martedì 30 giugno 2009

vari modi percome morire

Beh, correre a 120 km/h con Tommy sull’altra corsia assuefatto da THC mi fa pensare che non sarebbe male morire in quel modo, per poi essere ritrovati sdraiati sull’asfalto al sole il giorno dopo. E star sdraiati sull’asfalto al sole mi fa capire come sbocciano le viole. E poi non è brutto pensare di andare indietro nel tempo e vedere dalla macchina in frantumi il ritrovarsi a ristare in macchina con i flash del passato. O come morire schiacciato da una strana voglia di volare e poi precipitare. O dove aver bevuto. Dopo aver suonato. Ritrovarci e non esserci. Più gli amici che piangono e le madri che piangono. Non sarebbe brutto. Non sarebbe brutto anche piangere la morte. Non sarebbe brutto fregarsene e tirare le palle per dire la verità. Non sarebbe brutto spargere di nuovo liquido seminale sulle tue coperte. non sarebbe brutto. Ma dato che abbiamo detto che ci saremo dimenticati il passato staremo ancora sdraiati sull’asfalto. E seguire dall’alto le volanti dei carabinieri e delle ambulanze portarci in un ospedale. Li seguiremo fino li. Poi le autopsie sui cuori infranti sporchi di catrame con una lamiera conficcata dentro mi da senso di fotografia stile Dreamer. E i miei e i tuoi punti di vista sono sfocati. Sono sfocati. La messa a fuco non viene. I NON nostri zoom a raggi x ci fanno capire più di quello che vorremmo vedere. E pensare a come le farfalle si posano sulle viole. E come pensare stare sulla ricotta. E sentirmi dare atteggiamenti falsi. E sentirmi dire che i miei atteggiamenti sono incantevoli nel compiere alcuni gesti mi fan mettere a pari il mio stato umorale. E ci seguivamo e non ci siamo mai più trovati. “linee parallele che non si incontrano” e non ci incontreremo questa volta. Perché le strade pur percorse al contrario in contromano fanno pensare. ovviamente la vie en rose

lunedì 29 giugno 2009

Rinneghiamo tutto. Rinneghiamo. Facciamolo.. Le serenate dislessiche e stonate che ti potrei fare al portone. Le serate che sarei potuto essere sotto casa tua. Che poi tu non saresti mai scesa. E le foto che non abbiamo fatto. Come le foto che mai ci consoleranno. Mi fanno male gli occhi. Mi fai male te. Mi piaceva l'idea che questo messaggio fosse quasi un documento, la fototessera precisa di un momento. Geograficamente e sentimentalmente sincero. In poche parole reale. Buone notti. Cercando di non andare a dormire alle 6’00. Pensando alle persone idiote e i loro film da trip mentali. E mi dico. Come possono certe persone infangare cosi inutilmente il loro cervello. Si insultano e si ribellano di loro stessi senza pensarci. le cose non cambiano si mutano, si evolvono, si trasformano gradualmente. Ma aimè non cambiano. Non cambiano. E il filo di rame per aggiustare gli occhiali. Non spalmarti sulla sabbia. Esplicitamente vi dico che vi ammiro. La vostra capienza mentale è più avanti della mia. Talmente avanti e cosi priva e piena di spensieratezza che vi ammiro. Il problema? Io non lo so. Sembra che le cose vengono, ti ridono in faccia, ti deridono, ti illudono, ti beffano, ti inducano a pensare cose che alla fine non sono. E ci caschiamo poi pensandoci arrivi alla conclusione che stiamo cosi correttamente fermi che nemmeno un terremoto potrà spostarci. E un giorno oltre a solcare i mari. Andremo a farci le foto nelle cabine per la fototessera. Per scappare con passaporti falsi. Per scappare. Più che altro io. Ma non scappare dalla vita reale che mi circonda ma scantonare molte cose ingiuste. Adesso ti direi. Io non credo. E non credo. Come tu non credi. E come tutti noi non crediamo. E in macchina con la testa ad occhi chiusi e le braccia fuori dal finestrino mi sentivo vivo, i 150 km/h di Emiliano erano quasi un piacere per le lacrime che mi uscivano dagl’occhi per il troppo vento ma mai come la pelle d’oca e il pianto dentro di me nella macchina di Tommy con canzoni effetto fumogeni lacrimogeni. Sempre ad occhi chiusi perché ad occhi chiusi puoi sognare. E vomitare. E scopare. E vedere il buio anche sotto il sole. O dormivamo ad occhi chiusi sull’asfalto con le mani da cuscino. Che poi personalmente toccare le mani di un’altra persona, sentirne la pelle sentirne il calore è qualcosa di perfetto, per questo non le tocco.

storie

E il nostro cuore vieni calcolato in kilobite. O come si scrive. E ora per te eccomi inciso sull’asfalto mentre sbratto e ti vomito addosso. Poi mi piace farti incazzare. Mi piace essere dio. Mi piace mettermi non sempre le camice. E forse sei un emozione. E forse ti metterei la testa nella sabbia per farti strozzare con la sabbia. Intanto sorseggiamo della buona birra offerta come sempre. E domani ci spelleremo a vicenda. E ci scoppieremo i punti neri sulle spalle. E gli occhi si faranno più chiari. E sembreremo più belli. E fumeremo le nostre sigarette sciape. E gli occhi che guarderanno i fianchi degl’altri mentre i mie guarderanno le merde dei gabbiani sui scogli. E i negri che ci vendono il loro sudore. E mangiare il cocco che non è mai bello venderlo. Avere i capelli stoppacciosi. E cercare di baciarti. E di baciarmi. Ma tanto che male fa. Basta baciare il mio riflesso. Sull’acqua di Anzio o Nettuno che al solo guardare mi vengono i funghi su tutto il corpo. Intanto i miei amici non parlano. E se parlano ogni loro cosa non mi convince. Ed è per te quello che faccio. Intanto i calci li abbiamo sempre presi e sempre li prenderemo. Intanto i bottoni si rompono. E le dita non riescono a mettere il filo nell’ago. E quindi finisce tutto. Poi chiameremo te per rattopparci. E quando siamo ubriachi tutto il mondo ci è simpatico e vedendoti tu non lo sei. E mi dici che ce l’hai con me. E io non ti capisco. Cosa è che ti ferma o mi ferma. Sei hai il rosso io non mi fermerò. Se hai il verde nemmeno. Sai che male c’è non abbiamo abbastanza palle per urlarcelo in faccia. Intanto in paradiso faranno tanti concerti. E dio se la spassa a mignotte come Berlusconi. E io? Io non ero dio? Io chi sono. Non ho te . e non ho me. I Diaframma dicono che IO HO TE. Ma non è mai cosi. Oddio! La ripetitività delle cose inutili e futili per la mia mente. Fa bene cazzeggiare e masturbarsi al sol pensiero. Qualcuno ha i sogni nella testa, e lo sai che mi fa pensare, a una scimmia sperduta in un intero oriente in mezzo ai giapponesi. E questa è una bella scimmiata. E sono storie. Lunghe storie. e se la gente non vuole che beviamo sarebbe meglio con non ci colino l’alcool. Noi siamo ancora capaci di reggerci litri e liti e ridi di vino.

E' per te

Che poi ci sono dei problemi nell’intreccio dei fili che non permettono la fuori uscita della mia voce dalle casse.. quindi spazientitevi pure ad aggiustarle. Non mi sentirete mai. I tuoi capelli incerti come me. Sono incerto come i tuoi capelli. E gli occhi rossi per le ore che parliamo sul computer. Le ore e i giorni che non dormo solo perché credono di avere ragione. Mettiamo pausa e mandiamo indietro il nastro. Che poi lo abbiamo anche smagnetizzato. Come è smagnetizzato il nostro passato. Intanto modello il pane per fare un anello di mollica. Ma la cosa è impossibile. Si secca e non si modella. Non arriverò mai. E non arriverai mai. Ho premuto troppe volte quello che sembrava essere il tuo occhio. Ma perché non ti sei mai fatta male? Perché non ti sei più girata? Tu ora come stai? Poi ci diranno di ricoverarci nella stessa clinica, cosi dicevano, che poi noi staremo nei ripostigli appesi come camice. Come camice mai stirate. Come quella che avevo ieri pomeriggio. E come quella che indosserò oggi. E come quella che indosserò domani. Domani è già ieri. E ieri è già domani. Il presente è già passato. E il futuro non esiste.

martedì 23 giugno 2009

è lo stato confusionale

prima di dire cose che non voglio te le scrivo qui. Su fogli del cazzo digitali per bestemmiare porco dio. Che poi non capisci. Perché non mi capisci? Io non mi spiego. Cos’è questo male che mi divora dentro. Lo stomaco. Le budella. La merda. Che poi darebbe meglio cacarla, sarebbe meglio dirle tutto in faccia. Poi amore, amore, amore e amore ancora. Che cosa devi dire, che cosa devi fare per amore? Dare la fregna dare il pisello. Dare il sentimento. Dare qualcosa. Io te lo metterei a pezzettini il mio cuore su un piatto d’argento ma io so che non lo accetterai. E ogni giorno il mio cure cresce sempre di più. e per non farlo esplodere te lo ripresento. Ci pregavamo sulle gambe, ti piangevo sui capelli cazzo! Sui capelli! È possibile che non lo vuoi capire. Ma non è per te. Camuffo sempre tutto. E intanto ascolto la poesia che Valentina mi ha letto. E piango per te. Cazzo io piango. E rifletto sulle lacrime che sono bagnate. Voglio del buon vino e non pensarci. Voglio te per non pensarci. E non passeremo questa mano nemmeno con una coppa d’assi. Dovremmo avere casse toraciche più grandi. Dovremmo avere fame. I nostri giubbotti anti proiettili contro questi alieni non funzionano. Siete dagli alieni. E paradossalmente non so cosa cazzo sta pensando la mia mente. E quindi vorrei dire una parola scontatissima che non vorrei dire: vaffanculo. È lo stato confusionale che ci fa sbattere la testa sulle piante spinose e grasse. È lo stato confusionale che mi dice quello che dovrei fare.

sabato 20 giugno 2009

suona un po'

Alzavo le ciglia per i tuoi sguardi strani. Come siamo strani. Le mani io non te le stringo più. Tanto che male fa? Che male fa abbracciarmi? Che male fa illudermi? Che male fa sentirmi osservato? Che male fa il tuo parlarmi a forza.. intanto. Intanto io scrivo, suono, registro, cammino, penso, mi spello, combatto, dormo, bevo, fumo, mi chiedo cosa ancora devo fare. Se tutto questo è qualcosa ditemelo. Se dici che la parola amore è qualcosa di immenso io non ti credo. Se mi dici che odiare è qualcosa di immenso ti credo. E come. E i tuoi pantaloni. I tuoi denti. I tuoi odori mal andati e il tuo collo unto. Cresceremo con le nostre energie. Cresceremo anche senza l’uno con l’altro. Non mi sento. Non ti sento. E sai che cosa c’è. Non mi rimane che fottermi relativamente. E le antenne che erano le tue mollette per i capelli. Ti devono andare a fuco. I tuoi bicchieri devono allontanarsi da me. Oddio i pensieri sono cosi tanti e confusi che mo fottono. Non so cosa vorrei dire con questo so solo che mi libero. Il problema non si colloca si crea. Tutti. Mi auguro che presto ti arrivino i miei soldi per ricostruirti il cervello. I mie appelli sono vari e disconnessi. E non diventeremo qualcosa. Credimi cerca di credere. Io più di quello che faccio non posso. Intanto i fiori nella vasca stanno crescendo.

venerdì 19 giugno 2009

le occhiaie di chibiusa (non hha senso il titolo non sono im ne ma suonava bene.

La nostra musica era nell’ascoltar dell’abbaiare dei cani, e usavamo lo yogurt scaduto per il troppo tempo tenuto in frigo per dipingere le pareti. E poi ci scrivevamo le nostre frasi migliori con le mani impregnate di catrame, le scriveremo sui muri o sul pavimento in cui costeggia il tuo letto. E dai il meglio di te nei tuoi momenti ebbri , sbronzi e fumati da me. Davamo del meglio. Si lo davamo. Poi subentrano scende diverse che impediscono il crollo di noi. Però crolliamo sempre. Gli argini e le fondamenta erano carta straccia per le nostre ossa ambizionate al non cedere. Se si dice ambizionate. Il mio italiano è maccheronico come noi. E poi le nostri frasi bioadesive attaccate ai nostri occhi ci impedivano di vedere ciò che veramente siamo. Sai chi siamo? Io lo spero. Tu lo speri. E tutto loro non lo sperano. E nemmeno io. Le farfalle nel tuo stomaco rappresentano voglia di masturbare la mente agli altri. E poi colorati anche le dita con lo smalto. Che poi deve essere tumorale. E ci andremo a fare un tac insieme. E saremo più contenti. Come non lo eravamo mai stati. E per ammazzare il tempo ammazziamo il tempo.

martedì 16 giugno 2009

solo perchè

ti ho detto che ti avrei sterilizzato a suon di pillole. e non è per te. come tutto ciò che sto scrivendo. non è per te. Dopo 75 ore di scontro ci ha sbilanciato e sterilizzato sul lato del ring. Le scosse dentro di noi ci hanno frantumato le ossa come le macerie all’aquila. Dovremo lavarci. ti ringrazio per essere stati con noi. Poi le storie da 1000 e una internet che ci impegna in conversazioni stupide e serie. Solo per dirti che oggi mi sentivo respirare ad occhi aperti. Che poi era aria condizionata. Poi notare che oggi è la prima volta che mi vedo fumare solo perché ero davanti lo specchio. Con un dito ti mandavo a fare in culo. Con un dito puoi fare qualcosa. Con più dita potresti uccidere una persona. Che poi è ancora lontana Berlino. Non si vede. E questo mal di gola mi fa male. Solo perché la mia cena è composta da cereali. Sai mi sento un po’ scosso. Amorfo. Peggiore più di quanto tu possa pensare cara merda. Cara merda stronza. Cara stronza. Merda. Perché insultare la persona è una delle cose che mi riesce meglio senza dirglielo in faccia. Però ti devi fare male. Gli abbracci kilometrici non ti arrivavano. I baci dalla periferia non ti arrivavano. Le mie prime luci del mattino non ti arrivavano. Le mie stelle salenti non ti arrivavano. I colpi lanciati dalle armi da fuco dal Pakistan non ti arrivavano. Io non ti arrivavo anche se ti ero in faccia.E vedere bianco perché le nostre teste si trova dentro una maglietta. bianca.

giovedì 11 giugno 2009

Non possiamo vivere di yogurt

Perché non possiamo. E saltare e ballare. E poi mi sento deformato di sentimenti e di spina dorsale. Lo sai. Io l’ho sempre saputo che i miei polmoni e i miei reni non sopportano più nulla. Ma non l’ho mai detto. Il mio mal di gola si spinge sempre più. Il mio mal di gola mi chiede asilo politico per non urlare più. Il mio cuore non è più un muscolo involontario e batte quando decido io. Vedere te che mangi, vedere te nei film, nei libri, nei pianoforti mi da l’ansia. Quando uno cerca di dimenticare ecco che torna. Sapevamo che quelle bambine continuavano a ballare a palazzo barberini. Sapevamo che sarebbe finita male. E le lacrimi di troppo che spesso e volentieri ci fanno straripare anche il vomito. Perché è un rigetto. Preferirei vomitare. Ed è come il mare. Ed è come la mia ansia. È come il prato. È come i miei meriti mai presi. Sono come i miei abbracci anche se non sembrano veri. Cercherò me. Non ci saremo mai più visti. Simbolicamente è cosi, ma perché ti vedo in ogni cazzo di cosa. Non mi piace. E sei il migliore. Sei la bramosia che è in tutto. E poi vediamo gli ippopotami solitari. Che bevono acqua per non morire. Le mie labbra secche e rotte dai mie denti. I cd regalati che non saranno mai ascoltati. Gli yogurt che ci nutriranno ogni giorno al pranzo. Gli yogurt che ci inacidiscono. Gli yogurt. Desidero fare qualcosa che non mi sfasci e non mi crepi dentro e fuori. Le occhiaie post dormita da autobus sono sempre evidenti. Mia sorella torna da scuola e mi dice:- cosa hai mangiato? io rispondo: yogurt.

lunedì 8 giugno 2009

la luce è spenta

E come il sale su una ferita ti sale in corpo. Non posso vederti, mi dai l’urto. Non sopporto i tuoi falsi sorrisi. Non sopporto quello che non dici e se dici qualcosa è di una certezza che credi sia una tua certezza ma non è cosi. E non avremo nemmeno posto per scopare da qualche parte. Non avrai posto per scopare da qualche parte. Più visibile di cosi non si può. Poi mi vedi in percentuali. E vedi che sono al 30% di me stesso. No non ho voglia nemmeno di abbracciarti e di salutarti. Ormai quello che ho capito è che fai con tutti cosi. E io che ci credevo veramente. Avevamo occhi duri e neri. Che poi domani mi incontro con Alice a fare foto (che non è la cugina di Marta). E poi andremo a vedere Arianna che suona il pianoforte divinamente a palazzo Barberini. Poi sentirmi dire insulti e cazzate sul mio conto. Se vuoi urlate io non vi sento. Se voi parlate di me io non vi sento. Ci eravamo imbucati cosi tanto nelle fratte al parco degli acquedotti che non ti vedevo più. I nostri vestiti erano seppi di piante. I nostri vestiti più che altro i miei. E sai cosa mi da più ai nervi la messa a fuco delle reflex. Nemmeno riesco a mettermi a fuco. Davanti lo specchio mi guardo gli occhi che si avvicinano alla luce e vedo la pupilla dilatarsi o stringersi al cambio della mia posizione. E oggi non ho nemmeno mangiato. Vedremo ora la tv. E andremo a fotografare gli aerei. E vedere il cielo dalla cemento del parco, sdraiati sul cemento mi ha fatto male alla testa. La cupola tremenda di questo mondo, avere paura di una cagata di pettirosso, avere paura perché dopo essermi alzato dopo la sigaretta vedevo tutti puntini gialli. E non ti preoccupare. Vai con il tuo tremendo amico. E ricorda che io non dimentico. Non sono un tipo normale. Mi rimane tutto impresso. È un dettaglio irrilevante. E intanto berremo ancora del martini con un oliva marcia che galleggia. E sai ci faremo e voglio farmi questa volta. Vai a fare in culo a te e le tue percentuali. E intanto corri che ti fa bene. La periferia offre molto e niente. Avremo male allo stomaco ricorda. E la lucciola ormai è di casa, la vedo sempre dentro l’erba alle 3 di notte è sempre li. E il mio gatto piange perché i cuccioli di gatto non so nemmeno io dove sono stati buttati.

sabato 6 giugno 2009

mi bombarda

Metterci sul letto devastati/o. e metterci sullo sterno la testa di un peluche di dimensioni allucinanti mi fa pensare che sulle mie costole ci sei tu: visetto di pezza, mani di porcellana e occhi fissi al muro. Poi la mia mano si posa su quello che sembra essere il suo seno, la mia mano lo sfiora e vedo crescere rose.

giovedì 4 giugno 2009

il famoso valzer

Eri veleno. Ma puoi scendere dal piedistallo perché non sto parlando di te. Eravamo tutti da bere, tutte da bere. Sparavamo alle nostre bocche centrando bene la gola cosi almeno si arrossava e potevamo dire che le placche ci divoravano la gola. Sapevamo essere innamorati ma quello che ci riusciva meglio era odiare. A questo cielo dico che può continuare ad illuminarci per tutto il tempo che vuole. Magari però fottesse le mie cervella con un po’ di luce.­­­­ I barboni a piazza dei consoli dormivano meglio noi. Poi ho scoperto che non vorrei essere mai come te, ma cazzo ti rendi conto? Eravamo siamesi. Mi fa un effetto strano. L’ascella protesta per il troppo calore, tu protesti perché non hai mai giocato con le bambole ma solo con PERSONE. È un bel gioco vorrei impararlo. Però gli fai male ma come fai? Tu sputi parole come i terroristi sparano ai plotoni Americani. Poi mi dici che con un piercing non ci starei male. Mi dici che mi dovrei tagliare i capelli. Intanto i netturbini ti passano a prendere e questo mi da una felicitazione di quelle allucinanti. Avremo gli occhi stile fari del mare. Avremo gli occhi bionici addirittura. Avremo gli occhi rossi. Avremo gli occhi lacrimanti. Avremo gli occhi aggiustati con garze, cerotti e collirio. Avremo gli occhi. Almeno li avremo. Qualsiasi cosa faremo lo faremo con gli occhi malandati. Arrivavo con il bus. Arrivavo con il treno. Arrivavo con la macchina. Insomma arrivavo. E tu? E tu? Non ho mai ballato un valzer con te e mai ti degnerò di ballarlo.

rispondo a te

potrei scrivere e potrei non scrivere. sai, ascoltare i silenzi il più delle volte fa bene, ma a me ascoltarli fa venire il male allo stomaco, sento i vermi del mio stomaco vuomersi. le nostre anime sono inacessibili persino dagl'occhi. c'è chi sa mentire e chi ancora mente, uno sguardo mi fa capire la mediocrità e la instabilità del propio essere in se stesso. sappiamo affrontare bene quello che ci circondo fino al punto che c'è qualcuno che ci brama la pazienza e intelligenza. per questo a volte ho opinioni diverse. dalle tue. dalle mie. credo ci siano persone che anche se hanno occhi armoniosi come anime non sappino cosa significhi la parola verità. che poi sta nell'atto del dare e del ricevere, non che si debba sempre ricevere ma nello stare bene con se stessi. e con gli altri. come si vivrebbe senza uccidersi un po'?

martedì 2 giugno 2009

SAPESSI

Ma lo sai che non farebbe male se bevessimo il nostro sangue infetto dal virus dell’HIV. Poi dente passa sul mio computer e rende tutta questa giornata una giornata fondamentalmente di merda. Non voglio sapere cosa farò di me tra qualche minuto. Tanto alla fine amarmi non vuoi e io di amarti ci penso ma non voglio. Amare fa male. L’amore non è bello. Sentire certe cose da fastidio. Sentire certe cose mi da l’odio in corpo. Mentre tu ridevi con quel coglione io mi proteggevo dalle tue parole ebbre con uno scudo di plexiglas e mi sposavo con te immaginariamente pensando di sostituire al suono delle campane quello dei clacson della macchina di Tommaso. ti dicevo buone notti perché non ci saremo mai più visti. E sopra il mio cielo ci sono solo pannelli solari che non so da quale sole prendono energia. Sono stato acquistato imprevedibilmente da te, poi come i giocattoli dei bambini sono stato messo in uno scaffale o buttato in un secchio o su una mensola. Vediamo se riuscirò a capirlo.

lunedì 1 giugno 2009

the stars

Le stelle dei miei occhi scorrevano in quel fiume. Nei tuoi occhi non ci sono più i nostri giorni. Noi siamo cosi aggressivi ma per quale strano motivo non saremo nemmeno dovuto esserlo. Beviamo il nostro collirio che ci disinfetta questo alito profumato alla cipolla. Ancora continueremo a scavare per trovare il nucleo del tuo cuore. Poteva esserlo. Poteva esserlo. Quello che non pensiamo il più delle volte è. Le banche chiudono cosi anche io. La musica finisce e cosi anche io. I pensieri finisco e cosi io NO. I pensieri infiniti per l’orologio che ci manda avanti.. vogliamo solo un giorno normale. Non perfetto. Ascoltando i cream ti dico seppur a te non piace questo tipo di musica : SUNSHINE OF YOUR LOVE.