domenica 19 aprile 2009

SENZA PIU' SOSPIRARE

Come se in fin dei conti imponessi una struttura innaturale al mio flusso mentale e psicologico. Fondamentalmente credo di fare cose al di fuori di me stesso come se facessi l’errore di concedermi a me stesso. Poi mi rubo addirittura gli occhi. E vederti sposare. E vedermi sposare. Abbiamo rivolto troppe volte lo sguardo verso le nuvole. Eorasivaasuonareanchesesochespaccheremomidevofomentare. Inquestigiornivogliounanuovastereotipalegaleamantedimeeiodilei. Respireremoancheconlemanifidati.

MI TOCCHI GLI OCCHI CON LE SIGARETTE

E starei ore e ore a parlare con te in silenzio fino a farci venire l’alito sudicio per il troppo tempo che la bocca è stata chiusa. Dove sei quando servi? Dove sei quando voglio che mi tocchi gli occhi con le unghie. Dove siamo quando ci vogliamo urlare addosso i silenzi. Dove sei quando dormo. Quando sono nel letto a pensare ai tuoi capelli e ai tuoi seni?. Quando mi parlo da solo, quando in testa mi piove, quando le scarpe bianche si sporcano, quando mi vorrei lanciare molto volentieri dal finestrino della macchina sull’Anagnina ascoltando musica di merda di alto livello? Dove sei?! Mi spieghi dove sei? Dove sei quando mi sciogli con le tue parole di acido muriatico? Quando quell’uomo scappava a cavallo con il fucile in mano. Quando le madri venivano sepolte dentro una panca ricoperte di cemento in cantina. Mentre i padri morivano nei giardini di cemento fresco lasciando un impronta indelebile ai nostri occhi. Quando ci siamo leccati e assaporati. Quando ci leccavamo le ferite da piccoli. Quando mi parlavi delle tuoi tumori al cuore. Che poi io ho provato sempre a salvarti. Io ho provato sempre ad abbandonarti. Avrei voluto avere una tua unghia e mangiarmela. Avrei voluto farti. Avrei voluto con tutto il mio cuore spegnerti una sigaretta dentro l’occhio. Vorrei riuscire a fare il male che tu mi hai fatto. Le regole sono assurde e le mani sono unte per i troppi punti neri scoppiati e eruttati sulle teste dei miei amici. I capelli lunghi e gli occhiali tenuti fino alle 8 di sera per coprire gli occhi rossi, anche se c’è poca luce ci da fastidio. Sono strano e non mi sento. Cosa ho se devo dare una risposta non lo so. Ci siamo sfiduciati per le cose che ci siamo tirati. E so che abbiamo ancora cose da tirare e da lanciare a quello che vedo di essere. Mi tocchi gli occhi e i te li brucio come ho detto. Stringiamo i denti per sembrare più cattivi. Mi dici che se scopiamo sarebbe meglio. Mi dici che se stiamo in silenzio sarebbe meglio. Mi dici che masturbarmi sarebbe meglio. Mi dici che se mi faccio sarebbe meglio. Mi dici che se smetto di parlare sarebbe meglio. Mi dici che sbadigliarti in faccia è maleducazione. Mi dici che baciarti sarebbe bello. Mi dici che morderti il naso potrebbe essere bello anche se hai il raffreddore. E le mani sono fredde, le tue unghie morsicate mi fanno capire il tuo nervoso. Le pellicine strappate per passare il tempo, che forse hai passato da sola. Vedere i tuoi cari morti anche se vivi. Solo perché non li rendiamo conto. Mi fai i conti sulle vene come in autostrada e mi paghi la tassa per sentire il cuore battere forte per te. Mi tocchi i capelli che poi sono corti. Ascolti la musica e mi rapisci con frasi che non sono mai state interessanti per me. Alcuni artisti stagnano con le loro poesie. Con il sangue dei nostri morti fonderemo città. Lo sai fonderemo città. Fonderemo i nostri cuori. Li fonderemo come fanno con i materiali preziosi. Ci faremo grattare gli occhi perché in fin dei conti sappiamo che una sigaretta o un unghia dentro le nostre pupille dilatate fa male. E ricordati sempre di metterti. Ricorda sempre di posizionare sempre un po’ di me in te. Poi scegliamo i Re più deboli per costruire le nostre città. Avete ancora cose da dirmi e da tirarmi?