sabato 11 luglio 2009

Scomponiamoci

Un polinomio si dice scomponibile in fattori quando può essere scritto come un prodotto di 2 o più polinomi di grado inferiore. Che poi siamo in due e io sono di grado inferiore verso quelli che sono di più. sono scomponibile, e mi scompongo per gli altri e per te, arrivo fino a dare il culo. E mi vergogno un po’ nel dirlo , e se questo non comporta delle cose giuste è perché voi non sapete accettare. E sniffiamo ancora un po’ di buon napalm. E le ossa dicevamo che non si sarebbero mai rotte, invece eccomi qui tutto da riparare e non so come e perché mi dico cosi. È come la mia voce. Se prendo bene aria dai polmoni riesco a concepire note molte alte. Se ne prendo poca e tira poco non arrivo nemmeno a fare la nota più bassa. E poi siamo plastica. E che cosa facciamo mangiamo plastica?? È qui che sbagliamo. 365 chilometri per corrermi addosso sono pochi. Eppure non ti vedo. Non mi vedi. Non ci vediamo. E sprecherò tempo nello scrivere da solo. E a lavarmi i capelli. Che ci faremo una lavanda gastrica per questa sera, per la prossima e per le serate a venire. E ci faremo accompagnare in chiesa fatti. E che buon esempio è bestemmiare, bere e strafarsi davanti S. Croce? Che esempio è urlare PORCO DIO! Davanti la chiesa che esempio è? Abbiamo perso anche il sole. Abbiamo perso anche il culo. Abbiamo perso la faccia. Le orecchie. La lingua. La bocca la lingua che sapeva di aglio e di salme. Abbiamo perso le dita e i polsi. Ed è questa l’età che serve per formarsi? E sinceramente anche da piccoli cresciamo. E anche da piccoli moriamo. Paradosso. E lamentatevi. Perché sapete parlare e incolpare solo al plurale. E ormai ci perdo le speranze. E attraverseremo le linee. E i suoni cardiaci. E le mani fredde. E le mani non curate. E faremo freestyle sui nostri corpi. Inutili e sciapi. Perché non trovo piacere e caratteristiche per definirci. E impedisci di farmi crescere. E le farfalle morte. Come i cani morti. E i messaggi inutili. Che si mandano da ubriaco. E ancora le mani. Sono le mani che creano situazioni e ambiguità e piacere. Sono le mani per scomporci. Per parlare. Per accarezzare. Per masturbare. Per guidare. Per farti seguire. Per stringere. Per tenere. Per fare qualsiasi cosa. E il sudore al sapore di birra la lecchiamo. E le mani al sapore si crema le lecchiamo. E gli occhi ultravioletti che ci fanno diventa tare orbi. E le lacrime sparse. Solo per uno strano senso di mancanza. Ma dai.. che in fin dei conti vi amate. Voi con le vostre parlate indecifrabile. E ricordiamo i sismografi. E ricordiamo le corse clandestine sui nostri cuori. E i pensieri stirati sui pantaloni. E le ore a farci bruciare gli occhi sul computer solo perché ci parlavamo e gli estintori che non erano vicini.. e l’acqua santa che abbiamo bevuto. E poi lo farei solo se fosse una cosa conveniente ovvero non lo è. Io non sono malato ho seri problemi. è il mio cliché.