venerdì 24 luglio 2009

chitarre

Ho pensato alle chitarre distorte, al vento che con una soffiata mi porta via per il mio peso inesistente, ho pensato ai muri sporchi, e ai muri bianchi, ai muri di casa tua e a quelli della mia. Ho pensato a come sarebbe stato bello percepire il catrame dei tuoi occhi nei miei polmoni. Non ho pensato a come sarebbe stato brutto a battere nei tuoi occhi, non ho pensato che le città sono cosi enormi da perdercisi, non ho mai pensato a come l’asfalto fumo alle 15 del pomeriggio per il sole che sbatte a 38° circa. E oggi sarò un’altra giornata spesa male. Oggi sarà un'altra giornata da acqua fredda. Oggi sarebbe andare a impiccarsi. Oggi sarebbe da sfamarsi un po’. Oggi sarebbe da rifare tutto. Oggi sarebbe credibile. Dio e le sue ennesime crisi, dio e le sue rose in culo, dio e i suoi profumi . le parti microscopiche di me e di te sono distrutte. Dio è microscopico. Dio non è nei dettagli. Io sono nei dettagli. E le cantine sono chiuse per lutto. E noi ci vestiamo di nero per le nostre anime morte. E l’abbandono. “Corde buone solo per impiccarsi a un trave marcio.” Andremo in villa con a fumare e a bucare i plaid. Non ho portato via troppe cose. Non ho fatto in tempo a salutarti, a parlarti a rovinarti tutti i pensieri su di me. giuro lo avrei voluto fare. Solo che non ho fatto in tempo. È solo una parte che non riesco a pisciare. Perché ci odiamo e stabiliamo come le livelle. Che dire. Che fare. Che pensare. Quali persone hanno affrontato in modo reale le loro disfatte, le loro lune storte, le loro paure. IO. E mi viene in mente quando ho bevuto l’acqua con i cristalli di solfato di rame per ammazzarmi non ricordo bene il motivo. Ma era per colpa di mia madre e questioni troppo pesanti di famiglia. Che poi ti fanno pesare come le sacche che i manovali portano per costruire le case. Ascoltami.