venerdì 28 maggio 2010

trilobita

Come i filtri fotografici che oscurano il paradiso. Come le dita macchiate. Ci ripetevamo come tutto sarebbe andato scarabocchiato su dei resoconti bianchi in cui neanche una volta abbiamo preso parte. Come i capelli spezzati. come abbiamo tolto i plaid nel cambio delle stagioni?. ci siamo sentiti oscillare come i terremoti su questo pianeta, sai, c'è così poco da trascinarsi dietro che pesa più del puro completo. I soffitti neri come polaroid appena schizzate dal meccanismo della macchinetta con la speranza di un’immagine che con il tempo si specifichi. Siamo cupi e poco tenebrosi perché ci incanta l’energia della luce. Ho usato fogli, lapis, biro, capelli, fragranze, vocaboli, arnesi ma mai sono arrivato a quello che effettivamente desidero ottenere. Sarà quest’ atmosfera. Sarà tutto questo. Sarà che se ci penso non ho fatto un cazzo. Qui tutto sembra fatto con le dita dei piedi. Le entità divine che si fabbricano solo nelle teste di chi ha urgenza di cercare qualcosa all’infuori di esso. Questi cercano in qualunque modo di assegnare cose irreali, cercano di mettere al nucleo cose invisibili ai 5 sensi. Quello che servirebbe ora è un po’ di acqua, sia chiaro non quella che scende dai sguardi, nemmeno quella degli abissi ne quella dei nubifragi acidi ne l’acqua santa, serve dell’acqua pulita, si, pulita.
Io dichiaro che se piglio la metro domani mattina vivo lo stesso, io dico che se realizzo qualsiasi cosa vivo lo stesso, ma qualsiasi essa sia. Quando si piomba, crolla, precipita lo si fa in comitiva. E quando sei ubriaco prima o poi stai sereno che qualcuno i vestiti te li strappa o sei tu che li togli a qualcuno. Io vivo nel percepire le realtà oggettive per quello che sono e mi conquista questa cosa. Poi voi non lo so, investigate sul farlo, tutti questi preconcetti vi fanno ancora più trilobiti di quello che non credete.