mercoledì 29 luglio 2009

random e a getto per inculare lo STOP DELL'ARTISTA

Random: Donerò il sangue ai muri. Mi credo sterile, mi convinco di esserlo perchè le strade sono bianche. a buffo. Devo resistere ai terremoti, al male avuto.. devo cercare di superare e inventare una retromarcia con la mia non macchina. Abbracceremo le sigarette. Abbracceremo le tue costole rotte. Abbracceremo il fuoco. Guideremo spesso le nuvole. Guideremo lo stop. E ci fermeremo ai triangoli. E mangiamo salme tagliato con il coltello seghettato che taglia anche le dita. Ho letto cose insulse e finte sul mio cellulare. Ho visto cadere le luci della mia camera- e se lo sai lo fai. E se lo fai lo sai. E se non potessimo cagare sulla tazza del cesso andremo in un bagno turco. E saremo più puliti perché la candeggina smacchia. Oltre il cesso anche le mani e il cuore e i polmoni e i pensieri. Da eliminare in tre cose varie cose. E le cerchia intorno alle dita. E le cerchia intorno a me. cristo sta prendendo il sole sdraiato nei mie occhi. In queste giornate solari e calde. se solo facessi della buona credenza e della buona impressione a quelli che mi conoscono starei molto meglio. E se sto e sto e sto e sto. Abbiamo lanciato le carte e sto. Ho lanciato un po’ di spiriti. Abbiamo disegnato un letto sulle mattonelle e ci siamo messi a dormire. poi in un attimo ti penso sposa messa in bianco come questa sera. chissa se un giorno partiremo in due sul treno.. Dato che ora sto pensando a quello che devo scrivere chiudo cosi inculo lo stop dell’artista.

lunedì 27 luglio 2009

riscaldamento

Infondo io non perdo nulla. Chissà che cazzo hai dentro quella testa. Che cazzo sono io un cervello? Io sono un cervello. La mia spina dorsale costruita con dei lampioni. Chiede di essere piegata ancora. In tutti quei cazzi di momenti io chi cazzo ero? Forse hai troppa aria intorno. Forte dose. Forti dosi. Anche oggi. Arriveremo alla sera tranquillamente. Non lavorerò, per pochi soldi. Precari di tutto. Momentanee rotture di occhi, di orecchie, di cuore, di polmoni, di ossa. Paradossalmente penso con molta tranquillità a quello che posso fare. E non. Come sempre me ne sbatto. E me ne son sbattuto. Non resta che dormire e svegliarsi mangiare una bella fetta di pane e marmellata e vegetare davanti la chitarra. Sono stato affittato. Sono stato a noleggio. La locazione qual’ era? L’idea qual’era? E intanto mi sconvolgo. E mi piace. Cazzo se la peggio gioventù sei tu!! Cazzo se lo sei. Scappa pure. Riscaldamento. Cosa hai prodotto? Con una certa modestia mi parli come se niente fosse. Vedrai perdere tutte le tue guerre. fatti alzare. Svegliati. Abbiamo sputato troppe cazzate dal principio. Credo di fare cose giuste. Ma che cristo c’è piantato qui? “e il fegato non dimentica” gli accostamenti ecc.. porco dio. Erano i tuoi. Tutto sommato vi parlerò di tutto. Domani andrete agli aereoporti. Andrete e vi taglierete. Adesso io vomito un po’ di situazioni. E me ne do al letto. La mia stanza ha il mal di pancia. La mia stanza ha il mal d’aria. Cose inutili e futili al mio cervello. E cosa vuol dire. Anzi che stavo legittimo. Anzi che lo ero. Tu e i tuoi falsi deturpamenti. Ti dicevo buone notti perché non ci saremo mai più visiti. E dimmi che idea hai di questa festa. E dimmi che idea hai di questa insignificante festa. E tu che idea hai dei quadri di Monè. E logori che pervadono le mie sere. Questo è tutto ciò che resta della mia festa.

domenica 26 luglio 2009

parlomalemapensopeggio

“La notte è il peggiore momento per stare distanti, distinti e introvabili. Sarai andata a ballare un bel tango con il caschè.” O come si scrive. E se rileggo mi stai sul cazzo. I sorsi di rum e pera che servivano per ammazzare il tempo. E le canne che servivano ad appesantire quella che era la situazione deprimente e scottante. Quelle che erano le mie inferiorità si sono rivelate esatte. E intanto parlo. E intanto penso. Porco dio. Lo posso scrivere a caratteri cubitali. Che poi scrivo in quei momenti. Andremo all’ospedale con i monopattini. E a pranzo le lacrime di mia sorella che gli scendevano dal viso e andavano a finire nel piatto condivano quel piatto sciapo che si trovava davanti. E la sera che cosa faremo? Andremo a cercare i piromani. A te il tuo posto a tavola piace? Poi terremo in braccio le nostre bambole. Stile ciccio bello. Stile che ci faremo del male. E continuo a parlare. Farei. Cosa sono? Io credo troppe cose inutili. Porcoddio. Cosa indosseremo questa volta. Di cosa parleremo. Io sto cosi bene. Quando sto da solo. Io sto tanto bene. Quando sto cosi. E le urinate. Davanti a tutti. E le birre scolate. E sarò infedele. E sarò carismatico. E domani andrete a prendere la febbre suina. Andrete a prendere tante di quelle picconate sui piedi. Andremo a farci la nostra solita tac? Andremo sempre a farci preservare le nostre medicine.

boh

Lo sai a che cazzo penso? Penso a quel cazzo di giorno che potevi farti pure i cazzi tuoi, penso che non mi sono mai sentito cosi ebete e indicibilmente un coglione. Passo le ore a calcolarti in millesime parti come i numeri. Passo il tempo a cercare di fare qualcosa che non va. E già so. Ti manderei a fare in culo perché fondamentalmente te lo meriti. Sai di non avere niente a che spartire. Almeno dimmelo. Almeno parlami. Dimmi qualcosa. Il pensiero vago di sputarmi,dire di non di accarezzare note sbagliate fallo. Le mie orecchie funzionano. I mie occhi anche troppo OSSERVO. RUM. RUM. RUM. RUM. RUM. RUM. BIRRA. VODKA. BIRRA. CANNE. CANNE. CANNE. mi sbaglio. Tu non lo so . non so che dire.

venerdì 24 luglio 2009

chitarre

Ho pensato alle chitarre distorte, al vento che con una soffiata mi porta via per il mio peso inesistente, ho pensato ai muri sporchi, e ai muri bianchi, ai muri di casa tua e a quelli della mia. Ho pensato a come sarebbe stato bello percepire il catrame dei tuoi occhi nei miei polmoni. Non ho pensato a come sarebbe stato brutto a battere nei tuoi occhi, non ho pensato che le città sono cosi enormi da perdercisi, non ho mai pensato a come l’asfalto fumo alle 15 del pomeriggio per il sole che sbatte a 38° circa. E oggi sarò un’altra giornata spesa male. Oggi sarà un'altra giornata da acqua fredda. Oggi sarebbe andare a impiccarsi. Oggi sarebbe da sfamarsi un po’. Oggi sarebbe da rifare tutto. Oggi sarebbe credibile. Dio e le sue ennesime crisi, dio e le sue rose in culo, dio e i suoi profumi . le parti microscopiche di me e di te sono distrutte. Dio è microscopico. Dio non è nei dettagli. Io sono nei dettagli. E le cantine sono chiuse per lutto. E noi ci vestiamo di nero per le nostre anime morte. E l’abbandono. “Corde buone solo per impiccarsi a un trave marcio.” Andremo in villa con a fumare e a bucare i plaid. Non ho portato via troppe cose. Non ho fatto in tempo a salutarti, a parlarti a rovinarti tutti i pensieri su di me. giuro lo avrei voluto fare. Solo che non ho fatto in tempo. È solo una parte che non riesco a pisciare. Perché ci odiamo e stabiliamo come le livelle. Che dire. Che fare. Che pensare. Quali persone hanno affrontato in modo reale le loro disfatte, le loro lune storte, le loro paure. IO. E mi viene in mente quando ho bevuto l’acqua con i cristalli di solfato di rame per ammazzarmi non ricordo bene il motivo. Ma era per colpa di mia madre e questioni troppo pesanti di famiglia. Che poi ti fanno pesare come le sacche che i manovali portano per costruire le case. Ascoltami.

martedì 21 luglio 2009

E intanto oggi sbarcavano navi da petrolio sulla luna.E le ore indecifrabili stando sveglio con il mal di pancia causato da una forte dose di pasticche contro la bronchite. E siamo arrivato ad ascoltare i video senza voce. Idratavamo le lumache senza guscio solo per il fatto che fuori sull’asfalto facevano 38 gradi. Usiamo male la diteggiatura. Usiamo male gli occhi. Criminali nel passata e assassini nel presente e nel futuro. Sempre.

giovedì 16 luglio 2009

studiami attentamente. ricorda l'osservazione.

Sei innamorato. Fino al mese d'agosto è affittato.Sei innamorato. I tuoi sonetti la fanno ridere.Tutti gli amici sono già andati, sei di cattivo gusto.- Poi l'adorata, una sera, si degnò di scriverti!...- Quella sera... - Ritorni ai lucenti caffèe ordini ancora birre e limonata...a 19 anni non si può esser seri,se ci son verdi tigli lungo la passeggiata

ma cazzo mi fa pisciare dalle lacrime per il ridere.. cazzo, cazzo.. siamo resistenti facciamo di noi una griglia. i dischi in feltro usali per pulirmi gli occhi e anche i polmoni, il cuore questa volta è pulito. Mi facevi addirittura venire il sorriso.. il tiglio non so nemmeno che odore abbia. Non farti sentire. O se lo fai, fallo con stile. Cioè credo che io debba meritare di meglio. Devo pensare al mio cervello come qualcosa di superiore degli altri. Tagliare la testa al toro? E per quale motivo. Non ho tempo ne voglia. Non faccio credere, non faccio illusioni. È solo che avvolta non capisco. Non capisco la gente. Mi parla e non mi parla mi saluta se gli fa, preferisce stare sdraiata sulla spiaggia con un bel cazzo moscio piantato in culo che gli fa un bel massaggio. Lo so. Lo vorrei essere maledetto. Vorrei esserlo vorrei essere dichiarato maledetto, sarei l’uomo più contento del mondo. Ma perché mi sento cosi solo quando scrivo. Perché dico tutto e me ne fotto della gente. Perché odio le persone al tal punto di credere in dio? Perché amo le persone a tal punto da credere nel diavolo. Ah! Il veleno scorre nelle vene! E sicuro! Quello che vedo sono le vostre strade non le mie! Quello che vedo siete voi bellissima aurora tempestata di bracciali e orecchini ultraviolette formati con della buona ketamina, del buon THC. Ed è solo che ci siamo tirati quella merda per vedere il nostro cervello come reagiva. È stato bello, rischioso, folle, un orgasmo bellissimo, le mani e il sentirmi dire che mi amavi, che sarebbe stato bello avere un figlio con me. il problema è che anche se non volessi io l’amore dalla finestra l’ho lanciato. E non mi hanno incriminato per questo. Sono solo più leggero. Ucciderei anche te, ucciderei quella puttana e il suo amico, ucciderei mio padre, ucciderei le teste di cazzo. Ucciderei la televisione, ucciderei le persone inutili e forse ucciderei anche me, ci allenavamo a fare questi pensieri, ma non lo farò mai. Non ti darò mai una soddisfazione, sappilo, spero che tu venga. E probabilmente non verrà. Perché io! Perché non lei! Ah! Ok ci risiamo! Tagliamo la testa al toro! Tagliamolo! Penseremo cazzo! Parleremo cazzo! Mi parlerai cazzo! Mi toccherai vaffanculo! Mi sterilizzerai e ti farai mettere in cinta non da me, cazzo! È la pelle che mi segna. Non il sesso la pelle. Sono le mani che mi segnano, è la pelle i capelli(che sono i fili scoperti), le occhiaia, le unghie. Comprami a 1€ al lidle come ho comprato la chitarra a mia sorella- classica ovviamente la suono io.-

mercoledì 15 luglio 2009

il rumore di tutti

Il rumore dell’Angnina è uguale al rumore di tutti giorni, si aggiunge a scatti il rombare delle marmitte cinesi delle moto da corsa. E andava tutto bene. Te la passo la bottiglia per farti un buon tiro con il secchio. Te la passo. Ma presentati serio, vivo, sincero, schietto senza alcuna paura di dirmi qualcosa. I tuo aforismi sbagliati e malati. Solo per il fatto che tu.. beh tu sei maturo! Tu sei il figlio di tutti! Tu sei un povero ebete! E ti tirerei tanti di quei pomodori in faccia che non te lo immagini nemmeno. Io spero solo che te ne accorgi. E nemmeno meriti tutta questa importanza. È soltanto che ora mi gira il cazzo. Cazzo!. Tu come vai? Gli assassini siamo noi. Uccidiamo noi stessi ogni giorno per rinascere con più ferite e più tagli e emarginiamo il nostro cuore verso gli altri. Aggiungo spine e spine sulla mia corazza di diamante che non dovrebbe rompersi ma sento dolore. Quello che vorremo vedere è un castello, quello è un altro mistero. Io sono un mistero. Non mi sporgo e sto bene. Il rumore di te viene coperto da quello di tutti. Faccio quello che credo sia più opportuno per il mio corpo. Mi stenderò davanti al sole. E mi affiderò a lui. Ho sputato sulla asfalto questa mattina dalla macchina al semaforo rosso, mi giro un attimo per parlare con mio padre di cazzate muovo il capo dal finestrino e il catarro per terra si era asciugato. Temperatura media 38° C e il nostro corpo? Trasuderemo anche noi stessi questi giorni.

farci con il secchio.

Ok. Abbiamo dedicato tutta la giornata all’ozio e al farsi con il secchio. Lunghi tiri che andavano pure contro dio. Ho fatto del mio corpo catarro e del catrame. Avevamo un posto fisso per cui farci e succhiare, addirittura in villa. Che poi ti ho visto anche oggi seppur poco, si ti ho visto e ci siamo anche salutati con discrezione e compassione. Eri con una vecchietta alla fermata del bus che mi voleva cedere il posto accanto a te. ma con il mio pensare in quel momento ho preferito andare a casa. L’ho preferito. E perché non sei indicibile anzi ma preferivo andare a pregare per qualcuno che non c’era sudando sul letto con una penna imbocca a sottolineare il libro di Renbaud. Lui è un maledetto, peggio di me.. io non ho lessico. Ma credo di esserlo peggio di lui. Siamo come le chitarre nella striscia di morfina e metadone che ti lasciano i pink floyd nei sogni e nel momento dello sfascio in villa con il secchio. Con l’impastatura secca della calce. Devi amarmi come l’acqua. Devi odiarmi come l’acqua distillata. E i bisturi per tagliarci la bocca ai lati. Tornare a vomitare sui giardini dell’eden dove spesso dio ci caga addosso. E il diavolo ci scriveva le malefatte per corromperci. Ci firmava le cambiali per la nostra vita in sfacelo. Io spero che tu nota il mio atteggiamento, non sarò più uguale il lavoro permette una causa effetto. Più che alla droga leggera da senso di presenza in te stesso. grande cazzata. Fuoriesco dalla terra con i vermi in mano. I vermi che mi escono dai muscoli, e il cuore marcio come un kakì marcito al solo con i vermi e fuoriescono. Il problema sono io. Fermami le mani cervello capisci bene e riposati. Che poi non sono cosi. Non sono cosi. Non sono cosi. Mi odio? Possiedo un’avversione dentro di me assurda che allucina anche il sole.

martedì 14 luglio 2009

leggo il muro la prima cosa che leggo è:" Pà 2 a zero" non è una cosa esplicità sia chiaro..

E vederti, poi rivedermi allo specchio. Stato normale e post sbronzo e fatto. Che schifo che fai paolo. Ok. Ci siamo comportati in modo scorretto. Abbiamo finito 25 grammi di buon nero con due volte che ci siamo visti. Mi faccio schifo sinceramente. E poi nella macchina urlavamo e cantavamo le canzoni. Delle frasi lacrimogene.. nelle macchine rosse. Erano tutti in rosso. Nella macchina con panda, Michele e Valentina. Lo ripeto urlavamo. E le orecchie si attuavano. E le parole dette con il cuore in gola. E le parole dette con il cuore un mano. Le urlavamo in eco con la voce che fuoriusciva dalle casse. E mi emoziono quando 4 persone provano la mia stessa sensazione. Ovviamente in modo diverso ma la provano. E le bottiglie di vino consumate in macchina con l’accortezza di non rovinare la tappezzeria. Gli occhi caccolosi del mattina. E svegliarsi e indovina a chi pensare? Alle 13’13 ho il cotral che mi passa. Mia madre non sa che sto andando a Roma e non sa nemmeno che venerdì vado ai placebo. Glielo dirò giovedì stesso. E dormivano per risparmiarci le sigarette. E vedevano i filmini porno per risparmiare le loro scopate. E fumavano THC per ammazzare il tempo. E andremo a fare una gita turistica al SERT di Colleferro. E ci prenderanno per malati. “ci saremo sparati la vitamina C se l’avessero dichiarata illegale, in attesa del giorno in cui tutto vada a farsi fottere.”

lunedì 13 luglio 2009

il ti amo insulso

La musica la puoi capire solo da perso. E nella mia stanza vedo cose muoversi che non si muovono tipo panni appeso che sembrano persone impiccate. E non ti rendi conto dei momenti interminabili. E mi sembra di stare sulla sabbia al mare mentre sono sdraiato sul mio letto. L’ordine mentale è segreto. Per autoconvinzioni c’è gente chi si amo in modo differente insulsamente cosi per farsi male, facciamo un ricco stop e poi ripartiamo, le cose vanno fatte piano e decise nel momento della massima tensione di due corpi più che corpi cervelli. Mentre dormo allungo le mani e sento le corde della chitarra rotte. Che poi non senti nemmeno la musica se hai dei pensieri che ti pervadano il cervello. Non la senti è inutile non la senti. Tutto sembra più grave. Tutto sembra diverso. E ci ripetiamo. E ci guardiamo. E ora basta. Ho scelto di seguire me fino a casa e non te. e i ladri dovranno scappare della mia e tua testa . ci ripetiamo. E ci penso. Perché è semplice non ci sei. Ma non lo capirai mai. e mi duole. Tu stai bene vero? Quanto si nota quello che faccio? L’ho sento anche io. Perché io e dico io mi sbattezzo e fido troppo. E sono stupido, ma non con me. usiamo ancora smalti umorali. Comunque sia la smetto e il mio cervello si placherà. Quello che vuoi sempre e per “sempre dalla stessa parte mi troverai”.e scartavetrami pure il catrame dagli occhi per vedere una netta e cruda vestita verità. Ti bacerei se potessi. A ripeto le solo le cose per tre volte. Stammi a 236 chilometri di distanza e corrimi addosso. E ti dirò quello che spero vorrai sentire. Poveri baci e assuefatti dal THC. Questi sono i mie tic per te alle 3 di notte con le cuffie nelle orecchie e strafatto in modo indicibile con i 50€ di nero che abbiamo comprato in colletta. Diciamo che sono più desideri che tic o manie. E ora ad occhi chiuso vedo me, in un corridoio bianco seduto, non sto bene si vede da come tengo le gambe, cosi storte cosi non in me, accanto a me non c’è nessuno. Appare e sviene un ombra. Poi dai corridoi non so perché ci troviamo nel cuore io nel tuo e tu nel mio e ci troviamo e ci cerchiamo bussandoci al petto. E mentre ritorno nel viale vedo i dei fiori che prima non c’erano, mentre camminano sfioriscono uno per uno. E te li regalo mosci. Come il mio cazzo ora. Che poi come alberi piccoli e grandi rimaniamo impassibili alla pioggia, alla grandine, alle botte non reggiamo e la pioggia ci cade dalle frangette storte e tagliate male quelle corte perché inutili. E fumi. E mi vedo e mi sento essere tagliato a metà con una motosega. E ieri notte me lo sono dovuto scrivere sul braccio il titolo della nota. E pensieri di ieri mi dispiace non li ricordo cazzo.. e questa mattina mi sono alzato e non ricordavo nemmeno quello che avevo salvato sul cellulare. Ora non guardarmi. Feriscimi perché sono davanti a te. stuprami. Ho chiuso. Punto punto

sabato 11 luglio 2009

Scomponiamoci

Un polinomio si dice scomponibile in fattori quando può essere scritto come un prodotto di 2 o più polinomi di grado inferiore. Che poi siamo in due e io sono di grado inferiore verso quelli che sono di più. sono scomponibile, e mi scompongo per gli altri e per te, arrivo fino a dare il culo. E mi vergogno un po’ nel dirlo , e se questo non comporta delle cose giuste è perché voi non sapete accettare. E sniffiamo ancora un po’ di buon napalm. E le ossa dicevamo che non si sarebbero mai rotte, invece eccomi qui tutto da riparare e non so come e perché mi dico cosi. È come la mia voce. Se prendo bene aria dai polmoni riesco a concepire note molte alte. Se ne prendo poca e tira poco non arrivo nemmeno a fare la nota più bassa. E poi siamo plastica. E che cosa facciamo mangiamo plastica?? È qui che sbagliamo. 365 chilometri per corrermi addosso sono pochi. Eppure non ti vedo. Non mi vedi. Non ci vediamo. E sprecherò tempo nello scrivere da solo. E a lavarmi i capelli. Che ci faremo una lavanda gastrica per questa sera, per la prossima e per le serate a venire. E ci faremo accompagnare in chiesa fatti. E che buon esempio è bestemmiare, bere e strafarsi davanti S. Croce? Che esempio è urlare PORCO DIO! Davanti la chiesa che esempio è? Abbiamo perso anche il sole. Abbiamo perso anche il culo. Abbiamo perso la faccia. Le orecchie. La lingua. La bocca la lingua che sapeva di aglio e di salme. Abbiamo perso le dita e i polsi. Ed è questa l’età che serve per formarsi? E sinceramente anche da piccoli cresciamo. E anche da piccoli moriamo. Paradosso. E lamentatevi. Perché sapete parlare e incolpare solo al plurale. E ormai ci perdo le speranze. E attraverseremo le linee. E i suoni cardiaci. E le mani fredde. E le mani non curate. E faremo freestyle sui nostri corpi. Inutili e sciapi. Perché non trovo piacere e caratteristiche per definirci. E impedisci di farmi crescere. E le farfalle morte. Come i cani morti. E i messaggi inutili. Che si mandano da ubriaco. E ancora le mani. Sono le mani che creano situazioni e ambiguità e piacere. Sono le mani per scomporci. Per parlare. Per accarezzare. Per masturbare. Per guidare. Per farti seguire. Per stringere. Per tenere. Per fare qualsiasi cosa. E il sudore al sapore di birra la lecchiamo. E le mani al sapore si crema le lecchiamo. E gli occhi ultravioletti che ci fanno diventa tare orbi. E le lacrime sparse. Solo per uno strano senso di mancanza. Ma dai.. che in fin dei conti vi amate. Voi con le vostre parlate indecifrabile. E ricordiamo i sismografi. E ricordiamo le corse clandestine sui nostri cuori. E i pensieri stirati sui pantaloni. E le ore a farci bruciare gli occhi sul computer solo perché ci parlavamo e gli estintori che non erano vicini.. e l’acqua santa che abbiamo bevuto. E poi lo farei solo se fosse una cosa conveniente ovvero non lo è. Io non sono malato ho seri problemi. è il mio cliché.

lunedì 6 luglio 2009

Adoro l’odore del napalm al mattino.. poi scoprire che le nostre conversazioni durano quanto gli intervalli pubblicitari in Tv. Interessatevi degli altri, incuriositivi pure. Dilettatevi nei giochi e nel far sentire i vostri rodimenti di culo. Sinceramente non ho bisogno di avere perché io forse sono stato il primo a non ricevere. Ma c’è chi dice che siamo più alti, tutti possono, tutti odorano. Tutti lo fanno. E ora non mi resta che cosa? Sinceramente vorrei una tela. Forse mi riesce meglio esprimere qualcosa come l’odio meglio che con una canzone o con uno scritto buttato cosi mode merda di cane nei territori protetti dal wwf. Il mio assassino, il mio libro, il mio “amore”, paradossalmente tiriamo su edifici alti più di noi. Che poi con una soffiata cade. Instabili. Traballanti. Zoppicanti. Barcollanti. Titubanti edifici come noi. Incerti. Dubbiosi. Perplessi ed esitanti come le spade sulle nostre lingue. Intanto spingo il tempo con le spalle e spero vada avanti il più presto possibile. E credo che siano questi stravolgimenti settimanali del venerdì e il sabato che non permettono un giusto funzionamento del mio parlare e del mio pensare e estraniarmi da tutti e con tutti. La nuda essenza della persona come direbbero i psicanalisti. Poi scoprire che il messaggero muore mentre il messaggio spero che vi arrivi, continua.

come piscio

E svegliarsi la mattina con i residui bellici del vino rosso incrostato sulle mani. Essere blasfemi innanzi al signore e la sua casa mentre sorseggiavamo del buon vino e inspiravamo del buon fumo. Bestemmiare e non farci problemi. Come se gli angeli ci cadessero addosso. E Nick Cave a quest’ora fa sempre bene. Perché se ti ricordi non sarebbe male morire con la sua musica alle 3 della notte. E le foto. Le cassette. I cd. Gli inconvenienti. Non c’è più tempo. E non c’è più aria. E non mi aggrego ai vostri sterili applausi perbenisti e inascoltati. Che poi rido perché il mio ordine supera anche me stesso e il mio essere maestro. Spero di non essere come te. la cordialità la responsabilità di avere degli atteggiamenti maniacali e inaspettati verso le persone ti riduce ai minimi termini come se non volessi. E canto per te idiota. Come il piscio. Come le sbrattate inaspettate. Come le case abbandonate. Come le porte arrugginite. Come il catrame sui polmoni. Come la nicotina sulle dita. Come gli interruttori per accendere un bomba. Come l’accendino che squaglia la plastica. Come il tuo collo unto. Come i miei inaspettati e imprevedibili tic mentali. Tic mentali. Piangere per cosa? Cadere per cosa? Usare per cosa? E direi una cosa che non dico. Solo per il puro gusto. Di tenermela e maturarla e censurarla e per condannare me stesso senza qualcuno che lo faccia. E c’è poco da ignorare. E da capire. Come se il piscio invada il fegato. E il fegato. E le giornate al solo. Le giornate a stare sulla tazza con la voglia di cagare. E essere stitici. Piantare le sigarette nei muri. Piantare una traccia che poi è stata cancellata con un clic di un mouse. E continua a parlare. Continua a non capire. E osservare perché ci tatueremo sul braccia la scritta OSSERVAZIONE perché è quello che ogni giorno faccio. E tu non fai. E toccare le mani per non scivolare. E toccare le mani per farcele sfiorire. Sinceramente in questo momento ucciderei. In questo momento vorrei uscire come sto ora in mutande e fumarmi una sigaretta in giardino e sperare di vedere qualche stella patetica che invece di atterrare plani verso il cielo. E sarebbe il mio regalo stile fuco di artificio. È bello quando duriamo poco.

sabato 4 luglio 2009

SIAMO DEI SFASCIATI.

E ieri abbiamo avuto brutti incontri. Abbiamo visto molta gente abbiamo giocato e siamo finiti sul banale. Vi parlerò di ieri. Abbiamo parlato di varchi spaziotemporali, per la scossa che ci siamo presi stile ritorno al futuro. Abbiamo bevuto e fumato. Come sempre a scrocco. La lucida va persa subito. Il sangue dalla gambe usciva come il succo dall’uva. Mi sentivo una scimmia ubriaca. Vedere donne che mi pisciavano davanti e riderci insieme su vedendola per terra e pensare come fosse stata più coreografica se fosse stata colorata di rosso per il ciclo e riderci sul panorama che si affacciava. Vedere i suoi peli pubici solo perché diceva che era pelosa. Parlare dei pochi orgasmi. Che poi siamo arrivati alla conclusione che sono stati veramente pochi. Vedere altra gente chiedermi il numero di telefono vicino al suo ragazzo. Paralare di foto. Urlare frocio davanti al frocio. Sentire le sterili che mi dicevano che tra due giorni partono. Rifarmi offrire da bere. E farmi sentire dire andicappato solo perché sdraiato per terra mordevo la fodera del basso. Sentire complimenti falsi verso la serata che per me sarebbe stato meglio. Vedere i bambini poveri che non vediamo mai intorno. Prestare le chitarre. sentirsi i stanco. Sentirsi male. Sentirsi mancare l’aria. Sentirsi cosi privi di qualcosa che ti spinge a pensare che nel bene o nel male parleranno di te. parleranno di noi. Poi sentirsi dire che c’è la droga, le complicazioni e non il sesso. Sentirsi eccitati. Sentirsi strani quando sentiamo le urla per noi. E avrei quasi voluto uno stop o una ripetizioni di quel momento. E mentre andavo a pisciare con Michele ho scritto con il piscio sul muro sottostante la tua iniziale. PERCHE’ SIAMO DEGLI SFASCIATI moralmente, psicologicamente, ormonalmente, eticamente, onestamente e emozionalmente corretti verso di noi. Grazie per le urla. Le figure di merda. Per gli applausi. Per i deliri e i fomenti. Per il vino per la droga, per gli abbracci, per le foto, per te, per noi, per avere sempre una spalla dove poggiarmi in questi situazione moralmente scorrette verso il mio corpo. Le tue scelte sono scommesse come quelle di chiunque altro. carissima, ma i cani di notte non dormono mai? Perchè abbaiano da soli? come noi in fin dei conti.

giovedì 2 luglio 2009

mentre fumo

e far volare le sigarette che lasciano la scia come gli arei militari.

VIOLE

Ci siamo. Il giorno delle lacrime e del dolore è tornato. Poi rimarremo incantati a vedere le nuvole con sottofondo i violini che ci suonano nell’orecchie. Come sei. Come sei. Mi farei rifare la spina dorsale. Si la spina dorsale. Ci vuole spina dorsale per farti, come lo sono io. Lei cammina sui fiumi. Sull’erba. Sui fiori. Sulle corde di ferro. Sulle nuvole di merda dello smog. E i nostri principi e le tue barbie che erano ignoranti come alcuni. Il collirio non copre tutto. Come lei non copre tutto. Le piccole sensazioni e le piccole emarginazioni del tuo cuore. La tua testa socio culturale e perbenista di merda che ti dice di aspettare. O come la mia. Odio quando non mi capsico e non so prendere decisioni. Ma alla fine è finito tutto. Come la musica. E le navi partivano. E io partivo. E il tuo telefono riceverà per molto le mie chiamate inaspettate. Ma ci sarà il giorno che si fermerà. Il problema è che già si è fermato. Ora come stai? Le stelle ti scendevano fino ai piedi. La voce le tue complicazioni interne che non riesco a capire come stanno? La mia testa sta per scoppiare e la voce c’è. E questa pioggia ci opprime, perlomeno a me. e sai che oggi suonava Einaudi e non ci sono andato. E le viole sono sfiorite. Peccato che non si trovano. Te le avrei portate. Ma va benissimo anche se non rispondo. E non è per te. Immobili e incapaci di sbranarci e divorarci a vicenda. e la pioggia di luglio dici che sinceramente ti da a nervi e mi dici che ma se piove c'è sempre un motivo nel quale se lo sapevi me lo avresti detto.. e ascolti le mie canzoni.

scarichi

E le batterie che credevo mi avessero permesso un vita tranquilla si sono sciupate. Come le tue. E le puttane camminano sui divani che poi erano rossi. La quale di certo non mi importa. E le stazioni col silenzio dei magrebini quieti e raccolti mi fan tremare dal caldo. E vedere evaporare l’asfalto per il troppo sole. E non reggo più lo squillare del telefono di mio fratello. E non sopporto più lo squillare del tuo nome nella mia testa. Faccio troppo e anche poco. E ci sentiamo espirati invece che inspirati. E le guerre erano di piombo. E le madri erano di carne. E noi come eravamo? Noi eravamo di plastica. E offrimi ancora la plastica. Che poi è anche cancerogena. E ci piace scherzarci su, e ci piace e ci scazza il solo pensiero. E i scarichi delle tubature del gas hanno permesso l’esplosione di me. e le bestemmie scritte sulla macchina. E gli elefanti disegnati sulla macchina. E le giornate ad aspettarti mentre ci sgoliamo la nostra birra. E le giornate a trovare i gatti. E le giornate di scarico. E le giornate piovose che poi ci piacciono. E le giornate suonate e accordate. E le giornate stufate per la noia del non fare un cazzo. E la noia che mi invade nel mio letto che non mi permette un respiro regolare come se avessi un foratino sul petto. E costruiremo le nostre fondamenta con foratini e cemento. foratini e cemento. si, foratini e cemento. che poi noi cosa eravamo?