mercoledì 8 aprile 2009

GIORNA-TE

Scrivo del mio umore. Scrivo di me stesso in questo momento. Scrivo che il mio umore è impercettibile. Nemmeno i sismografi potranno percepirlo. E nemmeno tu. Pensare alle cose che non avremo voluto fare. Pensare a ciò che continueremo a fare mi lascia perplesso, voglio una via di fuga, una via di fuga che mi aiuti ad evadere da questa insolita giornata e da queste insolite giornate. Vedere le siepi verdi, vedere guidarci verso una strada che non è ancora la nostra, vedere che non c’è una via di comunicazione, vedere che non ci sono abbracci, vedere che siamo sempre cosi instabili esigere il massimo, pretendiamo sempre il minimo, pretendo sempre quello che mi è gradito secondo vari schemi mentali. Scrivo dato che non mi sento. Scrivo dato che sono sordo di esprimermi in un contesto strumentale fatto di voci di persone e di note sputate a random. Scrivo dato che non mi capisco e non ti capisco. Abbiamo chiuso addirittura gli occhi per andare a dormire dopo 30 ore che stiamo davanti il computer. Vorremo la giustizia fra le nostre e le vostre anime. Abbiamo detto che è meglio stare con la testa coperta, ci siamo fasciati la testa prima dell’incidente, ci siamo fasciati perché sapevo fosse cosi. Poi mi rincontri dopo 76 ore e ci salutiamo. Poi mi incontri sulle piattaforme digitalizzate dai nostri pensieri. Abbiamo scritto troppe volte un pensiero che avevamo. Scrivere è più facile che parlare. Scrivere ti può solo svegliare un qualcosa di crudo e salto che hai dentro. Poi mi parlano dell’anima, mi parlano delle loro sfaccettature da teneri a conoscitori dell’odio. E sinceramente mi sono stufato di commentarmi, mi sono stufato di parlare, e sinceramente mi disinteresso di me stesso. Le mie giornate sono all’insegna della mia ricerca nascosta nel mio corpo, cervello, cuore o quello che sia. Non so cosa voglio, e non so cosa farò, “qualche cosa di sicuro io farò.. piangerò”. Ma non spreco nemmeno più lacrime, il più delle volte sono da coccodrillo. Il più delle volte vorrei essere me stesso. Il più delle volte vorrei che mi capissi. Il più delle volte non vorrei essere allergico alle persone, non ho un approccio sistematico e catalizzato ad ogni persona, le marmitte catalitiche funzionano solo se vanno a più di 100km orari. Io non riesco nemmeno a sorpassare i limiti di velocità. Ma favorirò al inquinamento di me stesso. E magari morirò con un piadina fra i denti. Oppure mi troverò e mi cullerò sapendo di amarmi da solo. dicono che pe un artista le tragedie servono per esprimersi al meglio.. voglio che le tragedie smettano.