mercoledì 28 aprile 2010

doveva essere una lettera..

Ora è come quello che tutti non vorrebbero avere fra le mani, ovvero le mani vuote di azioni, di gesti, di gesticoli e di carezze, si le mani vuote di carezze. Le mani che erano pronte a sfiorare la pelle liscia come seta ora la ripudiano, preferiscono rovinarsi nel fango, nella terra e allo sfregarsi con i muri. Non sono capace più di strumentalizzare un corpo vivo, non sono capace più di approfittare dei sentimenti degli altri. Non sono nemmeno capace più a tirare dagli altri quello che vorrei per me. Questa terra che troppo ci insegna poco ci impara. Le relazioni sociali, i rapporti e i fascicoli di ogni unico oggetto ormai servono molto. Sto pensando perché la mente si esalta e si eccita per poi cadere nella conca della instancabile e piacevole “depressione”… ma noi siamo libri chiusi con dei lucchetti e pochi, credo, riescano ad avere la chiave, anzi forse nessuno. Vedere con gli occhi degli altri è inimmaginabile e cercare di stare nei panni degli altri per me significa: indossare le sue scarpe, i suoi calzini, le sue scarpe, canottiera, camicia e pantaloni.. non riesco ad entrare in qualcun altro se prima qualcuno non entra in me, e forse nemmeno lo voglio.. senza fare panegirici, voglio una fottuta condizione di sapere cosa io in prima persona singolare considero. Incomincio a non sentire più da molto quel senso di distacco che mi seccava i polmoni, gli occhi e la bocca, ho incominciato ad assorbire quello che è bello e quello che considero stupendo, e probabilmente non è detto che quello che sia affascinante per me lo sia per voi, io mi sto costruendo una casa alla cui non vorrò mai più uscire, sto costruendo queste fondamenta per me e per chi vuole ripararsi dalla pioggia acida delle parole che si sente cadere sul cuoio capelluto. Io per qualsiasi evenienza ci sarò, e non mi servono aiuti o fama. Volete un pasto caldo? Un tetto? Un letto? O una spalla? Probabilmente potrà esserci come non.. volevo scrivere una lettera ma è tutta un’altra cosa. Speriamo in un tempo dove tutto possa cambiare dai preti, dai politici, dall’effetto serra, dalle bombe atomiche, dalla criminalità, dalla misericordia, dal miracolo. Che poi il miracolo siamo noi.