sabato 20 giugno 2009

suona un po'

Alzavo le ciglia per i tuoi sguardi strani. Come siamo strani. Le mani io non te le stringo più. Tanto che male fa? Che male fa abbracciarmi? Che male fa illudermi? Che male fa sentirmi osservato? Che male fa il tuo parlarmi a forza.. intanto. Intanto io scrivo, suono, registro, cammino, penso, mi spello, combatto, dormo, bevo, fumo, mi chiedo cosa ancora devo fare. Se tutto questo è qualcosa ditemelo. Se dici che la parola amore è qualcosa di immenso io non ti credo. Se mi dici che odiare è qualcosa di immenso ti credo. E come. E i tuoi pantaloni. I tuoi denti. I tuoi odori mal andati e il tuo collo unto. Cresceremo con le nostre energie. Cresceremo anche senza l’uno con l’altro. Non mi sento. Non ti sento. E sai che cosa c’è. Non mi rimane che fottermi relativamente. E le antenne che erano le tue mollette per i capelli. Ti devono andare a fuco. I tuoi bicchieri devono allontanarsi da me. Oddio i pensieri sono cosi tanti e confusi che mo fottono. Non so cosa vorrei dire con questo so solo che mi libero. Il problema non si colloca si crea. Tutti. Mi auguro che presto ti arrivino i miei soldi per ricostruirti il cervello. I mie appelli sono vari e disconnessi. E non diventeremo qualcosa. Credimi cerca di credere. Io più di quello che faccio non posso. Intanto i fiori nella vasca stanno crescendo.