lunedì 27 aprile 2009

POST NON FINITO CON ERRORI CHE ERA DA PUBBLICARE TROPPO TEMPO FA. IL 22

Che poi ieri sono rimasto circa due ore nella folla da solo a lanciare bestemmie e a fare finta di chiamare persone. Ho sorseggiato birra offerta e scroccato chiamate, per cercare la mia gente. Che cazzo ti suoni deficiente! I propocettori hanno lo scopo di far provare emozioni al corpo. Poi vedremo smacchiare i ghepardi e le tigri, saremo seduti come statue ad aspettarvi. È un bel vedere gli alberi abbattuti con sotto fondo “requiem for a dream” . poi vedere gli altri alberi con con gli occhiali da solo, che poi non servone perché non c’è luce, vederli e notare che sulla loto corteccia ha una strisca bianca ad una certa altezza evidentemente saranno i prossimo ad essere decapitati. L’assalto alle 7.30 di sera è a termini,troppa gente che andava verso piazza del popolo per un concerto troppo stancante. Sentire la gente urlare mi esaltava, sentire la gente che si muoveva mi esaltava, sentire le canzoni che mi piacevano mi fomentava, ma il ritorno a casa è stato strano, ovvero: 45min all’attesa dell’N 1 direzione Anagnina (ovviamente da solo), vedere la gente che beveva del vino rosso, fumavano erba perché l’odore era quello! E facevano piccoli rave party sul marciapiede. Eravamo schiacciati come sottilette nel Bus, eravamo tutti amici e ci salutavamo tutti. Tre ragazzi praticamente mentre io ero seduto erano sopra di me seduti.. non so come abbiano fatto. Un certo

OGGI E' NATO IL TIPO CHE HA INVENTATO IL CODICE MORSE

Intanto ridevano per quel poco che avevano da ridere. Poi non abbiamo la vista giusta nemmeno per guardarci. Poi ci rendiamo conto che l’asfalto dei benzinai è stato bagnato per togliere la benzina da terra, solo per il fatto di non scivolarci. E io stavo scivolando. Poi abbiamo scoperto che se uno nasce stupido muore stupido. Non c’è niente da obbiettare o da rivedere dentro i loro occhi. Noi siamo stati molte volte al lastrico della nostra vita e ridiamo spesso vedendo quella degli altri che è troppo ovvia e stupida. Scriverò in un discorso non cronologico. Poi vedere tutta la tranquillità che c’era essersi trasformata. Poi citofonavamo alle case solo per poi correre e passare il tempo. Poi mi dicono: “fatte ‘na risata paolo! Mazza che triste”. io rispondo: “ ridere con te sarebbe più triste di quanto io sia ora”. Abbiamo il BIP & GO per passare diretti nelle metropolitane astronomiche e spaziali. Poi uscire di casa stremato e vedere che ci piove anche dentro il culo, dentro il cuore, dentro la testa. Poi pensare alla testa come un acquario, come il mio acquario in cui i miei pesci rossi sono morti. Il sopravvissuto morto un giorno dopo gli altri l’ho buttato nel cesso. E poi stando sul bus dai vetri appannati vedi solo lampioni sfocati tipo se avessimo tutti la bassa vista. Poi apriamo le mani fuori dai finestrini per sentire quanto piove. Poi preoccuparsi per la chitarra che ovviamente si è bagnata. E non ci resta che bestemmiare per lei. E poi scopare no stop.

martedì 21 aprile 2009

SOPRAVVIVEREMO

Mi sveglio con calma. Pensando a come sarebbe bello parlare al plurale. Aprendo il frigo e mangiare qualcosa insieme. Poi vediamo le vecchiette che devo essere pulite come i neonati per il gelato sulla bocca. Poi sulla metro ogni mattina ci regalano l’amuchina. Evidentemente sanno che tutti vorrebbero lavarsi le mani dopo un quarto d’ora in metro. La mattina al scuola durante il momento delle mie non preghiere, fanno una preghiera per un “compagno di scuola” per la madre morta e per il suo compleanno. È brutto sapere che le madri vengono a mancare nei loro compleanni. Poi chiuderanno le loro bare con il nastro adesivo. Poi sentirmi piangere una mia amica al telefono per il suo puro sfogo. Io non posso essere dio, posso aiutarvi fino a un certo punto. Poi dovete cavarvela da soli.

NON VI STO DICENDO NULLA IN FIN DEI CONTI. SOLO SOPRAVVIVERE. LO DOBBIAMO FARE.
SPUTEREMO PIU’ FORTE ANCORA.

"FINCHE' MORTE NON CI SORRIDA"

lunedì 20 aprile 2009

E PUR SI MUOVE

Ragazza lo sai bene che sto diventando pazzo. Non te lo avrei detto altrimenti. Lo sto diventando solo per il fatto che non mi hanno creduto e non mi credono come Galileo. Dal settimo piano di una casa lanciano le cicche di sigarette in testa a noi poveri pendolari, questo ha una causa effetto, ovvero bestemmiare contro quegli idioti. Poi mi rendo conto che per quella verità mi avresti tagliato volentieri le corde vocali, solo perché hai detto quello che hai voluto. Ho parlato ma inutilmente. Più che parlato su quel divano nero ho urlato. Le mie barche erano di carta, poi le abbiamo buttate nel fuco solo per vederle bruciare come i nostri neuroni. Poi ci vediamo evitare le nuvole con la metro alla ricerca del sole per non prendere la pioggia. Entriamo nella metro per non vederci.

OGGI E IL NUMERO 100

Oggi mi sono sentito molto made in japan. Mi sono svegliato tardi, ho fatto colazione con la pasta al forno, salsicce, patatine fritte e fragole con panna. Poi sono andato alle prove. Ho fumato. Ho urlato. Ho saltato. Sul bus mi sono subito gli alti puzzolenti dei rumeni e dei nigeriani. Ho comprato le sigarette e non ho i soldi per andare a suonare domani. Ho drasticamente perso tempo per cercarne dell’altro. Poi dicono sto bene solo quando sto con te. Poi mi fanno male le orecchie. Per i baci e per i volumi troppo alti degli amplificatori. Ho le dita bucate e le mani bucate. Poi il tempo dicono che aiuta a rimarginare le ferite. La nostra fiction funziona al contrario. Anche io dicevo che sarei voluto rimanere depresso e instabile dopo quella lunga relazione. Ma dopo la tranquillità ho scoperto che viene da se. Poi non smetto di fumare e di sperare. Poi mi dici che dobbiamo cambiare. Ma poi invece tutti e due rimaniamo uguali. Potremo essere anche i più convinti conoscitori del sangue cambiato ma il sangue quello è, e quello rimane. Le scintille nel cervello erano tante che siamo andati a fuoco. E mi è dispiaciuto poi oggi non salutare i miei amici. Credevo facessero in tempo ad arrivare in fermata. Ma dato che mi ritrovo sempre da solo a fare le cose, mi accompagno anche da solo. I tuoi riconoscimenti per le persone più alternative che conosci ti dicono che potevi provarci. Ho conosciuto una ragazza bellissima e poi Marta mi dice che è lesbica.

domenica 19 aprile 2009

SENZA PIU' SOSPIRARE

Come se in fin dei conti imponessi una struttura innaturale al mio flusso mentale e psicologico. Fondamentalmente credo di fare cose al di fuori di me stesso come se facessi l’errore di concedermi a me stesso. Poi mi rubo addirittura gli occhi. E vederti sposare. E vedermi sposare. Abbiamo rivolto troppe volte lo sguardo verso le nuvole. Eorasivaasuonareanchesesochespaccheremomidevofomentare. Inquestigiornivogliounanuovastereotipalegaleamantedimeeiodilei. Respireremoancheconlemanifidati.

MI TOCCHI GLI OCCHI CON LE SIGARETTE

E starei ore e ore a parlare con te in silenzio fino a farci venire l’alito sudicio per il troppo tempo che la bocca è stata chiusa. Dove sei quando servi? Dove sei quando voglio che mi tocchi gli occhi con le unghie. Dove siamo quando ci vogliamo urlare addosso i silenzi. Dove sei quando dormo. Quando sono nel letto a pensare ai tuoi capelli e ai tuoi seni?. Quando mi parlo da solo, quando in testa mi piove, quando le scarpe bianche si sporcano, quando mi vorrei lanciare molto volentieri dal finestrino della macchina sull’Anagnina ascoltando musica di merda di alto livello? Dove sei?! Mi spieghi dove sei? Dove sei quando mi sciogli con le tue parole di acido muriatico? Quando quell’uomo scappava a cavallo con il fucile in mano. Quando le madri venivano sepolte dentro una panca ricoperte di cemento in cantina. Mentre i padri morivano nei giardini di cemento fresco lasciando un impronta indelebile ai nostri occhi. Quando ci siamo leccati e assaporati. Quando ci leccavamo le ferite da piccoli. Quando mi parlavi delle tuoi tumori al cuore. Che poi io ho provato sempre a salvarti. Io ho provato sempre ad abbandonarti. Avrei voluto avere una tua unghia e mangiarmela. Avrei voluto farti. Avrei voluto con tutto il mio cuore spegnerti una sigaretta dentro l’occhio. Vorrei riuscire a fare il male che tu mi hai fatto. Le regole sono assurde e le mani sono unte per i troppi punti neri scoppiati e eruttati sulle teste dei miei amici. I capelli lunghi e gli occhiali tenuti fino alle 8 di sera per coprire gli occhi rossi, anche se c’è poca luce ci da fastidio. Sono strano e non mi sento. Cosa ho se devo dare una risposta non lo so. Ci siamo sfiduciati per le cose che ci siamo tirati. E so che abbiamo ancora cose da tirare e da lanciare a quello che vedo di essere. Mi tocchi gli occhi e i te li brucio come ho detto. Stringiamo i denti per sembrare più cattivi. Mi dici che se scopiamo sarebbe meglio. Mi dici che se stiamo in silenzio sarebbe meglio. Mi dici che masturbarmi sarebbe meglio. Mi dici che se mi faccio sarebbe meglio. Mi dici che se smetto di parlare sarebbe meglio. Mi dici che sbadigliarti in faccia è maleducazione. Mi dici che baciarti sarebbe bello. Mi dici che morderti il naso potrebbe essere bello anche se hai il raffreddore. E le mani sono fredde, le tue unghie morsicate mi fanno capire il tuo nervoso. Le pellicine strappate per passare il tempo, che forse hai passato da sola. Vedere i tuoi cari morti anche se vivi. Solo perché non li rendiamo conto. Mi fai i conti sulle vene come in autostrada e mi paghi la tassa per sentire il cuore battere forte per te. Mi tocchi i capelli che poi sono corti. Ascolti la musica e mi rapisci con frasi che non sono mai state interessanti per me. Alcuni artisti stagnano con le loro poesie. Con il sangue dei nostri morti fonderemo città. Lo sai fonderemo città. Fonderemo i nostri cuori. Li fonderemo come fanno con i materiali preziosi. Ci faremo grattare gli occhi perché in fin dei conti sappiamo che una sigaretta o un unghia dentro le nostre pupille dilatate fa male. E ricordati sempre di metterti. Ricorda sempre di posizionare sempre un po’ di me in te. Poi scegliamo i Re più deboli per costruire le nostre città. Avete ancora cose da dirmi e da tirarmi?

sabato 18 aprile 2009

PICCIONI

Resto ore e ore seduto a fissare il computer. Fissare il computer, e ascoltare me stesso tramite i piccoli amplificatori del portatile. Anche oggi è stata un giornata per la quale. Anche oggi siamo degli idioti. Anche oggi ho ripetuto me stesso come un voglia infermabile, sudicia, erotica, passionale, sessuale di me stesso. Ho gli occhi rossi e non vi dico il motivo. Ho le mani fredde e non so il motivo. Ci costruiremo le case con PC poi ci costruiremo anche i letti e le porte, e le mura della tua e della mia camera, dovranno essere mura di cinta. Mura troppo dure. Non voglio sentire nessuno dei tuoi orgasmi, dei tuoi gemiti, dei tuoi ansimi e delle tue lacrime. Poi mi viene da pensare: se dormissimo 12 ore al giorno, e sapere che queste 12 ore di sonno si sogna regolarmente,che sembra di essere nella realtà, avremo almeno due vite distinte e separate. Suono la chitarra con le 10 lire, leggerissime. Sapevamo sentirci i pulsi del cuore dal collo e dai polsi. Non abbiamo messo mai l’orecchio sul cuore. E vedere il piccione che caga sulle macchine, mi ha fatto scoppiare dalle risate. Credevo che per quell’immenso rumore il piccione fosse andato a sbattere sull’auto, e invece no. E il cielo sembrava un mare. Che poi domani sarà carico di pioggia. Ciò significa mare che goccia. Il cielo è un mare che goccia. Il cielo è un mare che gocciola come i rubinetti della cucina che hanno quella lacrima bastarda. Mi degni di sorrisi e di gridi. Mi degni di masturbazioni e di emozioni. Mi degni di abbracci e mi lasci addosso il profumo dei tuoi stracci. Mi hai camminato addosso stile autostrada. E gli italiani mangiano Dio e anche io. Anche io. Perché non posso?. Finiremo sulle insulse mani di qualcuno che ci piegherà come carta straccia e ci buttera come una palla da canestro nel cestino scolastico. Figuracce e figuranti le facce dei perdenti. Degli idioti e dei sognatori. Degli alieni e dei spacciatori. Del diavolo e del dio. Del mio io e … ho imparato bene a fare il pagliaccio. Indosso anche il naso rosso. E le miei gote sono rosse come le labbra che porto.

giovedì 16 aprile 2009

RICUCI I PEZZI

E stavamo diventando tutti quanti dei volontari e mercenari per ricucire i cuori degl’altri. Poi ci siamo resi conto che ad alcuni li abbiamo ricuciti bene, a ad altri no. E torneremo nei loro cuori, torneremo a sbranarci, torneremo a fumare quell’erba che poi non era cosi buona ma ci ha stravolto. Che poi i baci sulla fronte sono la meglio cosa che fanno capire il bene che vuoi ad una persona. E me ne pentivo mentre vedevo i suoi occhi lucidi, mi pentivo. Poi mentre ti accompagno incomincia a piovere stile telefilm. Quei telefilm a tinte forti del cazzo. I tuoi capelli, i tuoi occhi, le tue mani. Ricordi quando ti dicevo che ci saremo sposati strafatti a Las Vegas. Ricordi degli abbracci forti e delle strette di mano, nel momento del bisogno. Ricordi le mie preoccupazioni. Ricordi le mie incazzature?. Dovremo andare a scoprire altre Americhe. Che poi ho ancora il tuo profumo. Poi ci siamo scritti addirittura sul cuore che ci pensiamo senza sosta. Almeno i pensieri non hanno divieti. Poi mi rendo conto che so leggere il labiale e poi mi lascio abbandonare dalle cuffie, mentre la ragazza a Giulio Agricola mi chiedevo da accendere. Poi mi dicono che tutto questo susseguirsi di religiosi è iniziato da un sepolcro vuoto. Poi lasceremo le nostre ultime volontà o desideri prima di morire. Addio. Ed è stato un addio indimenticabile il mio e il tuo. Poi ci rivediamo tramite adsl. E mi dici che ci sarai anche tu. Dovremo scrivere da oggi in poi che le case sono antisismiche. Io sono antisimico. Il mio cuore è antisimico. Gli arresti cardiaci sono terremoti quando mi abbracci. I tuoni che incombono la mia testa sono saette lanciate da Dio, come i militari lanciano le granate. Poi metterci sul dondolo fumarci una sigaretta e abbandonarci come cani bastonati. Che poi non ci siamo lamentati. Non ci siamo nemmeno salutati bene. Adesso voglio ricucirti i pezzi del cuore. Magari non da mercenario. Ma da non so chi. Mentre mi parli mi fai venire il mal di stomaco. Gli etilometri erano ubriachi fradici come lui dice. E poi bestemmiare sui rivenditori di sigarette solo perché non abbiamo la tessera sanitaria anche se siamo maggiorenni. Siamo maggiorenni solo quando vogliamo. Siamo più neonati che mai. Sono troppo ingenuo. E non capisco.

GUERRIGLIA RIVOLTA

Solo per il semplice fatto di sbattermene. Ormai le persone con un quoziente intellettivo pari al sapere di dove mettere una candela nel motorino non la calcolo nemmeno. Tutti i loro stereotipi simili alle bande mafiose, questo mi da troppo a nervi, in questi casi vorrei essere il mafioso e ammazzarli tutti. Non so forse saranno i RAGE che mi sta ispirando alla rivolta. So di non essere cosi, ma il più delle volte lo vorrei. Hanno pregiudizi su tutti. Hanno le loro facce schifate se una persona non la pensa come loro. Fortunatamente che a scuola avevamo visto San Francesco, pensa se non lo vedevamo, impariamo nuove culture. Ma loro non lo fanno. Pensano il tempo a decidere i loro migliori vestiti. Io la mattina apro l’armadio e mi vesto a random. L’unica cosa che faccio è lavarmi la faccia e i denti e dilatare le mie pupille migliori allo specchio. Che poi sta notte ci siamo pensati tutti e due, e mi affascina il fatto che due persone alla stessa ora pensino alla stessa cosa. (POST PIU SCARSO DI TUTTA LA MIA VOTA SOLO PERCHè ASCOLTO I RAGE)

mercoledì 15 aprile 2009

IL GIORNO DELLE LACRIME E DEL DOLORE

Che poi i nostri organi (cuori) sono come gli amplificatori valvolari. Ci mettono sempre più tempo dei transistor a scaldarsi e percepire emozioni, però sono sempre i più deboli. Abbiamo il RE della chitarra sfasciato, pronto a schizzare ed a entrarci nell’occhio. E i gatti partoriscono nelle cucce dei cani. Io vengo partorito da me stesso ogni giorno quando mi alzo da letto. Abbiamo chiuso il lucchetto al cancello sotto la pioggia. Abbiamo chiuso quelli del mio e del tuo cuore. Non so come hai fatto ma lo hai aperto e poi sei scomparsa. Serve un po’ di carta vetrata. Serve solo per il semplice fatto di togliere molti ricordi dal muro di casa. Abbiamo preso una decisone. L’ho pensato e ciò comporta il fatto di farlo. Vorrei che tu fossi il mio veleno. Avevi scritto con il carbone del fuco sul cemento di casa che affacciava alle nuvole cariche di fulmini, che mi amavi. Avevamo pensato che l’America fosse solo un sogno, ancora lo è. Che poi toccarci non sarebbe affatto stato di conforto. Che poi baciarci non sarebbe stato di conforto. E l’aperitivi vengono offerti dai barboni. Ti avrei voluto stampare su carta lucida, strapparti e rincollarti, poi continuare a strapparti e rincollarti. Vorrei solo che ti abbia cura di me. Poi abbiamo parlato sulla panchina rotta delle varie storie andate a puttane, delle storie finite male e delle storie che potrebbero succedere. Non avrò mai un po’ di me. Bionici erano i giorni delle lacrime e dei dolori. I deliri allucinanti. Abbiamo scoperto poi che si può ridere anche se non ci vediamo. Sei una pillola, sei la pillola che vorrei ingoiare ogni giorno. Poi vorrei aiutarti a capirmi. Poi le sigarette spente sulle mani solo perché dici che ti intossico e quello che ti dico ti pesa. Se giochi è finita. Se giochi sei destinato a morire con lui/lei. Saremo estinti per essere cosi belli e implacabili alla ricerca di noi stessi. Personalmente giocherei a scrivere di me. Notte stella! però dopo muori.

giovedì 9 aprile 2009

SCAPPEREMO

Anche questo è un deserto al contrario, e i celi li abbiamo sotto i piedi e ci dicono che poi non sappiamo volare. Non staremo più sui prati con i piedi sulle margherite. Non ci serviremo più della Raian Air. Siamo stati per 3 ore ad ascoltare gli uccelli sotto la pioggia e vedere il sole uscire dalle nuvole riscaldare le nostre teste. Abbiamo sparato alle pose da fotografare. Abbiamo sparato alle 3 ore passate. Abbiamo sparato cattiverie ai nostri giorni critici. Abbiamo sparato a tutti. Abbiamo fatto male il nostro lavoro. Poi mi dici che saremo stati come gli ingegneri che aggiustano i noccioli delle basi nucleari. Poi il suo compagno piange davanti mio fratello. Odio i miei pesi sullo stomaco che non permettono un respiro regolare. Sentire ancora mia madre che sbraita per le stanze di casa. Sentire che tutto quello che ho intorno è semplicemente merda, mi dichiara che non c’è spazio per qualcuno. E poi ci vediamo con i nostri paracaduti buttare bombe atomiche sui nostri cuori da rottamare. Abbiamo vinto il super telecomando per cambiare canale alle nostre vite. Abbiamo cercato di aiutare le persone. Sappiamo e conosciamo meglio le vite degli altri. Io non conosco ancora la mia. Il cielo oggi era denso e carico di polvere, e l’acqua scendeva ma piano. Poi ci siamo presi le mani per consolare i nostri pensieri. E ci siamo detti frasi piacevoli e ingombranti nel nostro cervello. Ci siamo arresi troppo presto al disfare delle nostre anime inaccessibili. Impareremo a muovere e cliccare il mouse sul nostro cuore. Avremo addirittura le pennette usb per trasmetterci umori diversi al cambiare delle giornate. I miei visi sfigurati cambiano oltraggiosamente ogni ora. E continueremo a piangere. E deludere le nostre madri e i nostri amici. Abbiamo troppo ma non ci accontentiamo, vogliamo tutto e subito. Ho una strana voglia di scappare.

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Se non fosse per questi stravolgimenti climatici, cardiaci e personali sarei più normale..come il brondi dice---sarei più normale.. sarei più me stesso. Sarei certamente non più contro la mia persona. Siamo rimasti senza fiato, ci siamo addirittura smembrati. Abbiamo filtrato le nostre anime irraggiungibili dentro altri corpi. Personalmente credo di aver cercato troppe volte il nulla, solo polvere o solo pioggia di merda. Poi la vedo sorridere ad ogni sua bugia. Il mio disgusto si trasforma in lealtà,sincerità in ONORE. Lei in ogni cosa è più di me. Mi spiegate perché? Intanto mentre scrivo mi sento particolarmente in colpa.

mercoledì 8 aprile 2009

GIORNA-TE

Scrivo del mio umore. Scrivo di me stesso in questo momento. Scrivo che il mio umore è impercettibile. Nemmeno i sismografi potranno percepirlo. E nemmeno tu. Pensare alle cose che non avremo voluto fare. Pensare a ciò che continueremo a fare mi lascia perplesso, voglio una via di fuga, una via di fuga che mi aiuti ad evadere da questa insolita giornata e da queste insolite giornate. Vedere le siepi verdi, vedere guidarci verso una strada che non è ancora la nostra, vedere che non c’è una via di comunicazione, vedere che non ci sono abbracci, vedere che siamo sempre cosi instabili esigere il massimo, pretendiamo sempre il minimo, pretendo sempre quello che mi è gradito secondo vari schemi mentali. Scrivo dato che non mi sento. Scrivo dato che sono sordo di esprimermi in un contesto strumentale fatto di voci di persone e di note sputate a random. Scrivo dato che non mi capisco e non ti capisco. Abbiamo chiuso addirittura gli occhi per andare a dormire dopo 30 ore che stiamo davanti il computer. Vorremo la giustizia fra le nostre e le vostre anime. Abbiamo detto che è meglio stare con la testa coperta, ci siamo fasciati la testa prima dell’incidente, ci siamo fasciati perché sapevo fosse cosi. Poi mi rincontri dopo 76 ore e ci salutiamo. Poi mi incontri sulle piattaforme digitalizzate dai nostri pensieri. Abbiamo scritto troppe volte un pensiero che avevamo. Scrivere è più facile che parlare. Scrivere ti può solo svegliare un qualcosa di crudo e salto che hai dentro. Poi mi parlano dell’anima, mi parlano delle loro sfaccettature da teneri a conoscitori dell’odio. E sinceramente mi sono stufato di commentarmi, mi sono stufato di parlare, e sinceramente mi disinteresso di me stesso. Le mie giornate sono all’insegna della mia ricerca nascosta nel mio corpo, cervello, cuore o quello che sia. Non so cosa voglio, e non so cosa farò, “qualche cosa di sicuro io farò.. piangerò”. Ma non spreco nemmeno più lacrime, il più delle volte sono da coccodrillo. Il più delle volte vorrei essere me stesso. Il più delle volte vorrei che mi capissi. Il più delle volte non vorrei essere allergico alle persone, non ho un approccio sistematico e catalizzato ad ogni persona, le marmitte catalitiche funzionano solo se vanno a più di 100km orari. Io non riesco nemmeno a sorpassare i limiti di velocità. Ma favorirò al inquinamento di me stesso. E magari morirò con un piadina fra i denti. Oppure mi troverò e mi cullerò sapendo di amarmi da solo. dicono che pe un artista le tragedie servono per esprimersi al meglio.. voglio che le tragedie smettano.

martedì 7 aprile 2009

STERILI SORRISI ESPERTI

Credo che prima o poi riuscirà ad affondarla. I suoi capelli galleggeranno sull’acqua salata di questo mare interiore. Questo mare è in ognuno di noi. Cresciamo e ci roviniamo solo perché non abbiamo forza di lavorare. Parleremo delle nostre giornate anche oggi. Parleremo di noi. E poi tutto va a puttane, sotto i condomini vicino alle piante, ci siamo resi conto e abbiamo concordato le nostre vite davanti una porta, la porta della tua vita e la mia. Ed è finito tutto. E forse è meglio cosi. Non vorremo questo e non lo voglio. È stato bello e aspro. Tornado a casa sento mia sorella che passa nelle onde dell’adsl e arriva fino al mio computer a Roma. Mi dice varie cose sul conto della mia famiglia. E la mia famiglia si è disastrata ancora di più. E i coglioni sulla faccia della terra sono più fusi che mai. Combatteremo anche oggi, combatteremo ancora. Ti rifarai i denti e i capelli. Ti rifarai da cucinare da solo, non meriti nulla. Posso parlare ore e ore in fermata con quella che era un stereotipa ex musa. Ho fatto arricchire troppe volte il tuo cellulare, ora il telefono di mia madre suona, e sicuramente sarà il suo ex compagno. Siamo andati in ferie per le vacanze pasquali, ci invidieremo e ci consoleremo ancora. E vedere queste notti, vedere le luci degli appartamenti dai bus ti fa pensare solo che la città sembra un grande aeroporto. E pensare ai bus come balene. Pensare che murerò me stesso. COPERTE-DI-BARE-DI-CEMENTO. Poi eravamo cosi arrabbiati che abbiamo formato due coalizioni, due associazioni, i nostri consorzi decomponibili che andranno a farsi bere negli hotel dove le celebrità si sconvolgono e muoiono di overdose, dove un giorno ci sarò anche io. E la mattina a colli albani cerchiamo di dare ancora tempo al sole di riscaldare le nostre felpe, si deve ancora un po’ alzare in cielo, dato che i palazzi zozzi di cagate di piccioni sono troppo alti. Camminare e sentire i telefoni fissi squillare nelle case vicino ai marciapiedi, sui quali marciamo innumerevoli come eserciti a colli albani. Non sei più e non sarai mai. Ci siamo abbandonati troppo. E non dovevamo. Ora mia madre piange ancora un po’. Ora ci faremo ancora mele. “il problema ripetevi che sono stai asfaltati i prati e non i preti. guardando i muratori che camminano sui tetti fare ancora i nostri imbarazzanti progetti, per i pianeti che ci precipitano in cucina e ci disfano i letti, i letti matrimoniali nei quali dormiamo da soli come cani investiti, come i bambini mangiati dai democristiani.” Nelle nostre case arriverà l’iran.

domenica 5 aprile 2009

CREDO SARA' MOLTO DIFFICILE. LO TEMO.

Vedrai che non potrai mai rimanere più di un’ ora con me. Vedrai che la prossima volta non giocherai con me. Non abbiamo colto la sfida al momento giusto. Nemmeno resta un qualcosa del passato. Ci registreremo anche i battiti cardiaci con i sismografi quando saremo vicini su una panchina per aspettare il bus dalle ore di ritardo. Saremo voluti fuggire a Los - Angeles. Ma non ci siamo più andati, abbiamo scoperto che ci piacciono i bambini solo perché vorremo essere come loro. Vorremo tornare piccoli. La luce si accende e si spegne a caso. Ho visto un riccio e penso che è una bella cosa, è un bella cosa perché qui nel paesello ci sono ricci, gli unici animali che puoi vedere a Roma sono i motorini o i topi. Masticheremo le foglie delle siepi, le lucideremo e poi le mangeremo, non hanno un buon gusto, ma è l’unica cosa che funziona per non far risentire il nostro alito mal odorante alle nostre madri. Rovineremo le pellicole, scopriamo che ci piacciono i suoni distorti e sporchi, abbiamo visto troppi pensieri sorvolare i nostri. Poi o forse mai scopriremo delle nuove Americhe io e te, COME BENE LUI DICE. Io e te. Solo io e te. Ma credo sarà molto difficile. Un giorno capiremo ciò che veramente vorremo. Ti racconterò di me, e tu mi racconterai delle tua Americhe perdute. Abbiamo lasciato i nostri pensieri salpare per altri mari. Altri mari, prendevamo le onde per portarle vicino a noi e coprirci come le lenzuola. Ciò non accadrà mai. Che poi sono sconnesso. Oggi fusione di punk e storia del punk. Scompariremo come i SEX PISTOLS, I RAMONES, NEW YORK DOLS, THE CLASH. Ma non faremo la loro stessa fine. abbiamo rovinato troppe pellicole, e ora il nasto è finito.

giovedì 2 aprile 2009

MENTRE CACHI TI VIENE L'ISPIRAZIONE.

Io sul cesso mi fumo una sigaretta. Poi vedo ciccare la mia mano nel lavandino, quasi a sigaretta finita soffio sulla cenere, per portarla vicino al tappo, per poi aprire l’acqua e non pulire con le mani il lavandino con quei 3 peli pubici all’interno. Ma alla fine si pulisce sempre con le mani perché i residui rimangono e puliamo anche quella merda. La cenere crea l’acqua nera e penso ai mie polmoni. La cenere crea l’acqua nera e penso ai tuoi capelli che nemmeno erano neri. La cenere è come diventeremo noi dopo esserci fumati tutta la vita. La cenere per me lo sei diventata già da parecchio tempo. Tanto ci fumiamo. Tanto alla fine ci siamo fumati tutti. E ancora ci fumiamo. Vuoi un po’ di me? Gradisci una sigaretta? Non so ma tremo mentre scrivo forse perché sono a maniche corte, come corte cono le tue dita, come i tuoi sguardi che mi meritano. Come questa mattina che ti ho visto indifferente passare all’edicola, e io dentro la macchina con mia madre a commentare varie cose del suo articolo pubblicato su Libero. Tornare a casa a Roma buttarsi sul letto per poi svegliarsi alle 14.00 con la speranza di non fare un cazzo in fabbrica. Alla fine siamo scappati. Sono sempre scappato. Non affronto le cose dal principio e questo lo so. Faremo ancora gli auguri perché molte persone sono nate nel segno dei pesci e dell’ariete. Ora giochiamo. Ora Tappati le orecchie, forte, più forte, sempre più forte … lo senti quanto ti voglio bene? “Tu dai e poi riprendi.. se ci tieni dimostralo, giochi o non giochi?”

ANARCHICI ALL'ASSALTO DEL G20

La chiamano in vari modi.in poche parole? E' una rivolta. Questa è una rivolta popolare non coordinata, spontanea. E molto pericolosa. La gente ha capito di essere raggirata.Come spesso infondo capita un po’ a noi. Noi siamo sempre i stessi ad essere maltrattati, siamo sempre gli stessi a essere presi in giro. Le cose prima o poi si scoprono, e fidatevi, dite tutto nell’atto dello spoglio delle invenzioni, bugie, menzogne, come le volete chiamare voi insomma. Siamo rimasti per troppo tempo a vedere un Sogno fisso ma non raggiungibile. Siamo rimasti troppo tempo a toglierci le caccole dagl’ occhi e dal naso. Siamo rimasti troppo tempo fermi in un parcheggio. Siamo rimasti troppo tempo a dormire e a suonare. L’aria cambia dai posti in cui ti trovi. Il tuo letto personale della tua famiglia formata da 4 persone è sempre il migliore. Quello di una bifamigliare fa un po’ cagare. Abbiamo i soldi per vestirci. Non strappo più i pantaloni rettificandoli con le incalcolabili spille da balia che alla fine sembrava che partivamo verso lo spazio. Avevamo tutti spille da balia. E ancora ci piacciono. Siamo rimasti troppo tempo a vedere il pensiero scuro che avevi, io sinceramente, non riesco ancora a capirlo. Non lo capisco. Mettiamo il nero sul bianco. Ci ho provata ma vanamente. L’unica cosa che posso fare è Cementificare gli argini. Asfaltare la mia strada e andare in retromarcia. I piedi fanno male. La musica è normale. E vi dico grazie di cuore.Vedi cosa puoi fare.. io mi sarei incazzato alquanto al suo posto.Non usare.