prematuro è sempre uguale come le cinesi. Il sentimento che provo la prima volta di essere innamorato lo provi con la seconda, la terza, la quarta ecc.. quindi è inutile dire. Ci amiamo continuamente e tutte le nostre vite sono all’insegna dell’uguaglianza. L’ho sempre detto che le cose non cambiano ma si trasformano. Poi ci fanno fare i romanzi sulla nostra vita. Solo per impicciarsi dei cazzi nostri. Poi mi dici che ti piacciono le margherite. E intanto io provo a fotografarle con un libro sovrapposto sotto. Poi vedere una ragazza sulla metro avere sulla mano solo un unghia più o meno lunga, probabilmente finta. Vederla e pensare: con quel dito o ci si scaccola o ci si masturba. E ho riso. Rido spesso e parecchie volte. Rido da solo. Il più delle volte. Poi mi rispecchio in tutte le cose. Riveder le bombole del gas comporta un pensiero assai strano, ovvero pensare e emanare gas dalla bocca e bruciare la gente che più ti sta sul cazzo per il puro divertimento di vederle strisciare per terra come lucertole spalmate sull’asfalto. Poi mi mordi le mani. Poi quante volte abbiamo bestemmiato? Stiamo diventando più blasfemi del solito. Quanto catrame. Thc abbiamo in corpo. Quanta vitamina K ci è rimasta dentro. E poi pensare all’ora più silenziosa. Ancora. E ancora. Rivedo le foto e penso alla malinconia. Alla realtà e alla metafora. Poi cerchiamo di affogare nel mare gelido do anzio, che al solo pensiero mi vengono i funghi sul pisello. Poi notare che a tutti i miei amici pende il pene verso sinistra, notare i visi igniari della gente perversa, ascoltare Luxuria come idioti e ridere a dirotto come i bambini neonati per una pernacchia. Poi parlare dei vari problemi e modificare le varie faccende scolastiche. Poi scoprire di non seguire la regola delle 5 W, più che altro non sono un romaziere. E nemmeno un coglione che scrive. Poi vedere cambiare le sue mani, vedere che forse non volere e potere. Cambio le cose come mi capitano. Poi dirvi che non è il fatto del sesso della droga o di quel coglione del rock’n’roll. È solo che ci piace cosi, e fa molto più trasgressiva la cosa. Imitare le rose, imitare le margherite sarebbe impossibile dato che le vuoi, e poi sentirmi dire di avere una bella voce non ha prezzo, sentirmi dire che sono una cosa strana mi rende più felice. Questi giorni sto leggendo troppe preghiere che mi fanno riflettere. E mi rendo conto che le persone che ho intorno sono sempre più idiote, e falsi conoscitori di mafiosi ecc. poi giuro vorrei ridipingerti di blu, in quell’ora più silenziosa. Poi ci siamo ubriacati due volte in una settimana. la prima della settimana ero in uno stato pietoso, i miei amici mi scoreggiavano in faccia e io nemmeno me ne accorgevo, mandare a fare inculo Carlo l’uomo intrippato con i mezzi trip in casa, che mi lancia le pistole luminose giocattoli con i rumori stile guerre stellari. E per che, per essere veramente guariti Hai bisogno di tirare la vita.

La vie, c’est comme une dent
D’abord on y a pas pensé
On s’est contenté de mâcher
Et puis ça se gâte soudain
Ça vous fait mal et on y tient
Et on la soigne et les soucis,
Et pour qu’on soit vraiment guéri
Il faut vous l’arracher, la vie.