giovedì 2 luglio 2009

mentre fumo

e far volare le sigarette che lasciano la scia come gli arei militari.

VIOLE

Ci siamo. Il giorno delle lacrime e del dolore è tornato. Poi rimarremo incantati a vedere le nuvole con sottofondo i violini che ci suonano nell’orecchie. Come sei. Come sei. Mi farei rifare la spina dorsale. Si la spina dorsale. Ci vuole spina dorsale per farti, come lo sono io. Lei cammina sui fiumi. Sull’erba. Sui fiori. Sulle corde di ferro. Sulle nuvole di merda dello smog. E i nostri principi e le tue barbie che erano ignoranti come alcuni. Il collirio non copre tutto. Come lei non copre tutto. Le piccole sensazioni e le piccole emarginazioni del tuo cuore. La tua testa socio culturale e perbenista di merda che ti dice di aspettare. O come la mia. Odio quando non mi capsico e non so prendere decisioni. Ma alla fine è finito tutto. Come la musica. E le navi partivano. E io partivo. E il tuo telefono riceverà per molto le mie chiamate inaspettate. Ma ci sarà il giorno che si fermerà. Il problema è che già si è fermato. Ora come stai? Le stelle ti scendevano fino ai piedi. La voce le tue complicazioni interne che non riesco a capire come stanno? La mia testa sta per scoppiare e la voce c’è. E questa pioggia ci opprime, perlomeno a me. e sai che oggi suonava Einaudi e non ci sono andato. E le viole sono sfiorite. Peccato che non si trovano. Te le avrei portate. Ma va benissimo anche se non rispondo. E non è per te. Immobili e incapaci di sbranarci e divorarci a vicenda. e la pioggia di luglio dici che sinceramente ti da a nervi e mi dici che ma se piove c'è sempre un motivo nel quale se lo sapevi me lo avresti detto.. e ascolti le mie canzoni.

scarichi

E le batterie che credevo mi avessero permesso un vita tranquilla si sono sciupate. Come le tue. E le puttane camminano sui divani che poi erano rossi. La quale di certo non mi importa. E le stazioni col silenzio dei magrebini quieti e raccolti mi fan tremare dal caldo. E vedere evaporare l’asfalto per il troppo sole. E non reggo più lo squillare del telefono di mio fratello. E non sopporto più lo squillare del tuo nome nella mia testa. Faccio troppo e anche poco. E ci sentiamo espirati invece che inspirati. E le guerre erano di piombo. E le madri erano di carne. E noi come eravamo? Noi eravamo di plastica. E offrimi ancora la plastica. Che poi è anche cancerogena. E ci piace scherzarci su, e ci piace e ci scazza il solo pensiero. E i scarichi delle tubature del gas hanno permesso l’esplosione di me. e le bestemmie scritte sulla macchina. E gli elefanti disegnati sulla macchina. E le giornate ad aspettarti mentre ci sgoliamo la nostra birra. E le giornate a trovare i gatti. E le giornate di scarico. E le giornate piovose che poi ci piacciono. E le giornate suonate e accordate. E le giornate stufate per la noia del non fare un cazzo. E la noia che mi invade nel mio letto che non mi permette un respiro regolare come se avessi un foratino sul petto. E costruiremo le nostre fondamenta con foratini e cemento. foratini e cemento. si, foratini e cemento. che poi noi cosa eravamo?