lunedì 6 luglio 2009

Adoro l’odore del napalm al mattino.. poi scoprire che le nostre conversazioni durano quanto gli intervalli pubblicitari in Tv. Interessatevi degli altri, incuriositivi pure. Dilettatevi nei giochi e nel far sentire i vostri rodimenti di culo. Sinceramente non ho bisogno di avere perché io forse sono stato il primo a non ricevere. Ma c’è chi dice che siamo più alti, tutti possono, tutti odorano. Tutti lo fanno. E ora non mi resta che cosa? Sinceramente vorrei una tela. Forse mi riesce meglio esprimere qualcosa come l’odio meglio che con una canzone o con uno scritto buttato cosi mode merda di cane nei territori protetti dal wwf. Il mio assassino, il mio libro, il mio “amore”, paradossalmente tiriamo su edifici alti più di noi. Che poi con una soffiata cade. Instabili. Traballanti. Zoppicanti. Barcollanti. Titubanti edifici come noi. Incerti. Dubbiosi. Perplessi ed esitanti come le spade sulle nostre lingue. Intanto spingo il tempo con le spalle e spero vada avanti il più presto possibile. E credo che siano questi stravolgimenti settimanali del venerdì e il sabato che non permettono un giusto funzionamento del mio parlare e del mio pensare e estraniarmi da tutti e con tutti. La nuda essenza della persona come direbbero i psicanalisti. Poi scoprire che il messaggero muore mentre il messaggio spero che vi arrivi, continua.

come piscio

E svegliarsi la mattina con i residui bellici del vino rosso incrostato sulle mani. Essere blasfemi innanzi al signore e la sua casa mentre sorseggiavamo del buon vino e inspiravamo del buon fumo. Bestemmiare e non farci problemi. Come se gli angeli ci cadessero addosso. E Nick Cave a quest’ora fa sempre bene. Perché se ti ricordi non sarebbe male morire con la sua musica alle 3 della notte. E le foto. Le cassette. I cd. Gli inconvenienti. Non c’è più tempo. E non c’è più aria. E non mi aggrego ai vostri sterili applausi perbenisti e inascoltati. Che poi rido perché il mio ordine supera anche me stesso e il mio essere maestro. Spero di non essere come te. la cordialità la responsabilità di avere degli atteggiamenti maniacali e inaspettati verso le persone ti riduce ai minimi termini come se non volessi. E canto per te idiota. Come il piscio. Come le sbrattate inaspettate. Come le case abbandonate. Come le porte arrugginite. Come il catrame sui polmoni. Come la nicotina sulle dita. Come gli interruttori per accendere un bomba. Come l’accendino che squaglia la plastica. Come il tuo collo unto. Come i miei inaspettati e imprevedibili tic mentali. Tic mentali. Piangere per cosa? Cadere per cosa? Usare per cosa? E direi una cosa che non dico. Solo per il puro gusto. Di tenermela e maturarla e censurarla e per condannare me stesso senza qualcuno che lo faccia. E c’è poco da ignorare. E da capire. Come se il piscio invada il fegato. E il fegato. E le giornate al solo. Le giornate a stare sulla tazza con la voglia di cagare. E essere stitici. Piantare le sigarette nei muri. Piantare una traccia che poi è stata cancellata con un clic di un mouse. E continua a parlare. Continua a non capire. E osservare perché ci tatueremo sul braccia la scritta OSSERVAZIONE perché è quello che ogni giorno faccio. E tu non fai. E toccare le mani per non scivolare. E toccare le mani per farcele sfiorire. Sinceramente in questo momento ucciderei. In questo momento vorrei uscire come sto ora in mutande e fumarmi una sigaretta in giardino e sperare di vedere qualche stella patetica che invece di atterrare plani verso il cielo. E sarebbe il mio regalo stile fuco di artificio. È bello quando duriamo poco.