venerdì 19 giugno 2009

le occhiaie di chibiusa (non hha senso il titolo non sono im ne ma suonava bene.

La nostra musica era nell’ascoltar dell’abbaiare dei cani, e usavamo lo yogurt scaduto per il troppo tempo tenuto in frigo per dipingere le pareti. E poi ci scrivevamo le nostre frasi migliori con le mani impregnate di catrame, le scriveremo sui muri o sul pavimento in cui costeggia il tuo letto. E dai il meglio di te nei tuoi momenti ebbri , sbronzi e fumati da me. Davamo del meglio. Si lo davamo. Poi subentrano scende diverse che impediscono il crollo di noi. Però crolliamo sempre. Gli argini e le fondamenta erano carta straccia per le nostre ossa ambizionate al non cedere. Se si dice ambizionate. Il mio italiano è maccheronico come noi. E poi le nostri frasi bioadesive attaccate ai nostri occhi ci impedivano di vedere ciò che veramente siamo. Sai chi siamo? Io lo spero. Tu lo speri. E tutto loro non lo sperano. E nemmeno io. Le farfalle nel tuo stomaco rappresentano voglia di masturbare la mente agli altri. E poi colorati anche le dita con lo smalto. Che poi deve essere tumorale. E ci andremo a fare un tac insieme. E saremo più contenti. Come non lo eravamo mai stati. E per ammazzare il tempo ammazziamo il tempo.